Il collettivo NFTCC a Videocittà, tra installazioni interattive di arte digitale

Dal 5 al 7 luglio, il collettivo NFTCC (Non-Fungible Token Community Conference) ha partecipato a Videocittà, il rinomato festival dedicato alla visione e alla cultura digitale. In questa occasione, NFTCC ha allestito quattro stand espositivi che hanno messo in mostra opere interattive di arte digitale, pensate e curate da diversi artisti e partner.

La storia dello sviluppo della piattaforma innovativa, che ha l’obiettivo di promuovere l’arte digitale e la tecnologia blockchain, comincia tre anni fa con la nascita del progetto Sewer, lanciato con una collezione NFT di 50 ratti ispirati alle Memorie dal sottosuolo” di Dostoevskij. Luca Martinelli, in arte Vandalo Ruins spiega: “I ratti rappresentano persone che si sentono intrappolate in un sistema opprimente, incapaci di produrre qualcosa di positivo. L’idea alla base di Sewer era quella di trasformare questo concetto negativo in uno positivo, costruendo idealmente un’infrastruttura che potesse sostenere la comunità, simile a un sistema fognario che supporta una città”.

Sewer ha avviato un programma di crowdsourcing e crowdfunding in tutta Italia, raccogliendo donazioni di schermi, e concessioni di spazi e servizi. Grazie a questo supporto, tre anni fa è stato organizzato uno dei primi eventi NFT in Italia, nato dal basso e senza il supporto istituzionale. Questo evento indipendente è stato possibile grazie alla partecipazione collettiva, dimostrando l’importanza di operazioni bottom-up nella blockchain.

Nel corso degli anni, Sewer ha continuato a crescere e a organizzare eventi sempre più grandi. Il momento di svolta è rappresentato dall’organizzazione di un evento immersivo nella Galleria Borbonica a Napoli, intitolato NFTs are Dead, con la partecipazione dell’artista Rottnest, leader del movimento della trash art. Da allora, Sewer ha pubblicato articoli e curatele focalizzate sugli aspetti del mondo della criptoarte e delle comunità on-chain, spesso ignorati dai curatori tradizionali. Per il collettivo “l’obiettivo era quello di superare l’associazione del valore dell’arte al prezzo di vendita, concentrandosi invece sul contributo che un individuo può dare all’ecosistema. Non bisogna arrendersi nel cercare di creare questi ecosistemi nel momento in cui si trova l’attrito esterno di un mondo che insegna che devo proteggermi a tutti i costi e tutelarmi. Noi cerchiamo di promuovere l’idea che tramite l’educazione ad una visione di prosumer, che consiste nel produrre ciò che si consuma, c’è la possibilità di ingaggiare un rapporto con la comunità in maniera completamente nuova, che cambia l’esperienza degli eventi e delle mostre”.

Il collettivo Sewer diventa allora una piattaforma online di crowdsourcing e crowdfunding, che mantiene lo stesso nome e che ha permesso al collettivo di partecipare a Videocittà a Roma con questi quattro stand, realizzando la più grande attivazione nell’area dell’Agorà. A questo punto NFTCC nasce come case study per dimostrare che la piattaforma Sewer può a tutti gli effetti finanziare conferenze internazionali sul tema dell’arte digitale. Questa nuova realtà ha anche una sua identità peculiare: cerca di sviluppare un modo per arrivare ad un ulteriore livello di crowfunding, crowdsourcing e collaborazione onchain tra persone, col fine di organizzare mostre di arte digitale. Con NFTCC nasce anche il programma di residenza, che si occupa di selezionare e sviluppare diversi progetti spingendoli verso programmi di ricerca, e che ospita anche alcuni degli artisti in esposizione a Videocittà. 

I primi due, Torin Blankensmith e David Oxley, li incontriamo già avvicinandoci al primo booth, curato dal collettivo Squatters_LAB (e in particolare da Andrea Bucci, Rey Boscarello e Alyce Canestrino) e incentrato su TouchDesigner, interaction design ed intelligenza artificiale.

Nello spazio convivono e comunicano quattro opere. La prima è proprio quella di Squatters_LAB dal titolo Newtro Mirror, installazione che, attraverso l’interpolazione in tempo reale di una webcam, permette agli utenti di trasformarsi in tempo reale in personaggi ispirati ai videogiochi della PS2 con una precisione nella resa dei movimenti quasi sconvolgente.

Anche Torin Blankensmith con il suo Marble Mirror riesce a catturare le pose del pubblico permettendogli di riflettersi nello schermo attraverso un repertorio di immagini che comprende la quasi totalità delle statue conservate presso Galleria Borghese.

L’installazione di David Oxley, in collaborazione con BrainSigns e Myndek, si serve invece di un casco di ultima generazione che, rilevando i dati ECG in tempo reale, permette di generale dei visuals che cambiano seguendo il flusso degli stimoli cerebrali dell’utente.

Lopera in collaborazione con Superchief Gallery

L’ultima opera è rappresentata invece da una curatela del collettivo NFTCC in collaborazione con Superchief Gallery, una galleria d’arte digitale, prima del suo genere aperta negli Stati Uniti, che collabora con NFTCC da ormai due anni. Per questa occasione, hanno inviato una selezione di opere d’arte digitale realizzate da alcuni artisti scelti come loro ambasciatori in Italia.

Proseguendo nel percorso, si arriva al booth curato da Pauline Faieff, lei stessa artista di nudo, attivista e futura direttrice di NFTCC. In occasione di Videocittà ha curato il progetto Muted Messages, che comprende la serie Bare USA, commissionata a Brian Cattelle, ex resident artist di NFTCC.

L’installazione ruota intorno al tema della censura, e in particolar modo quella che ostacola il lavoro degli artisti di nudo. La curatrice a riguardo spiega: “La difficoltà nella condivisione è un tema che mette in crisi diversi artisti ma che penalizza chi si occupa di nudo in particolar modo, specie nell’ambito della fotografia, perché non ci è permesso condividere la nostra arte sui social. Pertanto, non avendo possibilità di rendere visibile al pubblico il nostro lavoro, diventa quasi impossibile anche vendere la nostra arte”.

Nel suo lavoro, che l’artista stesso ha definito come una sfida, Cattelle crea un contrasto tra la bellezza naturale del nudo e il decadimento degli spazi costruiti dall’uomo, nel tentativo di evidenziare la contraddizione che ci fa esaltare la nudità in certi ambiti specifici e reprimerla in altri.

Altra curatela speciale è quella assegnata a Vandalo Ruins che riguarda il collettivo MAIF e BottoDAO. MAIF è un collettivo che crea arte con l’intelligenza artificiale, ed è stato tra i primi a farlo organizzando mostre finanziate tramite crowdfunding e crowdsourcing, dimostrando un notevole track record storico. BottoDAO, creato da Mario Klingemann, è invece il progetto unico di un artista artificiale: un programma che genera immagini attraverso l’AI, con una DAO (organizzazione autonoma decentralizzata) di persone che votano sugli output e ne influenzano l’addestramento.

Ed è proprio Mario Klingemann, con il suo progetto “AICCA”, ad aver ispirato Vandalo Ruins nello sviluppo del progetto “Séance”, presentato nel quarto spazio allestito da NFTCC. “AICCA” consisteva in un cane animatronico con una telecamera nell’occhio, che guardava le opere in una galleria per poi produrre una critica stampata dall’area posteriore. Questo ha portato Luca Martinelli a ragionare su come i modelli di linguaggio di grandi dimensioni possano essere utilizzati in modo concettuale per creare installazioni artistiche. Seance è un progetto fortemente legato alla narrativa e all’estetica di Vandalo Ruins, che nello spazio dell’Agorà presenta uno di sette quadri unici generati con l’AI e successivamente riprodotti su tela.

Attraverso la tecnologia beacon (Internet of Things), l’artista ha creato un’esperienza di prossimità che permette di parlare con il fantasma del quadro, che risponde al fruitore con uno stile narrativo tipico della letteratura est-asiatica. Questa interazione testuale genera, in un tempo pari a quello che serve a leggere i paragrafi generati, immagini che rappresentano ciò che viene raccontato allo spettatore da Musashi Sado, un fantasma intrappolato in un’allucinazione infinita di Tokyo. 

Le installazioni del collettivo NFTCC possiedono una capacità quasi magnetica di attrarre il pubblico, creando un fascino che va oltre la semplice meraviglia e sorpresa per le potenzialità delle nuove tecnologie. È particolarmente significativo osservare che il collettivo è composto quasi interamente da giovani artisti, i quali fanno della condivisione di mezzi e conoscenze, della collettività e del supporto reciproco non solo il loro punto di forza, ma la loro missione.

Questo impegno è ancora più ammirevole se considerato nel contesto spesso brutalmente competitivo della produzione artistica. In un mondo dove la competizione prevale, NFTCC rappresenta un modello di collaborazione e innovazione, incarnando i valori di una nuova generazione di creativi che aspirano a ridefinire il panorama artistico contemporaneo.

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