Incanto e inquietudine, il Realismo Magico di Carla Bedini in mostra a Certaldo

Fino al 12 gennaio 2025 è possibile visitare all’interno dei medievali spazi di Palazzo Pretorio a Certaldo, un’interessante mostra su Carla Bedini, un’artista poco conosciuta ma sicuramente dallo stile a dir poco ipnotico.

Carla Bedini nasce a Castellanza (VA), ma vive e lavora a Felina di Reggio Emilia. Lo stile pittorico dell’artista è molto vicino al Realismo magico del primo Novecento, dove la visione realistica del mondo viene contaminata da elementi magici, andando spesso a confondere il confine tra fantasia e realtà. Le sue opere sono tutte realizzate su pannelli di legno, rivestiti di garze, trattati con stucco e pigmenti naturali. I colori scelti per ogni pannello sono sempre nitidi e pieni, tendenzialmente monocromi, accostati tra di loro con grande equilibrio e armonia.

Le protagoniste dei suoi quadri sono giovani donne dalla esile corporatura e dagli occhi grandi e magnetici, immerse il più delle volte in contesti surreali, a tratti inquietanti e ad altri dal sapore fiabesco, e che come dice l’artista sembrano nutrirsi di sogni. Attraverso il loro sguardo attirano e penetrano l’animo dello spettatore, catturano la sua attenzione per trascinarlo all’interno del dipinto. Apparentemente, quindi, ad un primo sguardo i suoi quadri potrebbero sembrare dei ritratti, ma non è così: Carla Bedini dipinge pensieri, storie e voci. Le sue figure femminili sono molto di più che semplici protagoniste; sono portatrici di messaggi e riflessioni più profonde, in riferimento soprattutto alla dimensione che circonda l’Io.

È questo l’obiettivo dell’artista, “suggerire” e non “urlare”; invitare lo spettatore a “spostare lo sguardo”, a vedere il mondo e la realtà che lo circondano secondo una prospettiva diversa. Anche i titoli stessi delle opere suggeriscono la chiave di lettura per interpretare ciò che si sta vedendo: un “la” d’inizio che serve allo spettatore per poter iniziare a tessere la propria storia e riflessione riguardo a ciò a cui sta assistendo.

Una delle opere in esposizione, nonché copertina della mostra, s’intitola Il vaso di fiori”, un’esplosione di oro e toni del blu. Nell’opera, una ragazza tiene in mano un mazzo di fiori di campo, vestita di un abito che sembra sia realizzato con pezzi di porcellana rotti e riassemblati tra di loro. Di conseguenza, è la ragazza ad assumere le sembianze del vaso, o è il vaso che è personificato dalla ragazza? Da questo spunto lo spettatore può dare una propria interpretazione e avviare una riflessione intima e personale anche riguardo al rapporto contenitore e contenuto.

Altra opera interessante è Grande interno rosso… ancora per poco. In quest’opera il vero protagonista è il colore rosso, che come ci indica il titolo, lo sarà ancora per poco. Infatti,  dalla porta sullo sfondo si intravede il diffondersi di una distesa di erba verde che sta dilagando verso la stanza dove è presente la ragazza. Anche tralci di edera, rami di alberi e altre piante si stanno impadronendo dello spazio. Sta allo spettatore attribuire un significato a ciò che potrebbe rappresentare questa vegetazione, se qualcosa di positivo, negativo, se la stanza è una metafora della vita, incarna una persona oppure qualcos’altro. 

Carla Bedini crea anche delle vere e proprie narrazioni attraverso i suoi disegni, come in Storia d’amore tra un lupo e una ragazza, 35 soffioni e un nido, dove attraverso undici pannelli di varie dimensioni e una piccola teca contenente un altrettanto piccolo nido, viene narrata la storia d’amore tra un lupo e una ragazza. L’ordine di lettura dei quadretti è a discrezione di chi guarda, non viene suggerito il punto d’inizio, d’arrivo e il filo narrativo da seguire; non viene svelato nemmeno se i personaggi rappresentano un’allegoria di qualcos’altro.

È interessante anche la scelta del sottofondo sonoro, una musica suggestiva, che trasporta lo spettatore verso un’altra dimensione. Una melodia che riempie lo spazio e si modella sulle opere in mostra, aumentando l’incanto e l’inquietudine. Tutte le opere in esposizione si propongono di essere un frammento per qualcosa di più ampio. All’artista stessa interessa proprio solo quel frammento, quella singola parte che ha rappresentato seguendo l’ispirazione, ma che può condurre lo spettatore più lontano, verso qualcosa di indefinito e indefinibile, riscontrabile nella propria interiorità.

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