Tantissime artiste si sono battute con la propria arte per la liberazione della donna da obsoleti stereotipi, a partire da una nuova concezione del corpo femminile. E l’universo street non è stato da meno…
La rappresentazione del corpo femminile è senza dubbio uno dei temi più affrontati nella storia dell’arte, dall’antichità ad oggi. Tradizionalmente la figura femminile è stata rappresentata nell’arte (ma anche nel cinema o nella letteratura, si pensi al genere melodrammatico) per lo più nella sua accezione erotica-sensuale. O in quella domestica, come “moglie-madre”. Grazie ai movimenti femministi che dalla fine degli anni Sessanta hanno scosso il mondo intero, la donna ha smesso di essere considerata come semplice oggetto sessuale o nella sua veste di casalinga. Le donne hanno affermato la propria dignità, indipendenza ed emancipazione, lottando contro stereotipi e cliché sociali. Se oggi la voce del femminismo è sempre più forte, lo si deve certamente anche alle tantissime artiste che negli anni si sono battute con la propria arte per la liberazione della donna da obsoleti stereotipi, a partire da una nuova concezione del corpo femminile. L’universo street non è stato da meno, e artiste da tutto il mondo hanno lottato su questo fronte a colpi di bombolette e murales. E, inutile dirlo, continuano a farlo e a diffondere importantissimi messaggi. Vi avevamo già raccontato delle artiste Shamsia Hassani, Alice Mizrachi e Double Why. Oggi vi parliamo di Alice Pasquini, Tati Suarez e Vinie.
Alice Pasquini – in arte Alicè – è una street artist italiana. Le protagoniste delle opere di Alice sono donne contemporanee, che vivono e agiscono nella quotidianità. A Casale Garibaldi (Roma), un’esplosione di colori caldi e vivaci pervade la parete. Al centro del murale romano si staglia il volto di una ragazza come tante, che ci osserva. Lo sguardo è fiero, sicuro di sé, rivolto al futuro. In basso, il profilo dei tetti della città, e una bambina che guarda il cielo. Questi due personaggi esprimono la possibilità di cambiare, di andare oltre, di migliorarsi. I loro volti, i loro corpi, gli abiti che indossano, favoriscono l’identificazione del passante, poiché sono quotidiani e comuni. Le storie che Alice Pasquini racconta sono un ritratto del sentimento, dell’interiorità, in ogni sua sfumatura e accezione. In un altro murale, realizzato a Salamanca, tre ragazze di spalle si abbracciano. Il colore, dai toni freddi, cola dalla parete come una lacrima. Tuttavia, l’abbraccio tra le protagoniste non esprime tristezza ma mostra la solidarietà femminile, il supporto e il sostegno reciproco. Non sappiamo se siano delle sorelle o delle amiche, ma ciò non importa: ancora una volta, Alice Pasquini rende le donne protagoniste della narrazione.
Tati Suarez vive e lavora a Miami. Il Brasile ed El Salvador influenzano molto la sua cultura e la sua arte: i suoi murales sono caratterizzati da simboli che richiamano il folklore e i colori del Sudamerica. Studiando la tecnica della pittura ad acquerello, Tati analizza la figura umana. In Becks Urban Canvas a Wynwood (FL), Tati raffigura una donna misteriosa, sinuosa nelle forme e sicura nello sguardo. Quasi per magia, emerge dall’oscurità: nei contrasti tra luci ed ombre, il corpo diviene scolpito, vibrante, vivo. Come in ogni sua opera, la natura fa da sfondo ai suoi personaggi. Fiori, frutti e piccoli funghi costituiscono un paesaggio magico e fantastico. L’intento è quello di poter smuovere nel passante un’energia positiva, invogliandolo a ritrovare un contatto, in gran parte perduto, con il mondo naturale. Se il corpo risulta completamente immerso nella natura, lo sguardo è invece rivolto alla città, a noi. Surreali e sensuali, le protagoniste dei murales di Tati hanno degli occhi grandi ed espressivi. Se a prima vista ci ricordano delle pin-up curvy, provocanti e sicure di se stesse, gli occhi sembrano, invece, raccontarci una storia diversa: solcati da occhiaie prominenti, esprimono la fatica della donna moderna per affermarsi nella vita personale, lavorativa e sociale.
Vinie è una street artist francese. Il suo lavoro è fortemente legato agli elementi naturali e alla ricerca del volume. Le figure femminili che rappresenta, dagli occhi grandi e dalla bocca carnosa, sono caratterizzate da una chioma riccia e folta. I capelli diventano lo strumento per interagire con lo spazio, costituiti da scritte o simboli. In Armenia, al Capfest 2016, Vinie ha giocato con l’ambiente circostante. Sfruttando il prato ai piedi della parete, ha realizzato un murale in cui la protagonista sembra distesa sull’erba. Tridimensionalità e bidimensionalità, realtà e fantasia, città e arte si incontrano in maniera diretta e tangibile. La figura femminile dipinta da Vinie attrae non tanto per la posa sensuale, ma per la chioma colorata, costituita da scritte che inneggiano alla pace e all’amicizia tra gli uomini.Una curiosità sull’artista: Vinie sceglie spesso delle pareti in cui l’edera cresce selvaggia per integrarla al murale come chioma della protagonista. In Commercial Street a Londra, Vinie ha utilizzato questo espediente. Ancora una volta la figura che ritrae è appoggiata al suolo e il suo volto è avvolto da un’immensa massa di capelli, formata da un cespuglio di edera. Quasi a ricordarci la necessità di una vita più a contatto con la natura. Attraverso uno stile vivace, colorato, che richiama i fumetti e i manga, Vinie dà vita a personaggi teneri, dolci, ammiccanti, attenti alla natura. Complessi, come solo una donna sa essere.