Un diamante è per sempre, diceva un noto spot pubblicitario. Lo stesso vale per una cosa meno preziosa e più astratta, cioè il garantismo. Il garantismo è per sempre, cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia, vale per i tuoi amici e vale per i tuoi nemici. E se dal cielo iperuranio della civiltà giuridica scendiamo sul terreno della lordura dell’esperienza artistica, ci troviamo senza sorprese d’accordo con Maurizio Cattelan.
Un passo indietro: a Milano ieri c’è stata l’udienza preliminare per il raid di Ultima Generazione che aveva imbrattato il dito medio ( L.O.V.E.) in piazza Affari, ma gli imputati da questo momento possono contare su un difensore in più ed è Cattelan in persona, che ha consegnato una lettera ai loro veri legali in cui mette nero su bianco che per quanto lo riguarda l’azione degli attivisti di Ultima Generazione non ha offeso né lui né la sua opera: “Non mi sono sentito offeso né danneggiato. Sono infatti certo che gli autori – le cui intenzioni e i cui obiettivi sono stati ampiamente resi noti – abbiano agito senza intenti aggressivi nei confronti miei o della mia opera”.
Bon, io sono in disaccordo con le ragioni degli attivisti di Ultima Generazione che imbrattano monumenti e quadri e lo sono non per una presunta difesa di un bene artistico ma per una più prosaica ragione legata alla comunicazione, essendo le suddette ragioni il frutto di un sistema elaborato da una fittissima rete che ha al suo centro niente meno che i cuginetti dei capitalisti inquinatori per eccellenza (chi caccia i soldi è il Climate Emergency Fund, creato fra gli altri da Rory Kennedy figlia di Robert F. Kennedy e da Aileen Getty, ereditiera della fortuna della Getty family che ha fatto affari con il petrolio).
E nemmeno sono un aficionado di Cattelan, anzi credo che l’allora sindaco di Milano Letizia Moratti avesse sbagliato ad accettare quella sorta di diktat per cui l’opera deve stare lì in eterno (ma poi che noia il dito medio davanti a Piazza Affari, manco un quindicenne nostalgico del punk che non ha vissuto mai).
Ma questo non ha importanza per l’argomento che stiamo trattando: sono certo che gli artisti autori delle opere imbrattate dagli attivisti di ultima generazione nelle varie latitudini avrebbero nella migliore delle ipotesi considerato il loro gesto un beau geste e nella peggiore avrebbero reagito con un’alzata di spalle. Non è forse a suo modo l’imbrattamento stesso una sorta di esperienza performativa artistica? Non si diceva una volta “arte e vita”? Non è vero che l’arte si nutre di vita? Non è vero che l’arte può nascere da una cassiera di un supermercato?
L’arte contemporanea non è diritta, è storta e quindi che barba questa ortopedia legalitaria che vuole mettere al gabbio questi “cattivisti” (“cattivisti” per me e non mi tiro indietro, li ho chiamati in illo tempore eco-vandali) di Ultima Generazione, magari è la stessa di quelli che reagirono indignati per l’installazione di Cattelan in Piazza Affari. Quindi libertà per quelli di Ultima Generazione che il 15 gennaio di un anno fa hanno lanciato vernice gialla su L.O.V.E., non lo sanno ma sono degli artisti anche loro.