Antica straniera è il titolo della mostra che riunisce le opere di Lara Ilaria Braconi e Piermario Dorigatti presso la Casa degli Artisti di Milano
Artisti di generazioni diverse, Lara Ilaria Barconi (1992) e Piermario Dorigatti (1954) hanno condiviso per tre mesi l’ampio atelier al secondo piano lasciando che la vicinanza, lo spazio e la luce naturale diffusa generassero tra loro un confronto continuo e una sperimentazione su quella antica straniera che è per loro la pittura.
La mostra “Antica straniera”
Nelle opere di Piermario Dorigatti spiccano elementi tipici della sua figurazione assieme ad una maggiore intensità della luce, che nel giallo prescelto sembra essersi mescolata, dando alle opere evidente vitalità.
Il senso del dramma e del gioco rappresentano due polarità, che convivono in equilibrio in un teatro dell’assurdo.
La memoria da cui Dorigatti attinge il suo immaginario viene riversata sulle tele con assoluta freschezza, originalità e attualità pittorica.
Se per Dorigatti il lavoro alla Casa è stato un sussulto immediato e costante che lo ha portato subito a disegnare abbozzi di figure che varieranno di poco nella loro struttura definitiva, nel lavoro di Lara Ilaria Braconi si assiste ad una metamorfosi viscerale.
Circa trecento disegni a carboncino e acquerello sono stati il principio della muta: segni primitivi e forme rudimentali intrise di inchiostri.
Le opere di Dorigatti e Braconi
Contemporaneamente, le tele hanno iniziato a percorrere passaggi di stratificazione e sedimentazione di colori, forme e immagini che tipicamente si sovrappongono nella pittura di Braconi: da un giorno all’altro i quadri sono mutati, portando ulteriori possibilità all’immagine, moltiplicando paesaggi.
Da questa magmaticità e differenziazione materica – guidata dai disegni, appunti visivi essenziali – il lavoro di Lara si è evoluto in due macro categorie.
Da una parte tele che, stelaiate, portano il retro a essere immagine visibile e a far emergere tracce dei quadri precedenti. La memoria della tela che si fa quadro e che accoglie l’immagine finale, dipinta dalla pittrice.
Dall’altra, tele che vengono ritagliate in pezzi, ricomposte e inteliate su altre tele di juta preparata, grezza o di cotone bianco per dare forma a nuovi dipinti.
Si assiste quindi a una pittura che si fa quasi scultorea, oggetto pittorico, che si apre alle possibilità dei materiali, dello spazio e della luce.
Equilibri che in ciascuna opera appaiono diversi ma sempre precari ed armonici, densi, violenti, leggeri o vuoti. Sedici le tele esposte, che mostrano con evidenza la diversità e l’armonia tra due modi di vivere e restituire la pittura.
Il progetto coordinato da Lorenzo Vatalaro e curato da Caterina Frulloni è nato dalla volontà di sostenere Casa degli Artisti da parte di Laura Bogani e Arrigo Giacomelli, eredi di Aristodemo e Ferruccio Bogani, i due filantropi che nel 1909 avviarono i lavori per la costruzione di un edificio consono al lavoro degli artisti (Casa dei Pittori, oggi Casa degli Artisti).
Con lo stesso spirito mecenatistico, Massimo Morlacchi, erede della storica Ditta di Belle Arti di Brera (1880), ha deciso di sostenere il progetto e di fornire agli artisti i colori, le tele e i materiali utili al loro lavoro.