Il ritorno alla fotografia tangibile di Mikelle Standbridge

Gli eroici furori inaugura Il 24 maggio alle ore 18, in via Melzo, zona Porta Venezia, la nuova mostra fotografica di L. Mikelle Standbridge “Photo Tropes”, a cura di Silvia Agliotti. Il progetto resterà visibile fino al 2 giugno. Nelle odierna società sovraccarica di immagini digitali, la fotografia fisica, quella che una volta afferravamo tra le mani, sembra avviarsi verso una silenziosa eclissi. Questo è il tema centrale della ricerca innovativa dalla fotografa L. Mikelle Standbridge, che ci invita a riflettere sui rischi di una memoria diventata effimera nel suo progetto espositivo più recente intitolato “Photo Tropes”.

Nel contesto artistico contemporaneo, la presenza di dispositivi digitali ha effettivamente alterato il nostro approccio alla fotografia. Non solo queste immagini digitali sono facilmente replicabili e condivisibili, ma spesso vengono scattate senza un particolare discernimento, creando archivi informi dove il significato profondo tende a perdersi. Al contrario, la fotografia stampata ha conservato a lungo un’aura di intimità e di permanenza, racchiudendo momenti della vita con una ricchezza sensoriale che le immagini digitali non riescono a creare. Standbridge con “Photo Tropes” propone un ritorno alla fotografia come oggetto tangibile. L’esposizione presenta sessanta immagini racchiuse in una scatola, disposte su un tavolo all’interno della galleria e invita i visitatori a interagire fisicamente con essi.

Questo gesto di toccare, esaminare e persino annusare le fotografie ripristina la connessione personale che un tempo dominava l’esperienza fotografica. Ciascuna delle immagini di Standbridge è parte di un dittico, affiancata da un testo che ne espande il contesto e arricchisce il significato. Il testo serve come la voce di un narratore immaginario che collega ogni scatto a storie umane, eventi e ricorrenze familiari. Con l’ausilio di questo formato, l’autrice non solo celebra la fotografia come custode della memoria individuale e collettiva, ma ne rafforza il ruolo di testimone di storie e tradizioni. L’approccio di Standbridge sfida l’immaterialità prevalente della nostra era digitale e riafferma l’importanza di quello che possiamo toccare e conservare. In un mondo dove il passato può essere cancellato con un clic, “Photo Tropes” emerge come un promemoria potente della nostra necessità di preservare le tracce tangibili del nostro esistere.

La dimensione critica di questo progetto va oltre la mera nostalgia; apre un dialogo sulla persistenza della memoria e sull’importanza di salvaguardare il nostro patrimonio culturale e personale in formati che resistano all’oblìo tecnologico. In un futuro sempre più dematerializzato, iniziative come quella di Standbridge rappresentano non solo un atto artistico, ma una fondamentale riflessione sull’identità e sulla continuità umana.

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