Joker: Folie à Deux: un sequel tra musical e legal drama

Joker è il film che nel 2019 si impose come fenomeno cinematografico mondiale, vincendo il Leone d’Oro a Venezia e due premi Oscar (tra cui quello per la straordinaria interpretazione di Joaquin Phoenix), e incassando oltre un miliardo di dollari a livello globale. Un successo di tale portata da spingere inevitabilmente alla nascita di un sequel, Joker: Folie à Deux, che riporta Todd Phillips alla regia e accoglie la stella Lady Gaga nel leggendario ruolo di Harley Quinn.

Sono trascorsi otto anni dai fatti tragici del primo film, quando Arthur Fleck divenne l’autore di una serie di omicidi sconvolgenti. Rinchiuso all’interno dell’Arkham State Hospital, Arthur Fleck/Joker attende l’inizio del processo che potrebbe culminare con la sua condanna a morte. Ma la mente già precaria del nostro anti-eroe trova un inatteso scossone nell’incontro con Harleen Quinzel, alias “Lee”, ossessionata dalla figura di Fleck. Harleen è affascinata fino all’ossessione dalla sua fama, ulteriormente alimentata da un recente film televisivo sulle sue malefatte. Ne nasce una relazione malsana, un legame pericoloso e instabile, sospeso tra la cruda realtà e la febbrile fantasia, alimentato da sogni di fuga e fantasie musicali condivise.

Il disturbo psicotico condiviso, noto come folie à deux, è il fulcro psicologico attorno a cui ruota la dinamica tra i due protagonisti: un delirio che si espande da un individuo dominante a uno più sottomesso, alimentando una spirale di follia condivisa. Todd Phillips esplora questo terreno impervio attraverso una Harley Quinn distante dall’incarnazione brillante di Margot Robbie, più complessa e psicologicamente compromessa. Attraverso di lei, l’anatomia della psiche disturbata di Arthur Fleck si espande ulteriormente, rivelando abissi ancora più oscuri. È una connessione più mentale che fisica, e da essa germoglia un racconto molto più frammentario e imprevedibile rispetto al precedente film, con una transizione dalla tragedia alla commedia, sublimata da numeri musicali che vedono Phoenix e Lady Gaga protagonisti.

Joker: Folie à Deux si svela così come un musical in piena regola, con riferimenti alla storia di Hollywood e ai film che ne hanno determinato il mito, come ad esempio Spettacolo di varietà, film del 1953, abbondantemente citato. Tuttavia, la vera debolezza di questo sequel non risiede nella sua anima musicale – resa con maestria dai protagonisti – quanto piuttosto nella porzione dedicata al legal drama, che frena lo sviluppo del personaggio di Fleck e smorza l’intensità che Phoenix riesce a donare al suo ruolo. Col procedere del film, anche la passione tra Joker e Harley Quinn sembra spegnersi, brillando solo durante i momenti musicali, e riducendo il potenziale esplorativo del folie à deux che avrebbe potuto offrire ben altri spunti.

A emergere con forza, invece, è il lato politico della vicenda. Le immagini della rivolta finale di Joker, simbolo delle tensioni sociali che affliggono l’America, rimangono impresse nella memoria collettiva, come un’inquietante premonizione dell’assalto al Campidoglio del 2021. Todd Phillips riprende questo tema, presentando Joker come un idolo delle masse disilluse e arrabbiate, un leader carismatico quanto pericoloso, che sfrutta il malcontento generale per elevare la propria figura, pur restando un emblema di instabilità e violenza. Ed è difficile non cogliere i paralleli con la realtà contemporanea, in cui figure pubbliche di ogni tipo – politici, imprenditori, celebrità – cavalcano il malessere sociale per guadagnarsi seguaci, nonostante le loro discutibili qualità morali.

Come già nel primo capitolo, Phillips riesce nell’impresa di farci empatizzare con Arthur Fleck, una figura tragica la cui esistenza è definita da una risata dolorosa e una condizione di isolamento che solo Harley Quinn e il suo avvocato difensore (interpretato da Catherine Keener) tentano disperatamente di redimere. Se in Joker abbiamo assistito all’ascesa di un folle antieroe, Joker: Folie à Deux ne racconta il declino, una caduta rovinosa in un abisso dove l’unica via di fuga è rappresentata dal mondo della fantasia, un rifugio dove Arthur può finalmente credere di essere amato.

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