Giorgio Griffa e la pittura senza confini. Alla Fondazione Giorgio Griffa di Torino la mostra Unfinished

Dal 13 febbraio al 29 maggio 2025, la Fondazione Giorgio Griffa di Torino ospita Unfinished, una mostra che esplora il concetto di non finito, principio cardine della poetica dell’artista. L’esposizione, curata in collaborazione con Griffa stesso, offre una selezione di opere che attraversano il suo percorso dagli anni Settanta fino alle sperimentazioni più recenti, restituendo una visione della pittura come processo aperto, mai definitivo.

Il non finito in Griffa non è un’incertezza, ma una scelta consapevole e radicale. È un modo di pensare il tempo e lo spazio, una pittura che accetta la sua imperfezione strutturale come forma di dialogo con l’universo. Le sue opere non riempiono mai completamente la tela: il colore si interrompe, il segno resta sospeso, lasciando che il vuoto diventi parte integrante della composizione. Come lo stesso artista spiega: “Di fronte a uno spazio indeterminato e in espansione, mi pareva corretto tentare di rappresentarlo limitandomi a occuparlo, un segno dopo l’altro, senza fissare il confine”.

La mostra si apre con due lavori storici: Linee orizzontali e Obliquo, entrambi degli anni Settanta e appartenenti al ciclo Segni Primari. Qui il concetto di non finito si manifesta nella semplicità del gesto: linee tracciate con pennello e matita che si interrompono improvvisamente, lasciando la tela a suggerire ciò che potrebbe continuare al di fuori di essa. Un’idea che torna nel dittico Verticale e altro (1998), dove la pittura si sdoppia, oltrepassando i confini del singolo supporto e creando una tensione tra il visibile e il non detto.

In Sette colori (2000), del ciclo Numerazioni, il vuoto assume una valenza luminosa: le aree non dipinte lasciano filtrare la luce, creando un gioco di profondità e trasparenza, mentre i numeri scritti sulla tela registrano il tempo e il ritmo del processo pittorico, rendendo l’opera traccia del suo stesso farsi.

Uno dei momenti più intensi della mostra è Undermilkwood (2019), un’installazione composta da venti tele, ispirata al poema radiofonico Bosco di Latte di Dylan Thomas e parte dei cicli Alter Ego e Trasparenze. Qui il concetto di sovrapposizione e contaminazione visiva diventa protagonista: Griffa utilizza la tarlatana, un tessuto leggero e a trama larga, che crea un gioco di velature e stratificazioni, dove i segni sembrano sovrapporsi e dissolversi continuamente.

L’artista stesso paragona questa tecnica alla musica, scrivendo: “I segni e le tele sovrapponendosi in trasparenza formano un percorso analogo a quello della musica. In un quartetto i suoni dei diversi strumenti si inseguono, si sommano, si uniscono e si dividono”. Ogni allestimento modifica l’opera, come dimostra la sua versione diversa da quella presentata nel 2021 al LAM di Lille, ribadendo come il non finito non sia solo una scelta stilistica, ma una pratica espositiva in divenire.

Il percorso prosegue con Disordine ES, parte dell’ultimo ciclo Disordine, iniziato nel 2023. Qui, la griglia di linee grigie e le campiture di colore si interrompono prima di occupare l’intera superficie, lasciando spazio libero alla tela. È una riflessione sulla materia, sul tempo sospeso, sulla pittura come struttura sempre aperta e instabile.

A chiudere l’esposizione, due carte del ciclo Canone Aureo (2015), dedicato al celebre numero irrazionale di Euclide. Qui Griffa ne esplora il concetto di infinita espansione, traducendo l’incompiutezza numerica in segno visivo. Il risultato è una riflessione sulla bellezza imperfetta, su un’arte che non si chiude mai in sé stessa, ma si estende oltre il visibile.

A rendere ancora più immersiva l’esperienza, una sala video permette di entrare nel processo creativo dell’artista, osservando da vicino il suo rapporto con il tempo, il gesto e la materia. L’installazione proietta immagini su grandi pareti, creando un’atmosfera meditativa, un invito a percepire la pittura non come oggetto statico, ma come spazio in trasformazione.

Con Unfinished, la Fondazione Giorgio Griffa conferma il suo ruolo di spazio dedicato alla ricerca e al dialogo tra arte e pubblico.

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