L’abbraccio collettivo di MP5 al Museo Novecento di Firenze

Il museo Novecento, celebra il suo decimo anniversario con un’incredibile opera site-specific dell’artista MP5, globalmente not* per il suo corpus di opere che comprende murales, illustrazioni, installazioni, animazioni audio/video e poster politici, caratterizzati dall’utilizzo del bianco e nero che talvolta spiccano su sfondi dai colori brillanti. Intitolata “La terza dimensione”, l’opera si snoda lungo le pareti dei due loggiati dell’edificio, creando una narrazione visiva potente e coinvolgente.

Si tratta di un murale che segue una composizione ad anello attraverso la rappresentazione di una catena di corpi dipinti direttamente sulla parete bianca, realizzati con spesse pennellate nere che gli conferiscono profondità e dinamismo. 

Al piano inferiore, i visitatori sono accolti da una fila di figure statiche, quasi solenni nella loro postura frontale. Queste figure, disposte una accanto all’altra, incarnano un senso di ordine e uniformità che viene però spezzato dall’incredibile varietà delle caratteristiche dei corpi rappresentati. Si tratta di un elemento chiave nei lavori dell’artist* e attivist*, che da sempre si occupa di tematiche legate a femminismo, questioni di genere, diritti LGBTQIA+ e inclusività. Ne sono testimonianza le numerose collaborazioni di MP5 con il movimento femminista NonUnaDiMeno, per il quale ha realizzato manifesti e striscioni divenuti ormai iconici, e il sostegno offerto ad organizzazioni come la Casa delle Donne Lucha y Siesta. 

Camminando tra queste figure imponenti dai tratti puliti e semplici ma carichi di significato, si ha la sensazione di potersi imbattere prima o poi nella propria immagine, di riconoscere tra quei corpi e quei volti anche quello di un amico o di un parente. Si crea una relazione empatica con i soggetti rappresentati che per le loro imperfezioni, per il loro mostrarsi così profondamente umani riescono, anche mantenendo una posa distaccata, a coinvolgerci e renderci partecipi di una collettività. 

Salendo poi al secondo piano del loggiato, i protagonisti dell’opera occupano gli spazi che poco prima li separavano unendosi con abbracci o con baci teneri e passionali, creando una coreografia che ci immerge in uno spazio di affettività ed erotismo, un vero e proprio inno all’accettazione, all’empatia e alle differenze, siano esse di genere, età o aspetto.

Ogni gesto e movimento dei protagonisti celebra la singolarità come una fonte di ricchezza. Gli abbracci e i baci non sono solo espressioni di affetto, ma simboli potenti di inclusività e riconoscimento reciproco. In questo spazio artistico, le barriere tra le persone si dissolvono, lasciando il posto a una comunione di emozioni ed esperienze condivise. La differenza mostrata nella sua dimensione più evidente, quella del corpo nudo, diventa nell’opera di MP5 manifesto visivo di una società ideale fondata su parità e rispetto, dove ciascuna individualità venga valorizzata nel suo essere assolutamente irriducibile ad ogni altra.

I due capitoli della narrazione, speculari e in dialogo tra loro, formano un unico spettacolo in cui al centro si trova il corpo di tutti noi, come un nucleo affettivo di cura, intimità e desiderio. Il titolo potrebbe richiamare il Rinascimento, di cui Firenze è stata culla, o rappresentare un nuovo inizio in una prospettiva non più antropocentrica e patriarcale, ma trans-genere, capace di riconoscere, includere e agire tutte le soggettività. I corpi, da statici, diventano dinamici, intrecciandosi e mettendo in scena un movimento che esprime la potenza dell’incontro fisico, della vicinanza, dell’esplorazione della soggettività e dei desideri profondi, oltre il proibito e il rimosso.

In questa prospettiva, l’arte diventa uno strumento per esplorare e rappresentare la complessità delle relazioni umane e la profondità dei desideri individuali, sfidando le norme e aprendo nuove possibilità di comprensione e accettazione della diversità.

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