Grand Tour (pt. 2): da Padova scendendo verso Sud, tra architettura e natura

In un ideale viaggio verso sud che passa attraverso l’adriatica, la strada corretta da seguire, fino almeno a Cesena, è la via Romea, uno dei tanti assi stradali creati dai romani ed ancora oggi del tutto validi. Salutando Venezia (di cui abbiamo esplorato le tappe insolite e meno conosciute nella puntata precedente, ndr), è d’obbligo una piccola deviazione verso l’interno che sarà ripagata da immense gioie e che, giuro, non vi faranno perdere troppo tempo.

Giovanni Dalmata <em>Madonna con bambino<em>

Facendo rotta verso Padova, l’obiettivo è raggiungere il Museo degli Eremitani per una veloce ma imperdibile visita a due capolavori sicuramente poco noti ma non per questo di inferiore importanza: la Madonna con bambino di Giovanni Dalmata e i frammenti del Compianto di Guido Mazzoni.

Nel primo caso verrete rapiti dalla dolcezza e dalla purezza che quella formella di marmo riesce ad emanare, la sua splendida ed uniforme patina sembra conferirle quest’aura divina che riesce a comunicare in maniera potente. Le figure sono girate fuori campo, non guardano lo spettatore quasi sdegnate e anzi la gestualità della vergine sembra voler allontanare il più possibile il figlio da qualsiasi forma di contaminazione, non c’è spazio per l’essere umano, per il peccatore. A fare da guardia ai due, un bellissimo leone alato che sembra essere il bracciolo del trono riportando alla mente certi leoni stilofori romani, che nell’immaginario rinascimentale dell’artista erano ben noti.

I frammenti del Compianto in terracotta di Guido Mazzoni sono semplicemente poetici e nella Testa di Cristo si raggiungono vertici difficilmente ripetuti in scultura. Sembra quasi che ci sia un velo di dubbio nell’espressione del Nazareno, un sopracciglio più sollevato rispetto all’altro e la bocca semi aperta come a voler esprimere il suo personale disappunto per come siano andate le cose.

Il carrello dei bolliti al ristorante Da Giovanni a Padova

Lo so benissimo… sono capolavori che lasciano turbati, che creano un vuoto. Si chiama fame. A quel punto nessuna meta è più rassicurante e confortevole del mitico ristorante Da Giovanni in via Maroncelli 22 sempre a Padova, dove vi attenderanno dei carrelli di bolliti che, per quanto non adatti alla stagione, vi sedurranno comunque e sopratutto quel maledetto panetto di burro che viene lasciato a tavola. Quello è la rovina di ogni vostro buon intento dietetico… cercate di non finirlo, perché anche il vostro viaggio potrebbe finire lì.

Villa Morosini a Polesella

Seguendo sempre la traccia della Romea in direzione sud, è d’uopo fermarsi nelle zone di Polesella dove si può gustare la splendida architettura della Villa Morosini voluta dal Doge Francesco Morosini ed oggi proprietà di un mio carissimo amico e collezionista senza pari. L’Ingegnere, come è noto tra gli art collectors internazionali, ha reso fruibile una perla dell’architettura italiana del XVI secolo proponendo ai suoi visitatori anche un tour nella sua raccolta personale che, fidatevi, è di tutto rispetto.

Morrovalle sul far della sera

Ripresa la via del viaggio, è consigliabile cercare di avvicinarsi alle Marche sul far della sera, l’ora di cena sarebbe perfetta per visitare Morrovalle e rifocillarsi con le delizie del ristorante La Biga. Stefano e Nadia vi offriranno una botta di cucina internazionale in mezzo alle ondulazioni delle colline marchigiane. Una sola avvertenza: diffidate del cameriere, Rizzo… è un adulatore senza pari ed un terribile malandrino. Meriterebbe qualche anno di rieducazione al Alcatraz, ma noi lo amiamo così.

La <em>chiesa di San Claudio al Chienti<em>

Nel caso in cui riusciste a sopravvivere alle degustazioni offerte post-servizio da Stefano&friends, la mattinata seguente non può che essere dedicata alla scoperta della chiesa di san Claudio al Chienti, una vera e propria fortezza cristiana incastonata nelle campagne marchigiane. La leggenda si interseca con la storia, che identifica in questo complesso architettonico uno dei punti di maggiore importanza durante il periodo carolingio ed alcuni studiosi locali tendono ad identificare in San Claudio un centro che arrivò a superare per importanza Aquisgrana. Ovviamente qui si sfocia nel facile campanilismo storico, ma è indubbio che questo possente edificio sia nato intorno ad una preesistente piccola pieve, pertanto è facile intuire che la sua centralità si sia accresciuta nel corso dei secoli tanto da diventare un centro di snodo nevralgico nel sistema di controllo della corte di Carlo Magno.

Il ristorante La Torre a Numana

Lo spettacolo di piena fusione tra architettura e natura rimane ben impresso negli occhi anche quando, magari un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ci si ferma per un ottimo pranzo a Numana. In questa raffinata località di mare dal glorioso passato greco-romano si trova uno dei ristoranti più toccanti in assoluto, La Torre, che vi offrirà un panorama mozzafiato sul mare con la possibilità di godervi il vostro tavolo al vento del Conero. In cucina, il pesce viene venerato e trattato in tutti i modi possibili, dai più ricercati a quelli maggiormente tradizionali. La sezione Bianchi Francesi nella loro carta dei vini è per veri palati. Merveilleux!!!

Lorenzo Lotto Cristo e ladultera

Per quanto possa risultare difficile resistere alle mille leccornie proposte dalla Torre, il consiglio è quello di non riempirsi a mo’ di panzerotti perché ogni singola cellula del vostro cervello dovrà, da lì a poco, essere impegnata nella totale contemplazione delle opere di Lorenzo Lotto realizzate per la Santa Casa di Loreto.

Lorenzo Lotto Battesimo di Cristo

Qui, possiamo dirlo a voce alta, si spegne definitivamente la luce per qualche secondo. Le sette tele che anticamente decoravano la cappella del Coro e che oggi sono custodite presso il Museo Pontificio della Santa Casa (Cristo e l’adultera, San Michele caccia Lucifero, Adorazione del bambino, Sacrificio di Melchisedech, Battesimo di Cristo, Adorazione dei Magi e Presentazione di Gesù al tempio) rappresentano una sorta di canto del cigno di un pittore che termina la sua carriera e la sua vita proprio in questo santuario come oblato. Un regalo vero e proprio lasciatoci dal genio veneziano ad imperitura memoria, un ciclo pittorico di inarrivabile grandezza.

Il sarto Eric Iazzetta<strong><strong>

Per il vero grand tourist è ovviamente immancabile tuffarsi a capofitto nello stile e nella moda italiana… questo mi sembra lapalissiano, pertanto quelli che di voi vorranno aprirsi a questo mondo di eleganza e buongusto dovranno necessariamente deviare per Chiaravalle. Qui, in via Giacomo Leopardi 12, in una antica palazzina di tipico stile marchigiano, lavora silenziosamente (ma per clienti sparsi in tutto il mondo) uno dei giovani sarti più ricercati nella penisola. Lui si chiama Eric Iazzetta, ha 29 anni, collezionista di antichità, ed è non solo un sarto ma un vero e proprio artista. Nel suo splendido laboratorio, dove sembra essersi fermato il tempo, troverete dai tessuti più esotici alle stoffe più classiche e potrete divertirvi a creare insieme composizioni mai viste… posso giurarvelo!

Una volta rifatto l’armadio, nel riprendere la strada maestra adriatica verso la Puglia, consiglio vivamente di passare in Abruzzo e di attraversare la SS153 facendo particolare attenzione a ciò che troverete sul vostro cammino all’altezza di Bussi sul Tirino.

La chiesa di Santa Maria di Cartignano

A lato della statale scorgerete inaspettatamente quella che potremmo definire la San Galgano d’Abruzzo: la chiesa di Santa Maria di Cartignano. Priva della copertura del tetto e leggermente interrata rispetto al piano di calpestio, questa sorpresa per il viaggiatore si presenta in tutta la sua decadente bellezza, in equilibrio sui millenni che l’hanno vista partire da piccola cella dipendente dalla gestione di Montecassino e diventare un importante luogo di culto che, sul finire della sua attività, ha nuovamente visto comprimere la sua centralità.

La bellezza di questo luogo unico risiede anche nel processo di restauro che ha permesso a noi, novelli viaggiatori di cultura, di poterlo fare ancora nostro con gli occhi: la ricostruzione per anastilosi è alla base della sopravvivenza di Santa Maria di Cartiganano e purtroppo, il popolo abruzzese ha potuto dare prova di quanto possa eccellere in questa tecnica a seguito degli ingenti danni provocati dal terremoto del 2009.

Passare per questo luogo magico è in tutto e per tutto un must di questo nostro viaggio insieme, la contemplazione delle vestigia antiche, sa molto di baronetto inglese con cappello e parruccone che, poggiato sul suo bastone, ammira le bellezze di Ercolano o Pompei… Pertanto, sappiate che non è una tappa skippabile.

Ed ora riposate… la Puglia vi attende.

La prima parte del Grand Tour l’abbiamo pubblicata qua:

Grand Tour (pt. 1): commuovetevi a Venezia, la Serenissima merita le vostre lacrime

La terza parte del Grand Tour la trovate qua:

Grand Tour (pt. 3): tra i tesori e le bellezze della Puglia

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