Le icone femminili di Barbara Giorgis tra spiritualità antica e glamour contemporaneo.
L’artista Barbara Giorgis sviluppa la sua ricerca intorno al disegno con l’intenzione di recuperare le radici spirituali della femminilità postmoderna.
L’ARTISTA E I SUOI RITRATTI ARCHETIPICI
Barbara Giorgis, nata a Taranto nel 1959, si è diplomata in pittura all’Accademia delle Belle Arti di Bologna. Il punto di partenza dei suoi ritratti sono le fotografie che scatta personalmente o preleva dalle riviste di moda, riportandole su un diverso supporto – tela o tavolette di legno – e manipolandole attraverso il disegno. L’uso di questa tecnica mista permette di fondere l’impostazione compositiva delle immagini antiche con il taglio fotografico contemporaneo, creando nuove figure che assumono un valore archetipico, perché prive degli accessori contemporanei della donna.
UN PROCEDIMENTO TECNICO SOFISTICATO
Il procedimento formale alla base delle opere di Giorgis è piuttosto complesso perché, in un primo momento l’artista interviene sulla fotografia con un gessetto realizzando delle leggere velature che modellano l’immagine di base. Con il nero elimina gli elementi che non le interessano, creando un netto contrasto con i colori dorati e argentei che applica successivamente. Il colore, quindi, diventa abito e i lunghi capelli o veli, che incorniciano i volti geometrici, formano una sorta di aureola intorno a queste creature che esprimono una sottile tensione tra sublimazione e inquietudine.
RIDEFINIZIONE DELLA FEMMINILITÁ CONTEMPORANEA
Gli inediti affreschi di Barbara Giorgis sono popolati da fluttuanti, delicate e misteriose presenze femminili, talvolta solo accennate attraverso sagome scure che risaltano su fondi bianchi o viceversa. Queste figure, da una parte recuperano il simbolismo delle rappresentazioni antiche che fondevano nell’immagine della donna sacralità, energia ed erotismo. Dall’altra, con i richiami espliciti alle sensuali e simboliche creature di Klimt, rivelano l’attualità dell’immagine e dei propositi dell’artista. Giorgis tenta una riabilitazione della femminilità spogliando le donne di tutti gli elementi mutuati dalla moda. E così queste raffinate e affascinanti creature risultano umane e divine al tempo stesso e sempre in bilico tra la luce e il buio, tra l’apparenza e il nulla che si cela dietro di essa.
UN GESTO NEGATIVO CHE RIVELA UNA SOFISTICATA SEMPLICITÁ
C’è qualcosa di alchemico e sacro in queste icone a noi ben note attraverso la pubblicità e le riviste di moda, ma anche così sconosciute e misteriose nella trasfigurazione estetica di Giorgis, la cui operazione artistica si carica di una valenza simbolica per quel suo gesto negativo. Il lavorare in togliere allontana la donna da quel mondo delle apparenze che la costringe a infiniti travestimenti. L’assenza corporea apre ad un’interiorità in cui luce e buio, corpo e spirito, bellezza e senso di inadeguatezza si compenetrano, emanando una sofisticata semplicità.
VEDERSI AL DI LÁ DEL CORPO
Queste Icone della notte, nell’intensità della loro apparizione a metà tra angelico e diabolico, tra luce e buio, tra anima e corpo sprigionano un’energia straordinaria. Il senso di ribellione che queste sublimi creature coltivano dentro sé stesse produce un effetto disarmante per lo spettatore perché, proprio quando la fusione tra figura e sfondo e tra due colori fortemente simbolici, come il bianco e nero, sembra risolvere tutte le contraddizioni del nostro tempo, queste Piccole donne appena sussurrate, che quasi si dissolvono sotto i nostri occhi, cercano ancora la Luce, mosse dal desiderio di uscire dall’Ombra e vedersi al di là del corpo.
Immagine di copertina: B. Giorgis, Piccole donne, 2007, Courtesy Novato Galleria d’arte moderna e contemporanea