Sabato 9 novembre 2024, la Fondazione Giuseppe Iannaccone inaugura “Io che ti guardo nascosto e commosso”, il decimo appuntamento del progetto IN PRATICA, che vede protagonista il giovane artista Roberto de Pinto (Terlizzi, 1996) in una mostra curata da Daniele Fenaroli. Questo progetto, che ha già coinvolto artisti emergenti come Davide Monaldi, Luca De Leva, Andrea Romano, Beatrice Marchi e il collettivo albanese di ART HOUSE, continua a valorizzare nuove voci dell’arte contemporanea offrendo l’inedito spazio dello Studio Legale Iannaccone e Associati come ambiente espositivo.
IN PRATICA non è una semplice mostra, ma un’occasione di sperimentazione e confronto per i giovani artisti, simile a un percorso di pratica legale. Il giovane artista si misura con le opere di maestri internazionali della Collezione Giuseppe Iannaccone, entrando in dialogo con i lavori di artisti consacrati. Questo confronto offre a Roberto de Pinto la possibilità di esplorare nuove dimensioni espressive, confermando l’impegno della Fondazione nel sostenere e promuovere le nuove generazioni dell’arte.
Roberto de Pinto si presenta come autore e modello delle sue opere, ritraendo se stesso in un’intensa esplorazione della propria identità. Il suo lavoro, intimamente autobiografico, è un processo di scoperta dei dettagli del corpo, dei desideri e delle sensazioni, come in un romanzo di formazione in cui il protagonista si avvicina alla consapevolezza di sé. Attraverso una pittura ambigua, l’artista crea un gioco di riflessi e sguardi che suggerisce un’auto-osservazione carica di erotismo e introspezione. De Pinto osserva il proprio corpo come se fosse un oggetto distante, quasi fosse un’altra persona, ma al contempo lascia tracce della propria presenza in ogni dettaglio, rivelando un rapporto di intima commozione con il sé rappresentato.
Le opere di de Pinto dialogano con tre capolavori della Collezione Giuseppe Iannaccone, selezionati dall’artista per la loro affinità tematica ed emotiva. “Il Suonatore di flauto” di Filippo de Pisis (1940) ritrae un uomo nello studio del pittore, modellato e desiderato, un corpo che diventa veicolo di passione. De Pisis, noto per il suo approccio poetico ed evocativo, crea una scena in cui l’intimità dell’atelier si trasforma in una rappresentazione di desideri inespressi, in una fusione di artista e modello.
In “Beasley Street” di Nicole Eisenman (2007), l’artista esplora il kaleidoscopio umano attraverso una visione ironica e acuta. Qui il pittore, nascosto, osserva una piazza animata, simbolo di una realtà caotica e multiforme. Come de Pinto, Eisenman usa lo sguardo nascosto per rivelare una tensione tra l’interiorità dell’artista e la realtà esterna, suggerendo un mondo in cui l’artista cerca un’ispirazione che trascenda il suo studio.
“Reclining Nude” di Dana Schutz (2022) presenta un uomo nudo, disteso e prigioniero della visione dell’artista, che lo trattiene come ultimo testimone della sua ispirazione. L’artista, incapace di dominare l’impulso di ritrarlo, si rende prigioniera di un’ossessione che riflette il tormento della creazione. In un parallelismo con il lavoro di de Pinto, anche qui il corpo è sospeso tra realtà e desiderio, tra sguardo e possessione, in una dialettica che indaga i limiti della rappresentazione.
“Io che ti guardo nascosto e commosso” invita il pubblico a un’immersione profonda nella ricerca identitaria di Roberto de Pinto, che si misura con la vulnerabilità e l’intimità, creando un’esperienza di autoriflessione. Il titolo stesso della mostra suggerisce l’ambiguità dello sguardo che si volge verso se stesso in modo celato, come in un gioco di specchi che riflette la fragilità della scoperta di sé.