Sono trascorsi nove anni dall’uscita di Inside Out, un film che ha segnato un punto di svolta nella storia della Pixar e dell’animazione contemporanea. In un mondo dell’intrattenimento profondamente cambiato dallo streaming e dalla pandemia, questo periodo può sembrare un’eternità. Tuttavia, il ricordo affettuoso delle avventure di Riley e delle sue emozioni, raccontate con maestria da Pete Docter e Ronnie del Carmen, rimane vivido. La storia di Riley continua con Inside Out 2, in cui la protagonista affronta la pubertà e nuove emozioni come Ansia, Invidia, Ennui e Imbarazzo.
Questa volta la regia è affidata a Kelsey Mann, già noto per il suo contributo a Il viaggio di Arlo. Nonostante il cambio di regista, le dinamiche narrative restano inalterate. Dopo il trasloco e la nostalgia del primo capitolo, Riley è ora pronta per iniziare il liceo. Prima di questo importante passo, partecipa a un prestigioso campus estivo di hockey insieme a due amiche fidate, un evento che potrebbe influenzare significativamente il suo futuro sportivo. Nel frattempo, il suo corpo e il suo carattere sono in evoluzione, a causa delle molteplici emozioni contrastanti tipiche di questa fase di transizione. Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto devono ora coabitare con le nuove emozioni, in particolare con Ansia, che con le sue manie di controllo, nonostante le buone intenzioni, crea scompiglio nella vita di Riley.
Come nel film precedente, la trama di Inside Out 2 ruota intorno alla separazione fisica e metaforica di Gioia dal centro di controllo della mente di Riley. Ne deriva un’avventura tra ricordi dimenticati e sentimenti repressi, con una delle intuizioni più brillanti del film: il fiume del flusso di coscienza, dove compaiono anche i temuti broccoli. Riley è travolta da sentimenti potenzialmente dannosi come l’ansia, l’invidia sociale, la noia adolescenziale e l’imbarazzo. Doppiata in italiano da Sara Ciocca, Riley scopre una nuova versione di sé stessa, tra sbalzi d’umore, ambizioni sportive e sociali, e rapporti in evoluzione con genitori e amiche.
Kelsey Mann ripropone la formula vincente di Inside Out, trasformando un’esperienza comune in un viaggio divertente, emozionante e dolceamaro. Il campus estivo rappresenta per Riley non solo un’opportunità per eccellere nel suo sport preferito, ma anche per stringere nuove amicizie. Tuttavia, il caos nella sua mente la porta a sabotarsi ripetutamente, con Ansia (doppiata in italiano da Pilar Fogliati) che, preoccupata per ogni decisione, ostacola la serenità di Riley.
La Pixar utilizza nuovamente uno dei suoi punti di forza: la creazione di un mondo parallelo che integra e arricchisce il nostro, come visto in Toy Story, Coco e Soul. Il film offre molteplici livelli di lettura, risultando piacevole sia per i più giovani, attratti dalle stramberie delle emozioni e dal colorato mondo di Riley, sia per gli adulti, che possono riflettere sui significati più profondi delle esperienze della protagonista. Anche in questa occasione, non mancano invenzioni visive (inclusi inserti 2D e un personaggio videoludico impacciato), sebbene la caratterizzazione dei nuovi personaggi sia talvolta superficiale.
A pagare il prezzo dell’aggiunta di nuovi personaggi sono soprattutto Tristezza, Invidia, Ennui e i genitori di Riley, spesso relegati ai margini della storia. La scena è dominata da Gioia, impegnata in una lotta a distanza con Ansia, la “villain” involontaria del film. Mentre Inside Out 2 si avvicina al genere sportivo, emerge la morale del lavoro di Mann, meno rivoluzionaria rispetto al primo capitolo ma comunque capace di emozionare e far riflettere. Se Inside Out ci aveva insegnato che la tristezza può avvicinarci alla gioia, Inside Out 2 ci invita ad abbracciare la nostra complessità, accettando le nostre sfaccettature e imparando a convivere con le molteplici emozioni che ci abitano.
Il film di Mann inevitabilmente si confronta con l’inarrivabile successo del primo Inside Out, ma riesce comunque a espandere questo universo colorato e a rappresentare un momento cruciale nella vita di ogni individuo, in un mix riuscito di divertimento e malinconia. Anche se manca un momento emotivo paragonabile al sacrificio di Bing Bong o al crollo finale di Riley nel primo film, il risultato è comunque soddisfacente, grazie anche all’ottimo lavoro di world building. Con un incasso mondiale già oltre i 300 milioni di dollari dopo pochi giorni dall’uscita, è molto probabile che vedremo un Inside Out 3, pronto a esplorare ancora una volta le complessità delle nostre emozioni nelle diverse fasi della vita.