La Rinascita Artistica di Camilla Engström: Dalla Nostalgia per Georgia O’ Keeffe all’Eclissi di un’Identità Originale.

“Per molto tempo, sono stata ossessionata da Georgia O’Keeffe”. A rivelarlo è l’artista svedese Camilla Engström, in una telefonata dalla sua casa in California. Un amore viscerale, quello per l’espressione artistica di O’Keeffe, che ha influenzato il lavoro e lo stile di vita di Engström, al punto da farle desiderare di emularla. Ma ogni artista ha un proprio cammino e quello di Camilla Engström sta prendendo forme sempre più personali e originali.

Nata e cresciuta in Svezia, Camilla si è mossa fra paesaggi immaginari sensuali e metafisici, permeati di un vibrante ventaglio cromatico a tratti psichedelico. Le sue opere ricordano i paesaggi del Sud-ovest americano di O’Keeffe, realizzati quasi un secolo fa: gli stessi deserti, i medesimi orizzonti crepuscolari, e costoni morbidi che si stagliano in un immenso vuoto, creando forme sinuose e avvolgenti. “I deserti del Sud-ovest mi affascinano, hanno un’atmosfera sospesa nel tempo”, ha confessato Engström. Un fascino esotico, per lei che, pur emigrata, conserva un cuore profondamente scandinavo.

Recentemente, un cartellone riportante una delle sue opere è stato installato a Marfa, in Texas, nell’ambito del Marfa Invitational, creando un dialogo tra l’opera dell’artista e i paesaggi che da tanto tempo la ispirano. Questa esperienza l’ha entusiasmata e l’ha avvicinata ancora di più ai suoi obiettivi artistici. Artista autodidatta, Camilla afferma di godere dell’interazione con l’arte al di fuori delle tradizionali sale espositive. Le sue opere, infatti, sono state paragonate a quelle di Hilma af Klint, un’altra artista svedese, una visionaria d’inizio Novecento, i cui lavori erano pensati per una collocazione immersiva, come nei moderni padiglioni d’arte.

Allo stesso tempo, Engström trova un consistente appoggio nelle istituzioni artistiche, annoverando una serie di mostre personali con nomi storici quali Carl Kostyal, Over The Influence e KONIG. Attualmente, è impegnata nella preparazione di una mostra personale con Carl Kostyál, prevista per settembre.

Il percorso artistico di Camilla Engström, tuttavia, non è sempre stato così propizio. Trasferitasi in America per studiare presso il Fashion Institute of Technology School, la svedese ha lavorato come assistente di moda, rimanendone però delusa. Per fare quadrare i conti, ha iniziato a creare indumenti ricamati, disegni, adesivi e candele, vendendoli online e promuovendoli attraverso i social media.

Sui social, ha adottato un alter-ego chiamato “Husa” (che in svedese significa governante), a cui ha iniziato a dedicare una serie di disegni. Quest’esperienza avrebbe poi segnato un nuovo inizio per Engström: dagli esordi con i disegni di “Husa”, ha intrapreso un viaggio decennale di esplorazione artistica, rinascendo come pittrice, collezionando errori, prove ed esperimenti. Nonostante la strada percorsa sia stata ricca di ostacoli, Camilla ha continuato la sua ricerca, fino a sentirsi finalmente “pronta” come artista solo dopo aver affrontato la pittura ad olio.

Attraverso fasi e cambiamenti, Engström ha trovato la sua voce originale, liberandosi dell’aura di O’Keeffe, ma mantenendo quell’amore per la natura, quel richiamo per il silenzio dei deserti. I suoi più recenti lavori svelano sfumature di verde vegetale e tinte vivide che suggeriscono richiami alle sue radici svedesi. C’è qualcosa di unico in queste tele più recenti, una sorta di ritorno a casa, unito a una continua esplorazione di nuovi orizzonti artistici. In fondo, come sosteneva O’Keeffe, “migliorare è cambiare; essere perfetti è cambiare spesso”. Un mantra che Camilla Engström sembra aver fatto suo.

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