“Ho paura torero”, al Piccolo Teatro Grassi la storia struggente di Pedro Lemebel

Dall’8 al 23 marzo, al Piccolo Teatro Grassi, Claudio Longhi e Lino Guanciale portano in scena “Ho paura torero”, dopo il debutto della scorsa stagione, che ha fatto registrare tre settimane di tutto esaurito, e alla vigilia della tournée nazionale che, dopo Milano, farà tappa al Teatro Bellini di Napoli, dal 26 al 31 marzo, e al Teatro Argentina di Roma, dal 3 al 17 aprile.

Il capolavoro struggente e visionario di Pedro Lemebel, nella trasposizione teatrale di Alejandro Tantanian, vede sul palcoscenico, accanto a Lino Guanciale nei panni della Fata dell’angolo, a Francesco Centorame in quelli di Carlos, a Mario Pirrello (il Generale Augusto Pinochet) e a Sara Putignano (Doña Lucía, sua moglie), anche Daniele Cavone Felicioni, Michele Dell’Utri, Diana Manea e Giulia Trivero. Ad evocare la Santiago del Cile del 1986, le scene di Guia Buzzi, i costumi di Gianluca Sbicca, le luci di Max Mugnai e i video di Riccardo Frati.

Siamo a Santiago del Cile, nel 1986. Il paese è sotto la dittatura di Pinochet e l’animo della rivoluzione si agita nelle classi meno agiate e tra i giovani studenti universitari, ma di tutto questo importa poco alla Fata dell’Angolo, un travestito non più giovane che abita in una povera soffitta e si guadagna da vivere principalmente ricamando tovaglie per le ricche mogli dei militari. Alla Fata non interessa la politica, preferisce le struggenti canzoni d’amore, ma, quando un giovane studente universitario, che forse si chiama Carlos e forse no, le chiede asilo per sé stesso e le sue cose, tutto cambia. La Fata si innamora di Carlos, anche quando scopre che in realtà è un rivoluzionario che sta progettando l’assassinio del dittatore, e rischierà tutto per aiutarlo.

Con il sottofondo di romantiche melodie e comunicati radiofonici, le vite di Carlos e della Fata, di Pinochet e della fedelissima moglie Lucia, ma anche quelle del popolo tutto e dei rivoluzionari si intrecciano in un arazzo pieno di colori, passioni e malinconia che non può lasciare indifferenti. 

Il regista Claudio Longhi sceglie di ambientare la storia di “Ho paura torero”, romanzo di Pedro Lemebel uscito in Italia nel 2001 per Marcos y Marcos editore, in uno spazio semplice, scuro ma non scarno, anzi, zeppo di drappi, fotografie e immagini. Si percepisce vivissima la sicurezza del “nido”, della casa amata, ma nel contempo il fondo di scena e i piani alti ampliano la visione del pubblico verso l’esterno. É la società che li abita, dalla classe più infima alla coppia presidenziale, protagonista di ironici siparietti. 

Le vicende pubbliche e private s’intrecciano tra loro come in una danza, che a volte sembra un passionale passo a due e altre una scatenata quadriglia, con protagonista la Fata dell’angolo. Lino Guanciale la interpreta meravigliosamente; è credibile in ogni gesto e in ogni frase, commuove, ma fa anche ridere, con una naturalezza sorprendente, interagendo con gli altri bravi membri del cast senza mai sovrastarli. 

“Ho paura torero” è un testo contemporaneo in grado di aprire il pubblico all’empatia e alla sensibilità delle tematiche affrontate, oltre i soliti pregiudizi e tabù sull’erotismo fra uomini.

Lo spettacolo lascia nel cuore le speranze dell’amore e la forza che l’unione può donare ad un atto di rivoluzione. La bellezza della rappresentazione e il talento degli attori in scena si unisce alla ricercatezza della scelta di musiche, costumi e visual design.

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