Codeluppi e la complessa Società Attuale: tra Gioco e Culto del Banale

Il sociologo Vanni Codeluppi, nel suo saggio “La Morte della Cultura di Massa”, ci presenta un dettagliato spaccato dell’evoluzione culturale della società moderna, una realtà sempre più frammentata, variegata e al contempo uniforme, febbricitante sotto le spinte dell’ipersocialità. È un desiderio di conoscenza e comprensione profonda che necessita di essere colto, come un prisma che rifrange la luce della civiltà contemporanea nelle sue infinite declinazioni.

È nel XIX secolo che assistiamo alla nascita della cultura di massa: romanzi epocali come “La Capanna dello Zio Tom” di Harriet Beecher Stowe e “Ben Hur” di Lew Wallace iniziano ad abbracciare le masse, plasmando il sentimento collettivo. Tuttavia, nella realtà attuale, la cultura di massa sembra essere una chimera: trova la sua fine per dare luogo a un qualcosa di più frammentario, disseminandosi in una moltitudine di subculture. Secondo lo stesso Codeluppi, oggigiorno, la cultura non è più omogenea, ma diventa sinonimo di intensità e varietà. La cultura globale contemporanea, che il filosofo Byng-Chul Han definisce ipercultura, tende ad accumulare contenuti diversi senza distanze.

Non possiamo tuttavia tralasciare l’assidua presenza del gioco nella vita quotidiana odierna. Un’indagine condotta negli Stati Uniti indica come la Generazione Z, ossia i nati tra il 1997 e il 2012, trasformino la maggior parte del loro tempo libero in momenti ludici, prediligendo i videogiochi agli incontri diretti coi coetanei. Oggi, in tutto il mondo, più di 3 miliardi di individui, di diverse fasce d’età, si dedicano ai videogiochi. In Italia, secondo i dati a disposizione, anzi, l’80% degli utenti di internet è appassionato di videogame. Ma non solo, il gioco viene largamente sfruttato anche in altri campi, dal marketing all’educazione allo sport, attraverso tecniche di gamification per incentivare motivazione e coinvolgimento.

Il mondo del cinema non si sottrae a questa tendenza. Il successo di supereroi e serialità domina gli incassi delle sale cinematografiche. Le produzioni Marvel, ad esempio, hanno sfruttato l’abitudine del pubblico alla continua sequenza di episodi, generata dal fortunato esordio delle serie televisive negli anni Novanta. I recenti progressi della tecnologia digitale hanno, inoltre, permesso di trasporre sul grande schermo, rendendole credibili, le strepitose imprese dei supereroi fino ad allora relegate nelle pagine dei fumetti.

Il panorama televisivo riserva uno spazio significativo alla banalità del quotidiano. Codeluppi ci rammenta come la prima apparizione dei reality show risalga già al 1992 con “The Real World” della rete MTV, un programma che puntava a raccontare la vita quotidiana di sette giovani condividendo lo stesso appartamento.

In conclusione, Codeluppi ci svela una società odierna in continua evoluzione, un’ipersocialità che trova nel gioco e nel banale i suoi idoli prediletti. Lontani oramai dall’omogeneità della cultura di massa, siamo immersi in un’esteta ipercultura in cui ogni distanza è abolita e in cui l’intensità e la varietà regnano sovrane. Rimaniamo, tuttavia, ambasciatori di una cultura in stravolgimento, alla costante ricerca di ulteriori cambiamenti e nuovi punti di vista. Fordici, piacevolmente giocando sul destriero dell’ipersocialità, o tristemente sommersi nel culto del banale, siamo noi, con la nostra voracità di stimoli e esperienze, a plasmare il panorama culturale contemporaneo.

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