Che prezzo hanno i ricordi?
C’era una volta una casa, costruita con amore. Per soli 6 cm, quella casa disturbava la costruzione di una nuova strada, in un quartiere di una cittadina del Giappone. E così, la città ha chiesto – anzi, ha imposto – ad un’anziana signora di 91 anni di lasciare la propria amata dimora, dove ha abitato per oltre quarant’anni. Questa signora è la nonna di Yuki Furusawa, che con il progetto “Bye bye Home Sweet Home” ha vinto la XVI edizione del Festival di Fotografia di Capri.
Promosso dalla Fondazione Capri, il Festival di Fotografia – a cura di Denis Curti – è alla sua terza open call, dopo le edizioni del 2022 e 2023: in questo modo sempre più talenti internazionali si cimentano con tematiche di vario genere, a cui il medium fotografico fa da tramite e interprete. Impossibile non citare, tuttavia, le edizioni precedenti: dal 2010 al 2021 il Festival ha infatti ospitato importantissimi nomi della fotografia, come Mimmo Jodice, Olivo Barberi, Maurizio Galimberti, Raffaela Mariniello, Giovanni Gastel, Francesco Jodice, i quali spesso si sono confrontati con quel terreno scivoloso che è la rappresentazione di Capri.
Con un’incredibile delicatezza, una profonda onestà intellettuale e una dolcezza malinconica, Yuki Furusawa ci porta nel suo racconto di famiglia, omaggiandoci della possibilità di osservare quello che è stato un intimo e fragile momento.
“Sfruttando uno storytelling esplicito e mai banale, l’autrice è capace di inchiodarci davanti a un gioco introspettivo privo di compromessi” afferma Curti, “Con estrema onestà, ci solleva dal peso dei nostri schemi mentali legati alle divergenze culturali e all’appartenenza geografica per raccontare un atto di commemorazione universalmente comprensibile“.
I protagonisti del progetto della Furusawa sono dei ritratti fotografici, in cui compaiono tre generazioni: la stessa artista, la madre e la nonna. Una linea temporale scandita dalla presenza, in diversi modi, della figura maschile del marito, padre, nonno, ai cui ricordi le tre donne accedono in modo diverso. La casa in cui aveva sempre vissuto sua nonna era stata disegnata proprio dal nonno di Furusawa, il quale era un architetto. Morì prima che l’artista nascesse, e quella casa, dunque, rappresentava molto: non solo una concreta rievocazione della sua figura per la madre e la nonna, ma anche un modo in cui l’artista aveva cercato di costruire una memoria visiva di una parte della sua famiglia che non aveva avuto l’opportunità di conoscere.
“Me lo immaginavo seduto sulla sedia, oppure camminare negli angoli della casa, circondato dalle sue cose…insomma quella casa era per me l’unica possibilità di accedere a dei ricordi a lui legati”, commenta l’artista. La città ha chiaramente compensato sua nonna di un corrispettivo economico legato al valore della struttura della casa. Ma come si può dare un valore a tutto quello che c’è dentro?
Non c’è stato modo di scegliere. I ritratti raccontano teneramente i vari step di questo trasloco emotivo. La nonna di Furosawa fa i conti con la sua età, mentre il mondo va troppo veloce e non la aspetta.
Nelle sequenze di fotografie allestite alla Certosa di San Giacomo, e visitabili fino al 13 Ottobre, Yuki Furusawa ci descrive alcuni oggetti come fossero reliquie, fissando quei momenti con la sua arte e regalandoci (e regalandosi) dei ricordi indelebili ai quali attingere per conservare e sacralizzare la memoria di qualcosa che non c’è più.
E se proprio negli stessi giorni a Villa San Michele va in scena il Festival del Paesaggio, Capri si appropria, grazie a nuovi artisti, di internazionali visioni e immaginifiche realtà, per rimettere in circolo e ispirare, con la sua permeabile natura, letture sempre nuove della propria bellezza.