L’accusa per evasione fiscale di Sotheby’s acquisisce nuove prove

Si è scoperto dalle indagini più recenti ai danni di Sotheby’s il coinvolgimento di numerosi clienti nell’evasione fiscale

Continua l’indagine nei confronti di Sotheby’s, accusata di evasione fiscale nel 2020.

Dopo due anni, il Procuratore Generale di New York Letitia James non è intenzionato a fermarsi e continua a cercare prove a sostegno della causa.

«Nessuno è al di sopra della legge», afferma con l’obiettivo di fare giustizia.

Nell’autunno 2020, la celebre casa d’asta di NY venne accusata di assecondare clienti facoltosi nell’evasione di milioni di dollari di tasse.

L’indagine era inizialmente incentrata su un caso del 2018, in cui Sotheby’s era stata accusata di aver frodato lo stato delle tasse su $ 27 milioni di opere d’arte vendute a un collezionista privato. 

I dipendenti della casa d’aste avrebbero aiutato i clienti a fornire “certificati di rivendita” falsi tra il 2010 e il 2015, grazie ai quali il collezionista in questione – rimasto anonimo – sarebbe potuto risultare un mercante d’arte agli effetti della legge.

Secondo la legge di New York City, solo i rivenditori che intendono rivendere l’arte possono beneficiare dell’esenzione dall’imposta comunale e statale sulle vendite.

La sede newyorkese di Sothebys

Recentemente, l’ufficio del procuratore generale di New York ha affermato di aver trovato prove che almeno una dozzina di clienti erano coinvolti in questo presunto schema di frode fiscale guidato da Sotheby’s.

L’utilizzo fraudolento di certificati di rivendita sembrerebbe quindi ottenere nuove conferme che fanno sì che le indagini proseguano. 

Mentre la casa d’aste nega il proprio coinvolgimento e respinge ogni responsabilità nella questione, Letitia James continua a sostenere che «Sotheby’s ha violato la legge e ha derubato milioni di contribuenti di New York solo per aumentare le proprie vendite».

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