Arriva nelle sale cinematografiche, dal 17 al 19 gennaio, VAN GOGH – I GIRASOLI il secondo film della serie Art Icons distribuito da Adler Entertainment.
Qualche anno fa sul magazine TimeOut è stata pubblicata una curiosa classifica sulle 10 cartoline più vendute dal bookshop della National Gallery di Londra. C’erano due riproduzioni di Monet, una di Turner e ben tre Van Gogh. Al primo posto conquistando il 6% del mercato totale delle vendite c’erano i famosi “I Girasoli”.
Questa classifica e altre in cui il pittore olandese è sempre primo – artista con opere più trafugate, artista primo nelle ricerche su Google, sui social network – non solo prova quanto egli sia amato, ma dimostra anche quanto attirino l’attenzione tutte quelle opere legate al tema dei girasoli, il fiore per antonomasia legato a Van Gogh.
Non c’è da stupirsi, quindi, se il regista e artista David Bickerstaff abbia dedicato un imperdibile docufilm dal titolo VAN GOGH – I GIRASOLI raccontando proprio la genesi dei dipinti con i fiori che inseguono la luce. La maggior parte di noi crede erroneamente che esista un unico capolavoro legato a questi fiori, in realtà sono diverse le opere sparse nei musei di tutto il mondo.
LA STORIA
Van Gogh aveva già dipinto e disegnato i girasoli altre volte ma nel 1888, per l’arrivo del suo amico Paul Gauguin ad Arles, dipinge, in una settimana, 4 versioni diverse con i girasoli in vaso. Tra questi dipinti, il primo è in una misteriosa collezione privata e non esposto dagli anni ’40, un altro andò distrutto nella Seconda Guerra Mondiale in Giappone, mentre gli ultimi due, fortunatamente per noi, sono nei musei di Monaco e Londra. Nel 1889 Van Gogh si dedicherà ad altre tre tele, sempre con i girasoli come protagonisti, e queste sono conservate nei musei di Tokyo, Philadelphia e Amsterdam.
Grazie al lavoro del regista è possibile fare uno speciale viaggio, soprattutto in questi tempi tormentati dal Covid, nelle città in cui sono custoditi e ascoltare le storie che ciascuna opera si porta dietro. Ogni dipinto è unico come svelano i curatori, i restauratori e gli studiosi che ci accompagnano nel viaggio cinematografico presentandoci le immagini ai raggi x, gli studi sui colori e curiosi accenni di botanica. Grazie al film poi si possono scoprire molte novità, frutto degli studi a cui le opere sono state sottoposte, potendo apprezzare quanta curiosità suscitino queste cinque opere.
Il film, che mescola sapientemente le immagini di allestimento di una mostra (imperdibili le immagini del dietro le quinte di una sala museale), è arricchito da alcune scene di fiction in cui l’artista è interpretato dell’attore Jamie de Courcey. Tutto il racconto, poi, è intervallato dalle famose lettere di Van Gogh all’amico pittore Bernard, alla sorella Wil e al fratello Theo. E così che scopriamo che questi dipinti, così speciali per gli appassionati d’arte, lo erano anche per Gauguin e soprattutto per Van Gogh.
Sembra quasi di sentire la sua voce quando in una lettera scrive a proposito delle tele con i girasoli “Tu sai, d’altra parte, che Gauguin ama moltissimo quei quadri. Mi ha detto, fra le altre cose: «Questo… è … il fiore». Sai che Jeannin ha la peonia, che Quost ha la rosa, ma io ho il girasole”.
Nella stessa lettera il pittore dà un consiglio al fratello Theo “Vedrai che quelle tele daranno nell’occhio. Ma ti consiglierei di conservarle per te, per l’intimità tua e della tua donna. È una pittura che cambia volto, che acquista ricchezza guardandola più a lungo”.
Ecco un buon suggerimento per tutti gli estimatori di Van Gogh e dell’arte in generale: guardare più a lungo perché i capolavori cambiano volto.
Come succederà quando vedrete il documentario al cinema.
Cover Photo Credits: Courtesy Adler Entertainment e Art Icons