Immerso in uno dei parchi più belli di Zurigo, con una vista incantevole sul lago della città, il Museo Rietberg è uno dei più grandi musei d’arte della Svizzera. Si trova in un complesso storico di rara bellezza, grazie alla combinazione unica di diversi edifici storici: la Villa Wesendonck, la Remise (o “Deposito”), la Park-Villa Rieter e la Villa Schönberg cui si è aggiunto, dal 2007, un nuovo edificio, progettato da Alfred Grazioli e Adolf Krischanitz, in gran parte sotterraneo e noto come “Smaragd”.
Dedicato all’arte delle culture tradizionali e contemporanee di Asia, Africa, America e Oceania, il
museo ha una collezione dai numeri strabilianti: 32.600 oggetti e 49.000 fotografie. Il bello del Rietberg è che puoi “toccare con mano” gran parte della sua collezione: gli oggetti sono infatti accessibili o nelle sale del museo o nel deposito aperto al pubblico.

Il Rietberg è una realtà museale piuttosto vivace, si rivolge non solo al pubblico locale ma anche ai tanti turisti di passaggio e affianca una densa attività di ricerca a numerose iniziative di divulgazione e di edutaiment. Nel dialogo con i Paesi d’origine della sua collezione, il Rietberg si concentra su collaborazioni a lungo termine, ad esempio, in Camerun, Perù, India e Pakistan, e organizza due o tre grandi mostre temporanee all’anno, integrate da tre o quattro mostre più piccole che attingono alle sue collezioni interne.
Nel corso di quest’anno, il Rietberg accompagnerà il pubblico alla scoperta della straordinaria ricchezza dell’arte e della cultura asiatica. Lo scorso febbraio ha inaugurato Amore per il dettaglio, una mostra dedicata alla pittura indiana, cui seguirà, ad aprile, Hallyu! L’onda coreana (dal 4 aprile al 17 agosto) che esplorerà l’eclettica e vibrante cultura popolare della Corea del Sud.
L’esposizione ripercorre le origini della Hallyu e i suoi legami con l’arte tradizionale coreana, per poi analizzarne l’influenza globale in ambiti come la cultura pop, il cinema, la moda o l’arte multimediale: in mostra opere del pioniere della videoarte Nam June Paik, una scenografia del pluripremiato Parasite, il travolgente Gangnam Style e il ritorno in auge dell’Hanbok, l’iconico abito tradizionale rivisitato dalle popstar sudcoreane.
Dopo il grande successo di pubblico ottenuto a Londra, Boston e San Francisco, il Museo Rietberg, in collaborazione con il Victoria & Albert Museum, presenta questa spettacolare mostra nella sua unica tappa europea. In autunno, il Rietberg si dedicherà invece a scoprire una preziosa collezione di stampe surimono del Giappone del XIX secolo, una raccolta di rarità che incanterà i visitatori, e dal mese ottobre una nuova ampia esposizione condurrà il pubblico in un viaggio culturale nell’affascinante Mongolia del mito. Per capire come funziona un museo di questa portata, Artuu Magazine ha deciso di intervistare la sua direttrice, Annette Bhagwati, che ci ha risposto, in videocollegamento, dal suo ufficio del museo, circondata da libri.

Direttrice Bhagwati, partiamo dal programma espositivo della prima metà del 2025.
A febbraio abbiamo inaugurato una mostra speciale di pittura indiana per celebrare un anniversario significativo. Dal 1994, la nostra collezione di dipinti indiani ha una sede dedicata nella “Parkvilla”, uno degli edifici del nostro museo. Il Museo Rietberg possiede oltre 2.500 capolavori della pittura indiana, celebri per i loro dettagli intricati e la ricchezza narrativa.
Questa mostra presenta 60 opere eccezionali che mettono in luce gli stili distintivi e le tradizioni artistiche che hanno segnato l’evoluzione della pittura indiana nei secoli. Inoltre, celebra i traguardi raggiunti dal museo nella curatela e nella ricerca in diversi generi dell’arte indiana.
A breve aprirà Hallyu! The Korean Wave al Rietberg. C’è già grande attesa, dato che la K-culture è molto popolare tra le giovani generazioni sia in Svizzera che in Italia.
La nostra ultima grande mostra sulla Corea risale a 25 anni fa. Considerata la vivacità dell’arte e della cultura di questo affascinante paese, volevamo renderle omaggio con una nuova prospettiva. Nel mondo globalizzato di oggi, l’impatto della cultura coreana è percepibile ovunque: ha ridefinito arte, intrattenimento ed estetica su scala internazionale.
L’Hallyu è diventata un fenomeno mondiale negli ultimi decenni, influenzando tutto, dalla musica al cinema, dalla moda alla cosmesi. Quando ho visitato per la prima volta questa mostra, concepita dal Victoria & Albert Museum, ne sono rimasta affascinata. Mi è sembrata perfetta per il Rietberg, che si dedica a esplorare le radici delle culture extraeuropee e a comprendere il mondo attraverso la lente dell’arte globale, sia passata che presente.
Personalmente, il mio primo incontro con l’Hallyu è avvenuto grazie a mia figlia: le sue pareti erano tappezzate di poster di idol K-pop. Sono sulle copertine delle riviste di moda, dominano le piattaforme di streaming, recitano in film campioni d’incassi. La K-culture ha conquistato l’industria musicale e dell’intrattenimento, con fenomeni globali come Squid Game e Parasite, quest’ultimo vincitore di diversi Oscar.
Al Rietberg consideriamo nostro compito esaminare fenomeni come l’hallyu, non solo documentando il presente, ma anche tracciandone le radici storiche e le influenze durature. Per questo motivo, abbiamo ampliato questa mostra per rendere ancora più tangibile il legame tra passato e presente, evidenziando i profondi collegamenti tra le arti e l’estetica tradizionali della Corea e le loro espressioni contemporanee.

Può farci un esempio?
Prendiamo l’estetica, ad esempio: il concetto di purezza, pulizia e incarnato immacolato, così dominante nell’industria della bellezza e del make-up di oggi, ha radici profonde nella cultura coreana. Riflette antiche nozioni di bellezza ed eleganza. Un’esplorazione approfondita della cultura e della storia dell’arte coreana non solo arricchisce la nostra comprensione, ma solleva anche importanti interrogativi sul nostro tempo.
Cosa intende?
Nella nostra mostra Hallyu! The Korean Wave, opere d’arte buddhiste e sciamaniche saranno esposte accanto a dipinti di genere decorativi e stampe xilografiche a colori. Questi pezzi rivelano quanto profondamente i concetti tradizionali di educazione, bellezza e grazia sociale siano intrecciati nel tessuto della società coreana e, di conseguenza, nella sua cultura pop contemporanea. Molte canzoni K-pop e K-drama riflettono infatti questi valori confuciani.
Un altro esempio è una grande videoinstallazione di Nam June Paik, che esplora l’ascesa della Corea come leader globale nel settore tecnologico. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Corea era ridotta in macerie. I progressi tecnologici e l’ascesa di grandi colossi del settore tech hanno giocato un ruolo cruciale nella ripresa della Corea del Sud. Circondata da potenti vicini come il Giappone e la Cina, la Corea del Sud ha investito strategicamente nel soft power, finanziando massicciamente le arti e la cultura per rafforzare la propria presenza globale. Questi temi—resilienza, rinascita, reinvenzione—rimangono profondamente radicati nell’identità, nell’arte e nella cultura coreana.
Come nazione, la Corea del Sud sta attualmente attraversando un periodo di instabilità politica senza precedenti.
Non lo avevamo previsto: è una coincidenza che la nostra mostra si svolga in un momento così turbolento per la Corea del Sud. I notiziari evidenziano come molte star del K-pop, con le loro enormi fanbase, abbiano preso una posizione pubblica. Sarà particolarmente interessante esplorare in mostra come certi simboli e immagini del K-pop siano stati utilizzati nelle recenti proteste e come alcune di queste icone culturali possano essere ricondotte indietro nel tempo.
Alla fine dell’anno, con le mostre sul Giappone e sulla Mongolia, continuerete a concentrarvi sull’Oriente.
Il nostro programma potrebbe essere riassunto sotto il tema “Colmare le tradizioni: un viaggio attraverso le arti e le culture asiatiche”. Questo titolo riflette il nostro impegno nel raccontare il ricco mosaico delle civiltà asiatiche, evidenziandone sia la profondità storica sia l’influenza persistente nel presente.

Lei è direttrice del museo dal 2019. Durante questo periodo il mondo ha vissuto una pandemia, guerre e profondi cambiamenti politici e sociali. In che modo il suo lavoro è cambiato e come si è evoluto il museo?
Una delle principali trasformazioni è stata la digitalizzazione. Le nuove tecnologie hanno aperto opportunità cruciali: possiamo condurre ricerche più avanzate, esaminare le opere d’arte nei minimi dettagli e creare esperienze narrative immersive per il pubblico.
Allo stesso tempo, il pubblico è cambiato: le aspettative e i bisogni si sono evoluti. Le esperienze interattive e partecipative sono sempre più centrali nelle mostre, offrendo alle nuove generazioni opportunità di esplorazione ludica e coinvolgimento personale.
Eppure, una delle nostre missioni principali resta senza tempo: favorire una comprensione più profonda delle culture e delle tradizioni diverse. Il nostro obiettivo è costruire ponti e incoraggiare prospettive multiple. C’è un intero mondo là fuori che aspetta di essere scoperto.
ENGLISH VERSION
“K-Culture has taken the world by storm.” Annette Bhagwati on upcoming exhibitions at Museum Rietberg in Zurich
Nestled in one of Zurich’s most beautiful parks, with a stunning view of the city’s lake, the Rietberg Museum is one of Switzerland’s largest art museums. It is located within a historic complex of rare beauty, thanks to the unique combination of different historic buildings: Villa Wesendonck, the Remise (or “Depot”), the Park-Villa Rieter, and Villa Schönberg, to which a new building was added in 2007. Designed by Alfred Grazioli and Adolf Krischanitz, this largely underground structure is known as “Smaragd.” Dedicated to the art of traditional and contemporary cultures from Asia, Africa, the Americas, and Oceania, the museum boasts an astonishing collection: 32,600 objects and 49,000 photographs.
What makes the Rietberg special is that visitors can “experience” much of its collection firsthand: the objects are accessible either in the museum galleries or in the open storage facility. The Rietberg is a particularly dynamic museum, engaging not only local audiences but also passing tourists while combining extensive research activities with numerous outreach and edutainment initiatives.
In its dialogue with the countries of origin of its collection, the Rietberg focuses on long-term collaborations, such as in Cameroon, Peru, India, and Pakistan. It organizes two or three major temporary exhibitions each year, complemented by three or four smaller exhibitions drawn from its internal collections.
Throughout this year, the Rietberg will take visitors on a journey to explore the extraordinary richness of Asian art and culture. In February, it opened Love for Detail, an exhibition dedicated to Indian painting, followed in April by Hallyu! The Korean Wave (April 4 – August 17), which explores the eclectic and vibrant popular culture of South Korea. The exhibition traces the origins of Hallyu and its ties to traditional Korean art, then examines its global influence in areas such as pop culture, film, fashion, and multimedia art. The show features works by video art pioneer Nam June Paik, a set design from the award-winning Parasite, the viral Gangnam Style, and the resurgence of the Hanbok, the iconic traditional Korean dress reinterpreted by K-pop stars.
After its tremendous success in London, Boston, and San Francisco, the Rietberg Museum, in collaboration with the Victoria & Albert Museum, is hosting this spectacular exhibition for its only European stop.
In the fall, the Rietberg will present a rare collection of Surimono prints from 19th-century Japan, an ensemble of rare gems sure to enchant visitors. Then, starting in October, a new large-scale exhibition will take audiences on a cultural journey into the fascinating mythic Mongolia.
To understand how a museum of this scale operates, Artuu Magazine interviewed its director, Annette Bhagwati, who joined us via video call from her museum office, surrounded by books.
Director Bhagwati, let’s start with the exhibition program in the first half of 2025.
In February, we opened a special exhibition of Indian paintings to mark a significant anniversary. Since 1994, our collection of Indian paintings has had a dedicated home in the “Parkvilla,” one of our museum buildings. The Rietberg Museum holds over 2,500 masterpieces of Indian painting, renowned for their intricate details and rich storytelling. This exhibition presents 60 exceptional works highlight the distinct styles and artistic traditions that have shaped Indian painting through the centuries. It also celebrates key milestones in the museum’s curatorial and research efforts across various genres of Indian art.
Soon, Hallyu! The Korean Wave will open at the Rietberg. There is already great anticipation since K-culture is highly popular among younger generations in both Switzerland and Italy.
Our last major exhibition on Korea dates back 25 years ago. Given the vibrant art and culture of this fascinating country, it was our wish to honor it with a new perspective. In today’s globalized world, the impact of Korean culture can be felt everywhere —it has reshaped art, entertainment, and aesthetics on an international scale. The “Korean Wave” has become a worldwide phenomenon over the past decades, influencing everything from music and cinema to fashion and beauty. When I first visited this exhibition, conceived by the Victoria and Albert Museum, I was fascinated. It felt like a perfect fit for the Rietberg, which is committed to exploring the roots of non-European cultures and understanding our world through the lens of global art, both past and present.
Personally, my first encounter with hallyu was through my own daughter — her walls covered in posters of K-pop idols. They cover fashion magazines, have a worldwide reach on streaming platforms, and star in blockbuster films. K-culture has conquered the music and entertainment industries, with global phenomena like Squid Game and Parasite—the latter even winning several Oscars. South Korea has also left a profound mark on international fashion and beauty trends.
At the Rietberg, we see it as our role to examine phenomena like hallyu —not only by chronicling the present but by tracing the historical roots and enduring influences of such cultural movements. That is why we have expanded this exhibition to make the connection between past and present even more tangible, highlighting the deep links between Korea’s traditional arts and aesthetics and their contemporary expressions.
Can you give us an example?
Take aesthetics, for example: the concept of purity, cleanliness, and an immaculate complexion, which is so prominent in today’s beauty and makeup industry, has deep roots in Korean culture. It reflects historical notions of beauty and elegance. A thorough exploration of Korea’s culture and art history not only enriches our understanding but also raises important questions about our own time.
What do you mean?
At our Hallyu! The Korean Wave exhibition, Buddhist and shamanistic artworks will be displayed alongside decorative genre paintings and color woodblock prints. These pieces reveal how deeply traditional concepts of education, beauty, and social grace are woven into the fabric of Korean society—and, by extension, its contemporary popular culture. Many K-pop songs and K-dramas similarly reflect these Confucian values.
Another instance is a major large-format video installation by Nam June Paik, which explores Korea’s rise as a global leader in technology. After World War II, Korea was left in ruins. Technological advancements and the rise of major tech giants played a crucial role in South Korea’s recovery. Surrounded by powerful neighbors like Japan and China, South Korea strategically invested in soft power, heavily funding the arts and culture to strengthen its global presence. These themes— resilience, resurgence, reinvention —remain deeply embedded in Korean identity, arts and culture.
As a nation, South Korea is currently experiencing an unprecedented political instability.
We didn’t plan it this way, it is a coincidence that our exhibition aligns with such a turbulent phase in South Korea. News reports highlight how many K-pop stars, with their enormous fan bases, have taken a public stand. It will be especially interesting to explore in the exhibition how certain symbols and imagery from K-pop have been used in recent protests—and how some of these cultural icons can be traced back through time.
By the end of the year, with exhibitions on Japan and Mongolia, you will continue focusing on the East.
Our programming could be encapsulated under the theme “Bridging Traditions: A Journey Through Asian Arts and Cultures.” This title reflects our dedication to exploring the rich tapestry of Asian arts and civilizations, showcasing both their historical depth and their enduring influence on the present.
You have been the director of the museum since 2019. During this time, the world has seen a pandemic, wars, and significant political and social changes. How has your work changed, and how has the museum evolved?
One major shift is digitalization. New technologies have opened up crucial opportunities: we can conduct more advanced research, examine artworks in greater detail, and create immersive storytelling experiences for our audiences. While our core mission of research and heritage preservation remains unchanged, digital tools have significantly expanded its scope.
At the same time, the public has evolved—expectations and needs have shifted. Interactive and participatory experiences are becoming increasingly important in exhibitions, offering younger generations opportunities for playful exploration and personal engagement. From a marketing perspective, social media has changed the way we communicate, requiring new content and opening new ways of storytelling.
Yet, one of our core missions remains timeless: fostering a deeper understanding of diverse cultures and traditions. Our goal is to build bridges and encourage multiple perspectives. There is an entire world out there waiting to be explored.