Contemporary Cluster: la galleria romana che non ti aspetti

Intervista a Giacomo Guidi, fondatore e direttore artistico di Contemporary Cluster dove contemporaneità e interdisciplinarietà si fondono

Fervida fucina creativa, Contemporary Cluster dedica la propria attività alla contaminazione tra le discipline, superando i canoni tradizionali dell’arte e orientandosi verso un’idea di contemporaneità totale.

Il carattere interdisciplinare di Cluster ha attirato negli anni artisti provenienti da ambiti differenti che hanno trovato nella Galleria il luogo adatto per una collaborazione sinergica, in un dialogo artistico e culturale innovativo.

Le interazioni tra artisti, settori e spazi differenti hanno così generato mostre collettive e incontri con il pubblico in una costante ricerca di progettazione.

In questa intevista Giacomo Guidi racconta i suoi esordi, insieme al presente e al futuro di Contemporary Cluster.

La linea retta non appartine a Dio nov gen 2022 Alessandro Giannì Inferno ph Giorgio Benni

Come hai iniziato il tuo percorso nel mondo dell’arte?

Ho avuto un passato da atleta professionista che mi ha portato a viaggiare molto per il mondo, quando avevo del tempo libero lo trascorrevo tra musei e gallerie d’arte.

Finita la carriera sportiva ho aperto la mia prima galleria d’arte, sono circa 19 anni che mi destreggio tra l’essere gallerista, curatore d’arte e docente.

Inizialmente ho indagato il mondo dell’arte contemporanea lavorando con artisti affermati, con l’establishment, ciò mi ha permesso di essere chiamato ad organizzare mostre in ambienti istituzionali come la Biennale di Venezia, il MACRO, la Kunsthalle di Göppingen, la Whitechapel di Londra e diversi musei romani.

Questo mi ha portato a sentirmi stretto e a percepire quel mondo limitante e culturalmente chiuso, è nato così un nuovo pensiero che con il tempo si è sviluppato in una visione artistica più fluida che rappresentasse la contemporaneità a 360 gradi, Contemporary Cluster è il prodotto di quel modo di pensare. 

Perché hai scelto Roma come sede del tuo nuovo spazio dedicato alla creatività contemporanea “Contemporary Cluster”?

Roma è la città in cui sono nato e in cui vivo, è stato un processo naturale voler contribuire nel mio piccolo ad incrementare l’offerta culturale contemporanea di una città fin troppo legata al proprio passato e chiusa.

Contemporary Cluster è uno spazio dialogico per il contemporaneo con sede nello storico Palazzo Brancaccio dove contemporaneità e interdisciplinarità si fondono, generando un flusso senza eguali di dialogo e contaminazione tra arte, architettura, fotografia, design, sound design e scent design, tattoo. 

Contemporary Cluster abbatte i limiti tradizionali dell’arte superando canoni passati e orientandosi verso un’idea di contemporaneità totale.

Nei miei progetti coesiste un innesto di elementi e organismi diversi che grazie al mix di energia, estetica e tensione al futuro si rigenerano costantemente in qualcosa di nuovo, questo lo si deve alla stratificazione intrinseca di Roma che si sta dimostrando un terreno di crescita in decisa evoluzione.

L’arte contemporanea a Roma sta vivendo una nuova primavera, anche grazie a molti artisti con cui lavoro. 

A fine luglio si è conclusa la mostra “Post Vandalismo” e la personale di Alessandro Sabong: ce le racconti?

Il progetto conclusivo della stagione è una mostra collettiva con artisti internazionali che indaga una nuova attitudine di fare arte, il Post Vandalismo.

La mostra, a mia cura, si chiama Displacement, gli artisti esposti sono Jonas Fahrenberger, Aythamy Armas Garcia, Nils Jendri, Wide, Nicolò Masiero Sgrinzatto, René Wagner e David von Bahr.

Il Post Vandalismo prende le mosse dai graffiti per codificare un nuovo linguaggio urbano e un nuovo espressionismo astratto, minimalista e tangibile.

Si assiste all’evoluzione di un processo creativo, al passaggio di segni nuovi, dal muro alla tela. 

Nel Cave invece è allestita una mostra personale di un giovane ma abilissimo ed ecclettico artista romano Alessandro Sabong, in arte 13Truth.

La sua arte nasce da una commistione di tecniche diverse come la modellazione in cera, la formatura, la stampa in gesso, l’incisione, la pittura acrilica su carta.

Il suo è un immaginario dalle tinte sanguigne, ancestrali, cupe, tragiche che deflagra in un espressionismo vernacolare con forti riferimenti iconografici e concettuali derivanti dal repertorio classico e rinascimentale di Roma: Ercole, Giano, San Giorgio che uccide il drago, l’arcangelo Michele.

In mostra le ultime creazioni dell’artista, dai dipinti, ai gioielli alle sculture-icona. 

Contemporary Cluster ha scelto di supportare il Prisma Art Prize: in che modo? E cosa pensi dei premi d’arte per artisti?

Marco Crispano mi ha chiesto di far parte della giuria del Prisma Art Prize, poi da lì si è sviluppato qualcosa di più. Credo molto nei premi per i giovani artisti, è un sistema molto funzionale che permette ai nuovi talenti di sviluppare la propria arte.

È un metodo per stimolare la ricerca artistiche che deve essere maggiormente coltivato e implementato, anche dalle istituzioni. 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Per la prossima stagione, oltre al vasto programma della galleria che come sempre cerca di coinvolgere artisti e medium differenti, dalla fotografia al design al mondo del tatuaggio, ci saranno molti progetti paralleli e collaborazioni.

Da una mostra ad Ostia in uno stabilimento balneare con 35 artisti ad ottobre, a varie collaborazioni con gallerie internazionali; nuovi progetti con Superfluo a Milano e a Roma; una masterclass a settembre per la formazione di nuove figure professionali nell’ambito del contemporaneo in collaborazione con la DAM Academy e molti altri progetti che sveleremo pian piano.

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