Da domenica 28 gennaio la chiesa milanese di Sant’Angela Merici espone permanentemente un’installazione di Pino Pinelli dal titolo “Disseminazione sacra”. Nel più puro stile pinelliano, la mostra si compone di diciotto placche o “mattoni” di ceramica a terzo fuoco velata in oro zecchino. Gli elementi, di 34×9 centimetri ciascuno, creano in tre righe una curva ascendente che contrasta in perfetta armonia con la parete bianca, tra le stazioni della via crucis. Credo che il modo migliore per comprenderne il senso e il motivo siano le parole stesse di Pinelli, che sono state pubblicate.
“Caro Padre Luca, l’opera in ceramica oro, che dono alla Chiesa di S. Angela Merici e che in modo assolutamente unico ed eccezionale avrà un titolo: Disseminazione Sacra, ha per me un importante valore sia come artista, sia come uomo, sia come fedele. Questa Chiesa è stata sempre vicina alla nostra famiglia: la frequentava tutti i giorni mia suocera che si faceva accompagnare da mia figlia bambina che decenni dopo l’ha scelta per sposarsi e vi ha costruito la sua vita di fedele… suo figlio Angelo, mio nipote, presso questa Chiesa ha ricevuto i suoi primi Sacramenti, giocato all’Orpas Judo, frequentato il Catechismo.
Questa che può sembrare una “concessione” alla nostra famiglia invece è intrinseca del lavoro, della mia lunga vita di artista militante nell’Arte Contemporanea italiana e internazionale e la Disseminazione è la mia cifra artistica che ha proprio in sé questo concetto: “seminare” l’arte e attivare spazi a volte passivi come ad esempio il muro dove verrà allestita.
Così come questi 18 elementi di oro purissimo, seminano idealmente e metaforicamente il seme sacro come l’oro (colore da me scelto come massimo grado di preziosità) e come la forma che ricorda un chicco (un seme appunto), di ogni singolo elemento da me pensato, per diffondere artisticamente la Parola di Dio, in questa Chiesa di Milano, che ci ha sempre accompagnato nella nostra vita cristiana e che da sempre è stata sensibile all’Arte Contemporanea”.
Pino Pinelli (Catania 1938, ma trasferitosi presto a Milano) è tra i principali esponenti della Pittura Analitica. Nella Milano di allora il dibattito artistico è dominato da Lucio Fontana, Piero Manzoni, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Dadamaino, Giovanni Colombo, Turi Simeti. Le opere di Pinelli sono, appunto, disseminazioni, elementi simbolici elementari sparsi come dal gesto del seminatore. E sono bellissimi.
Ora, ci si può chiedere che cosa c’entrino in una chiesa questi elementi astratti.
La risposta è che a volte sembra che non vediamo le cose. Le chiese, da quelle romaniche a quelle dei revival stilistici del primo Novecento, sono piene di elementi che “non c’entrano”, apparentemente. Dai mostri nei capitelli medievali fino alle grottesche rinascimentali, fino a tanti moduli decorativi.
L’ornato, il decoro, ingentiliscono e creano la cornice perché l’immagine sacra emerga e non stia semplicemente lì. Questi “semi” di Pinelli non necessitano di giustificazione, la preziosità degli elementi, insieme alla loro semplicità è più che sufficiente.
Forse è passata l’epoca delle chiese brutte, spoglie, pauperistiche. Moda del secondo Novecento che contrasta – perdendo – con tutta la tradizione dell’architettura sacra.