“Che Milano, dopo averle intitolato una nuova piazza, la prima piazza “alta” nella piana lombarda, dedichi a Gae Aulenti una grande retrospettiva negli spazi della Galleria da lei magistralmente progettata negli anni Novanta, è dunque la conferma di un debito di riconoscenza che la cultura italiana ed europea hanno verso una loro protagonista”. Con queste parole del suo presidente Stefano Boeri, Triennale Milano dedica la prima ampia e strutturata monografica a Gae Aulenti (fino al 12 gennaio 2025), tra le più rappresentative figure dell’architettura e del design italiano, nell’istituzione che più di ogni altra è stata testimone di una vicenda espressiva cominciata proprio in Triennale nei primi anni Cinquanta, e qui coronata il 16 ottobre 2012 con la consegna della Medaglia d’Oro alla carriera, poche settimane prima della sua scomparsa.
La mostra Gae Aulenti (1927-2012), inaugurata il 22 maggio e visitabile fino al 12 gennaio 2025, è ideata e curata da Giovanni Agosti con la collaborazione di Nina Artioli, direttrice dell’Archivio Gae Aulenti, e Nina Bassoli, curatrice per la sezione “Architettura, rigenerazione urbana e città” di Triennale. Il progetto allestitivo, realizzato dallo studio Tspoon, si presenta come una sequenza di ambienti fedelmente ricostruiti in scala 1:1, all’interno dei quali lo spettatore può muoversi ed esplorare un campionario di tipologie, tra allestimenti di mostre e musei, case private, showroom, stazioni di metropolitana e scene di teatro. Una sorta di ripensamento globale di interi segmenti del lavoro della Aulenti che, senza soluzione di continuità e incastrandosi l’uno nell’altro, restituiscono il senso di una carriera durata oltre sessant’anni.
Ciò avviene anche attraverso una singolare trovata, un vero e proprio “gioco” ideato dal curatore con l’ausilio di Giovanna Buzzi, consistente in un mazzo di 88 carte (formato 13,4×9,4 cm, Electa) che funge da filo d’Arianna per districarsi nel labirinto della mostra attraverso gli 88 personaggi chiave che hanno popolato i mondi attraversati da Gae Aulenti, rappresentati in figurine come quelle dei calciatori, contenenti pillole di storia pubblica e privata per aiutare lo spettatore a delineare le traiettoria intellettuale e artistica di una grande protagonista del Novecento.
Partendo dalla sezione della “grafica”, quando agli albori della carriera Gae Aulenti cominciò impaginando prima la rivista aziendale Olivetti “Tecnica ed organizzazione” (1952) e poi “Casabella” (dal 1955 al 1956) sotto la direzione del suo maestro Ernesto Rogers, si passa poi per la fitta rete di relazioni importanti con la famiglia Agnelli – presto evoluti con una profonda amicizia con Marella, moglie di Gianni – che vedono un suo coinvolgimento in multiple attività della FIAT: dalla progettazione di filiali, all’allestimento e arredamento di negozi e saloni automobilistici in Italia e all’estero.
Ampio spazio anche agli ambienti privati, spazi abitativi progettati per gli illustri clienti e per sé, le cosiddette “case della Gae” tra Milano e l’Umbria (luogo del cuore per lei), mai rimaste troppo segrete e celate agli occhi del pubblico poiché spesso riprodotte su giornali e riviste di settore.
Un viaggio che comincia nell’euforia degli anni sessanta con la ricostruzione di quell’Arrivo al mare, progetto allestitivo realizzato nel 1964 proprio per Triennale, che con quei nugoli di sagome di donne picassiane riflesse sugli specchi fu premiato per innovazione ed estro, passando poi per la moltitudine di oggetti realizzati con ditte come Knoll, Fontana Arte, Kartell e Artemide, che non sono mai puramente decorativi ma il perfetto completamento dello spazio architettonico in cui sono inseriti; uno su tutti la lampada Pipistrello, prodotta da Martinelli Luce.
E poi i prestigiosi progetti museali: dalla trasformazione in spazio espositivo della Gare d’Orsay di Parigi, oggi sede del Museo d’Orsay, alla ristrutturazione di Palazzo Grassi a Venezia, dall’Asian Art Museum di San Francisco all’inaugurazione della nuova sede dell’Istituto italiano di Cultura di Tokyo, fino all’apertura di un nuovo fronte lavorativo che dagli anni settanta per un paio di decenni catalizzerà le sue migliori energie: il teatro, periodo intenso e segnato dall’amicizia/sodalizio con il regista Luca Ronconi.
Attraverso il districarsi degli intrecci tra l’architettura e le altre arti, la mostra Gae Aulenti (1927-2012) ripercorre in maniera sintetica, ma spettacolare, una storia umana e professionale tra le più intense e interessanti del Novecento italiano.
Ma che meraviglia ! Grazie per condividere così tanta bellezza, eleganza e genialità