Il senso di Schifano per la logica e per gli affari

In questa rubrica vi raccontiamo storie, aneddoti, gossip e segreti, veri, verosimili o fittizi riguardanti l’arte e gli artisti d’ogni tempo. S’intende che ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti sia puramente casuale

Di Mario Schifano, il “piccolo puma”, come lo definì in una celebre intervista l’amico Goffredo Parise, colui che portò la temperatura della pop americana in Italia e la vitalità, la teatralità e la ricercatezza italiane in America, si è detto e scritto di tutto. Le sue intemperanze, i suoi eccessi, le sue estrosità, la sua genialità e i suoi fervori sono da tempo materia di libri, di conferenze, di saggi, di gossip.

Pochi però sanno la storia che stiamo per raccontarvi. Un giorno, un collezionista un po’ sprovveduto, che non sapeva che era assai più facile avere un quadro da Schifano gratis, se lo prendevi dal verso e nel momento giusto, che pagandoglielo anticipatamente, pensò bene di andarlo a trovare in studio, in via delle Mantellate, chiedendogli se poteva fargli un quadro, così e così. Lui disse di sì, ma che voleva esser pagato in anticipo. Pronti, via, il collezionista cava di tasca un rotolino, e lo rifila a Schifano, che se lo caccia in tasca.

Passano un paio di settimane, poi un paio di mesi. Del quadro, nessuna traccia. Dal pittore, nessun segno. Così il collezionista chiama. “Non è pronto!”, urla Schifano, e sbatte giù il telefono, com’era sua consuetudine. Altre settimane, altri mesi. Il collezionista, paziente, chiama. “Non è pronto!”, e giù il telefono.

La scena si ripeté inalterata altre due, tre, quattro, dieci volte. Passa così un anno. Poi due. Poi tre. Alla fine il collezionista, spazientito, s’inalbera. Insomma, avevate detto… E Schifano, lapidario: “Ma che diavolo vuoi? I tuoi soldi li ho bell’e che spesi, e da un pezzo! E ora cosa dovrei, lavorare per te gratis?”.

Di fronte a tanta e così stringente logica, il collezionista rimase senza parole. Senza parole, e a bocca più che asciutta, asciuttissima.

Le puntate precedenti degli aneddoti sulle vite degli artisti le potete trovare qua:

Picasso e quella strana passione per il bagno

Manet, Monet e quel giudizio velenoso su Renoir

Annibale Carracci, i tre ladroni e l’invenzione dell’identikit

Quando Delacroix inventò l’arte concettuale

Il prossimo aneddoto sulla vita degli artisti lo trovate qua:

Gentile Bellini, lo schiavo sgozzato e il mestiere della critica

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