“Deadlock”, un vortice di tensione e movimento, fa la sua entrata alla Biennale Danza

Come un alieno rapito dal vortice di se stesso, una figura priva di tempo e spazio si muove in un mondo quasi distopico. Questa è l’immagine evocata dalla nuova produzione della coreografa italo-svedese Cristina Caprioli, che quest’anno è stata onorata con il Leone d’Oro alla carriera durante la Biennale Danza di Venezia. Il suo ultimo lavoro, un assolo di 50 minuti intitolato “Deadlock”, è una ricerca intensa del movimento, una sfida continua alle leggi dell’equilibrio. L’opera debutta nel fervore creativo della 18a Biennale Danza, presso la Tesa in Arsenale.

Lo spazio performativo si presenta come un palcoscenico post-moderno, dove Louise Dahl, protagonista del lavoro, si immerge in sequenze di danza vorticose, imponendo un ritmo quasi ipnotico. Si cimenta in un continuo gioco di spinte e contrapposizioni, alternando la ribellione all’adesione alla legge di gravità. Il tema alla base di questa edizione della Biennale, “Noi Umani, Siamo Movimento”, risuona nelle azioni di Dahl, che sembra muoversi liberamente ma la cui improvvisazione è un’illusione.

Gran parte della magia si basa su un’attenta coreografia, elemento che Caprioli sottolinea nel dialogo che segue lo spettacolo. Ogni movimento, ogni sequenza e l’ordine in cui questi avvengono sono minuziosamente pianificati. Il corpo di Dahl viene replicato sugli schermi, creando un dialogo tra dualità esistenziali. L’essere reale convive con il suo alter ego digitale, un’entità piccola, rannicchiata e risucchiata sull’onda di un movimento perpetuo.

L’atmosfera minimalista del lavoro risalta la sua radice svedese, caratterizzata da tinte neutre come il bianco e il nero, e da un rumore bianco che ne accompagna la durata. Il costante studio dei micromovimenti da parte di Caprioli ha permesso l’emergere di uno spettacolo unico, fluente nel suo percorso coreografico.

“Deadlock” nasce da un processo creativo lungo e faticoso, influenzato da momenti personali di Caprioli contrassegnati da perdita e ristrettezze senza apparente soluzione. Da questo contesto emotivo nasce un movimento curvo, avvolto su sé stesso, ma che trova la forza di ritornarsi verso un luogo di pace. Un continuo “spinning”, un pullulare di forze centrifughe e centripete che simulano la pulsazione di un cuore in tumulto.

Il pubblico della Biennale Danza ha accolto con grande favore quest’opera innovativa e sfidante di Caprioli. “Deadlock” sarà replicato fino alla conclusione del Festival il 3 agosto. La coreografa presenterà inoltre altre due creazioni, “Flat Haze”, una coreografia lunga 9 ore in continua trasformazione, e “Silver”, una danza di “corpi senza corpi”.

Il 21 luglio, a Ca’ Giustinian, Cristina Caprioli avrà l’opportunità e l’onore di ritirare il Leone d’Oro alla carriera. La sua maestria e originalità nel campo della danza contemporanea continua a lasciare il segno e a ispirare nuovi artisti, confermando la sua peculiare impronta artistica nel panorama internazionale.

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