Chicago avrà presto un nuovo complesso dedicato a Barack Obama: il Centro Presidenziale Obama, attualmente in costruzione a Jackson Park. Questo centro sarà un luogo innovativo e multifunzionale, pensato non solo come una tradizionale biblioteca presidenziale, ma anche come un hub per il coinvolgimento civico e la comunità. La struttura includerà un museo, una biblioteca pubblica, spazi per eventi e programmi educativi, un giardino e un centro di atletica, con l’obiettivo di ispirare e formare nuove generazioni di leader.
Il design del complesso, curato dagli architetti Tod Williams e Billie Tsien, riflette i valori di apertura, inclusività e partecipazione. L’edificio principale, che avrà una torre rivestita in pietra chiara, mira a integrarsi armoniosamente con il paesaggio circostante del parco storico di Jackson Park, offrendo viste panoramiche sul parco e sul lago Michigan. L’architettura del centro si caratterizza per un uso innovativo di materiali sostenibili e tecnologie avanzate per l’efficienza energetica, ponendo l’accento sulla sostenibilità ambientale.
Uno degli elementi più distintivi del centro sarà l’opera d’arte monumentale “Uprising of the Sun” di Julie Mehretu, una finestra di vetro alta 25 metri. Ispirata da momenti come le marce da Selma a Montgomery del 1965, l’opera integra immagini di Barack Obama e John Lewis, insieme a riferimenti artistici come i paesaggi di Robert S. Duncanson e la “Migration Series” di Jacob Lawrence.
La finestra di vetro colorato si distingue per la sua stratificazione di immagini, che connette vari momenti storici afroamericani, e per il motivo dell’ascensione e della luce, suggerendo crescita e trasformazione. Collocata all’interno del Centro, questa grande finestra dipinta è pensata per ispirare i visitatori, creando un legame tra passato e futuro, e promuovendo un dialogo continuo sull’uguaglianza e la giustizia. Mehretu ha voluto che l’opera fosse anche “una pittura sulla luce”, con colori che appaiono appieno solo sotto una specifica illuminazione.
Per quest’opera, Mehretu ha lavorato per la prima volta con il vetro, collaborando con il Franz Mayer Studio di Monaco per sfruttare la luce naturale e artificiale che passa attraverso l’opera, modificandone l’aspetto. Mehretu ha utilizzato tecniche digitali, manipolando fotografie storiche per creare nuovi motivi e texture e ha integrato riferimenti culturali e storici attraverso un’approfondita ricerca
Nata ad Addis Abeba, in Etiopia, e trasferitasi negli Stati Uniti nel 1977, Mehretu ha vissuto in prima persona le turbolenze del regime di Mengistu e del Terrore Rosso, eventi che hanno plasmato la sua consapevolezza di sé e alimentato la sua passione per l’arte. Mehretu descrive il trasferimento negli Stati Uniti come un momento cruciale di “perdita dell’innocenza”, che ha acceso il suo desiderio di esprimersi artisticamente.
Nel suo lavoro, Mehretu utilizza elementi architettonici e fotografie sfocate per creare un “terreno sociale” nei suoi dipinti, permettendole di esplorare esperienze umane oltre l’arte rappresentativa tradizionale.