Tra le installazioni più celebri le sue reti simili a ragnatele che imprigionano oggetti di uso comune e con loro segreti, ricordi e parti di noi.
Chiharu Shiota (1972, Osaka, Giappone) è un’ artista giapponese che vive e lavora a Berlino. Allieva di Marina Abramović, oggi è un’artista ultra affermata sul panorama internazionale. Ha esposto nei musei di tutto il mondo e in Italia ha spopolato quando, nel 2015, ha rappresentato il Giappone alla Biennale di Venezia. Oltre alle sue installazioni Chiharu Shiota da vita a performance, scenografie e collabora con compositori e coreografi di fama mondiale.
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Come un’Arianna dell’arte contemporanea, Chiharu tende fili attraverso lo spazio, creando spettacolari istallazioni site specific, in cui imprigiona oggetti comuni, ormai in disuso, come vestiti, letti, scarpe e valigie. La scelta di questi oggetti non è casuale: essi rappresentano infatti cimeli intrisi di memorie della vicenda umana dei loro proprietari, che l’artista utilizza nelle sue installazioni per creare narrazioni dagli effetti suggestivi e con una potente carica emotiva.
“Io tesso e intreccio, trasformando i fili in autentiche reti che catturano e isolano questi elementi, come un insieme di parole che raccontano una storia. In questo senso posso dire che i fili neri rappresentano una sorta di cielo notturno mentre quando utilizzo i fili rossi questi tendono a rappresentare parti del corpo.” Flash Art, Luglio – Settembre 2015.
Di seguito ecco alcuni suoi lavori, a testimonianza della sua potenza espressiva.
Per la Biennale di Venezia del 2015 l’artista creò The Key in the Hand, composta da 50.000 chiavi raccolte in Ungheria, Serbia e Romania, intrecciate in una rete di filo rosso, all’interno della quale vennero intrappolate due barche di legno. L’installazione invita a riflettere sull’importanza dei ricordi e dell’ignoto. Le chiavi, donate da persone di tutto il mondo, rappresentano un oggetto in grado di proteggere le cose importanti di ogni individuo: esse sono un simbolo che apre e chiude le porte dell’ intimità di una persona e delle memorie accumulate nel corso del tempo.
In Sleeping is like death (esposta presso la Galerie Daniel Templon, nel 2016) Chiharu Shiota ha realizzato un’installazione partendo dal letto come oggetto attraverso cui viene assimilato il sonno quotidiano a quello eterno. Il letto viene concepito dall’artista come metafora della vita e della morte, essendo il luogo dove quasi tutti nasciamo e moriamo.
Al Centre PasquArt (Biel) nel 2008, l’artista giapponese creò In Silence, un’installazione che rappresenta un pianoforte che sembra bruciare nel groviglio di fili . L’idea rimanda ad un episodio della sua vita quando, una volta, vide un pianoforte bruciato nel cortile del vicino durante un incendio. Essendo il pianoforte ormai privo di suono, l’artista ha deciso di ricreare la bellezza della musica mediante la sua arte.
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Insomma, attraverso le sue opere Chiharu Shiota crea immagini tridimensionali e scenografie in cui le architetture e gli oggetti familiari perdono la loro funzionalità, a favore di un valore sentimentale e simbolico. Tuttavia gli oggetti rimangono facilmente riconoscibili e rapportabili alla vita quotidiana, configurandosi come tracce e ricordi di un vissuto che non c’è più.
Autobiografia, memoria e oblio, appartenenza e identità, nascita e morte sono alcuni dei temi ricorrenti nella sua poetica. Nel suo lavoro Chiharu Shiota sintetizza i due filoni artistici che più sembrano averla influenzata: da un lato, la tradizione giapponese del calligrafismo e, dall’altro, la lezione appresa da Marina Abramović, di cui è stata allieva e da cui ha appreso una concezione dell’arte quasi ascetica e meditativa.