L’arte dedicata al femminile: cinque mostre da non perdere per la festa della Donna

L’arte ha da sempre offerto uno spazio privilegiato per raccontare il mondo attraverso sguardi molteplici e inclusivi. In occasione della Giornata Internazionale della Donna e oltre, segnaliamo cinque mostre imperdibili che affrontano il tema della femminilità in tutta la sua complessità: dalla potenza simbolica del corpo come strumento di lotta e creazione, alla sorellanza come forza collettiva, fino alla celebrazione della pluralità delle esperienze femminili.

Una Venere Nera alla Reggia di Caserta

Il 20 marzo 2025, la Reggia di Caserta diventa il palcoscenico di una straordinaria installazione collettiva di arte contemporanea e impegno sociale: Crash. L’evento, curato da Giuseppe Loffredo con ICONIC Art System, si presenta come un omaggio alle “Veneri nere” e un manifesto universale per la parità di genere e la libertà espressiva.

Cuore pulsante della mostra è una monumentale scultura site-specific, alta quattro metri, realizzata dagli artisti Angelo Accardi, Luca Bellandi e Daniele Fortuna. La “Venere” si distingue per la sua capigliatura afro, un tributo alle donne che hanno segnato la storia della lotta per i diritti civili. La bocca, avvolta da un velo bianco che termina su una mela simbolica, richiama il peccato originale e lo stigma imposto alle donne nel corso della storia.

Pedro Perdomo Sin Titulo

L’installazione gioca con materiali tradizionali e innovativi: la resina bianca laccata di Angelo Accardi dona un effetto marmoreo alla scultura, mentre il dipinto su plexiglass di Luca Bellandi, riflesso da uno specchio, crea un’illusione ottica che amplifica il messaggio dell’opera. Il legno stratificato e dai colori vibranti di Daniele Fortuna aggiunge tridimensionalità e profondità all’insieme. A completare l’installazione, un tappeto scenografico di seta lungo dieci metri, creato da Saints Studio, maison di moda che unisce arte e tessuto in un dialogo con la storia.

Oltre alla scultura centrale, Crash presenta una serie di opere firmate da Rocco Ritchie, Alessandro Flaminio, Mimmo Di Dio, Gaetano Di Dio, Marco Grasso, Fabio Abbreccia, Daniele Accossato e Pedro Perdomo.

A Seregno il “Il Femminile nell’Arte”

Fino  al 16 marzo 2025, la Galleria Civica Ezio Mariani di Seregno ospiterà la mostra collettiva “Il Femminile nell’Arte. Forma, Funzione, Emozione”, un evento organizzato dall’Associazione Famiglia Artistica Seregnese 2018 (FAS201.

Questa esposizione si propone di esplorare il concetto di femminile nell’arte contemporanea, superando i limiti delle tradizionali rappresentazioni iconografiche e rivelandone la complessità simbolica, culturale e politica. Il femminile, qui, non è un’identità statica, ma un processo in continua evoluzione, che intreccia memoria e futuro, tradizione e innovazione.

La mostra offre una visione poliedrica del tema, articolandosi attraverso una molteplicità di linguaggi artistici: pittura, scultura, fotografia, installazioni e nuove tecnologie.

Secondo il curatore Ivan Quaroni, la rappresentazione femminile nell’arte ha subito un’importante trasformazione: se un tempo la donna era prevalentemente oggetto della narrazione visiva, oggi è soggetto consapevole, capace di ridefinire il proprio ruolo attraverso pratiche espressive che superano i tradizionali codici estetici e simbolici. Molte opere esplorano il legame tra corpo e natura. Antonella Casazza, con l’installazione Non sento più il canto delle conchiglie, trasforma la conchiglia in metafora della vulnerabilità e della bellezza effimera, affrontando il tema dell’inquinamento e della violenza di genere.


Ersilia Sarrecchia, nel dipinto Naturale, rappresenta il corpo femminile come espressione della potenza generativa della natura, mentre Grazia Salierno, con l’acquerello Mimetismo fanérico, mostra una figura femminile che si dissolve nello spazio, evocando una fusione tra essere umano e ambiente. L’assenza e la memoria sono centrali nelle opere di Cristina Iotti, Laura Capellini e Oriella Montin, che utilizzano rispettivamente disegno, fotografia e tecniche miste per riflettere sulla traccia lasciata dal corpo nel tempo. La serie L’ombra del corpo di Iotti esplora la fugacità dell’esistenza attraverso le pieghe lasciate su un letto, mentre Frammento di Capellini imprime immagini su cemento, trasformandole in reliquie moderne. L’incontro tra tradizione e tecnologia è evidente nelle sintografie digitali di Andrea Meregalli (Femm(AI)nile), che sfruttano l’intelligenza artificiale per reinterpretare archetipi femminili della storia dell’arte. Gianni De Paoli, con Ballerine, mescola pittura e materiali organici, mentre Elisa Cella allude al femminile attraverso motivi circolari che evocano molecole e ricami tradizionali. La fotografia gioca un ruolo fondamentale nella mostra, analizzando l’identità femminile come qualcosa di mutevole e indefinito. Gino Montecampi (Purezza/Amore) e Francesca Scarfiello (Fratture) utilizzano immagini sfocate per evocare una presenza evanescente e transitoria. Marcello Dell’Oro, con Thoughts, cattura un istante di pensiero attraverso il filtro di un vetro, mentre Carlo Silva, in Dietro le quinte, esplora il perturbante mondo dei manichini, simulacri di una femminilità cristallizzata.

Oggettiva Mente di Vania Elettra Tam

Tre menzioni speciali sono state, inoltre, assegnate ad altrettanti artisti che si sono distinte secondo la giuria per originalità e impatto espressivo. La prima all’opera intitolata Oggettiva-Mente, di Vania Elettra Tam che ridefinisce l’ideale femminile mostrando il profilo di una donna con il capo ricoperto di oggetti di ogni tipo. Sono utensili, dispositivi, strumenti e accessori che simboleggiano, come afferma l’artista, “la versatilità e complessità” di una figura irriducibile a ogni tentativo di semplificazione. A Loredana Galante, che con Il drago sputa fiori ricorre a una pratica tradizionalmente femminile, quella del ricamo, per costruire un’immagine fiabesca, composta da molteplici stratificazioni che impongono una fruizione lenta e meditata. E a  Japanese Master di Ilaria Del Monte che  rilegge, con piglio ironico e surreale, l’iconografia classica del “pittore con la modella”. Nel suo dipinto, infatti, uno Shiba Inu, un tipo di cane giapponese (lo stesso posseduto dall’artista), sta eseguendo il ritratto di una giovane ragazza, la quale, improvvisamente, decide di defilarsi, abbandonando l’estenuante seduta di posa per avventurarsi nel mondo.

“Pink and Powerful”: L’Arte al Femminile tra Sogno, Forza e Resilienza

Una mostra “in rosa” che va oltre i cliché, scegliendo questo colore come simbolo di gioia, sorellanza e resilienza femminile. Come afferma la curatrice Alessandra Redaelli: “E’ a questo “pink power” che allude la nostra mostra, un potere gioioso e un po’ magico che le artiste hanno voluto interpretare come una montante marea rosa”. Così la galleria Punto sull’Arte di Varese celebra la Giornata Internazionale della Donna con “Pink and Powerful”, una collettiva tutta al femminile che sarà inaugurata l’8 marzo. L’esposizione mette in luce la capacità delle artiste contemporanee di farsi interpreti di un femminile potente e inesorabile, che affonda le radici nella grande tradizione artistica del passato. Un omaggio che si estende dalle visioni spiritualiste di Hilma Af Klint al dialogo con la natura di Kiki Smith, dalle atmosfere mistiche di Leonora Carrington alla sensibilità visionaria di Katsushika Ōi, fino al graffio pop di Pauline Boty e alla forza della poesia visiva. Una vera e propria “squadra da Champions” di artiste che raccontano il mondo attraverso lo sguardo di lei, con opere che spaziano tra astrazione, figurazione, installazioni e scultura, tutte unite dal fil rouge della ricerca e dell’espressione del femminile contemporaneo.

Sabrina Milazzo Bubble Minnie Pink

Annalù incanta con i suoi Dreamcatcher, vortici multicolori che catturano sogni e speranze. Claudia Giraudo affronta il tema del femminicidio attraverso la figura dell’agnello, simbolo di sacrificio e innocenza. Ilaria Del Monte crea stanze surreali in cui il dialogo tra donne diventa incantesimo. Alice Zanin dà vita al volo leggero e poetico dei suoi uccelli scultorei. Lara Martinato propone, in foglia d’oro, l’iconica figura della donna samurai, simbolo di forza e indipendenza. Sabrina Milazzo reinterpreta i personaggi Disney con una lettura pop e critica, mentre Valentina Diena affronta il fenomeno dell’overtourism con un’analisi iperrealistica. Valeria Vaccaro, con le sue Supermina, invita le donne a riscrivere il proprio destino in rosa. Marika Vicari trasforma il paesaggio emotivo in un’atmosfera seppiata attraversata da petali rossi. Valentina Ceci avvolge le sue architetture in un sogno rosato, sottraendole alla freddezza del design. Silvia Levenson ammonisce sul lato oscuro dell’amore con un’opera che trasforma un paio di guantoni da boxe in metafora di relazioni tossiche. Lene Kilde richiama alla memoria l’innocenza dell’infanzia con figure di bambine evanescenti. Jill Höjeberg, scolpendo il marmo in forme sinuose, celebra il corpo femminile e la sua capacità di generare la vita.

“Dal Femminile al Plurale”: A Villa Bagatti Valsecchi un Festival per Celebrare la Voce delle Donne

La splendida cornice ottocentesca di Villa Bagatti Valsecchi, a Varedo, ospiterà dall’8 all’11 marzo 2025 la prima edizione del festival “Dal Femminile al Plurale”, un evento pensato per dare spazio e voce alle donne attraverso arte, musica e letteratura. Organizzato dalla Fondazione La Versiera 1718 e curato da Elena Riva, Ilaria Centola, , e Manuel Zoia, il festival celebra le donne che hanno sfidato pregiudizi e stereotipi per costruire un mondo più giusto. La loro eredità, spesso marginalizzata dalla narrazione pubblica, trova qui un palcoscenico per essere raccontata e valorizzata. L’evento si avvale della potenza dell’arte in tutte le sue forme – dalla pittura alla scultura, dalla letteratura alla musica – per offrire un’esperienza immersiva e stimolante, che invita alla riflessione su tematiche attuali legate all’universo femminile. Il programma del festival si articola in incontri, talk, letture e performance musicali, alternando momenti di riflessione su temi di grande rilevanza sociale a spazi dedicati alla narrazione e alla creatività.


Elena Monzo Paturnia

Il cuore pulsante del festival è la mostra “Dal Femminile al Plurale”, curata da Ilaria Centola e Manuel Zoia con il supporto tecnico di Loris Innocenti. L’esposizione presenta le opere di ventisei artisti e artiste, che attraverso pittura e scultura esplorano la complessità della dimensione femminile, restituendone un’immagine sfaccettata e in continua evoluzione.

Tra gli artisti e le artiste in esposizione figurano:
Tiziana Cera Rosco, Erica Conti, Andrea Cusumano, Melissa Damson, Marillina Fortuna, Loredana Galante, Roberta Gatto, Patricia Glauser, Regina Josè Galindo, Elena Ketra, Gabriella Kuruvilla, Ambro Moioli, Barbara Lo Faro, Camilla Marinoni, Florencia Martinez, Anto Mellini, Rebecca Momoli, Elena Monzo, Mauro Moriconi, Dado Schapira, Giovanni Sesia, Livia Spinolo, Marco Ugoni, Urbansolid, Alice Voglino, Federica Zianni.

L’ensemble Decima Sinfonia accompagnerà gli eventi con un repertorio musicale pensato appositamente per l’occasione.

“Essere Donna”: Alla Galleria Fumagalli il Corpo Diventa Arte e Ribellione

Dal 5 marzo al 30 maggio 2025, la Galleria Fumagalli ospita la mostra “Essere Donna. Il corpo come strumento di creazione e atto di ribellione”, un’esposizione che esplora il corpo femminile come mezzo di espressione artistica, resistenza e ridefinizione dell’identità.

Curata da Maria Vittoria Baravelli e Annamaria Maggi, la mostra prende ispirazione dalle parole di Oriana Fallaci, che definiva l’essere donna come una sfida senza fine, un’avventura che richiede coraggio. Da questa visione nasce un percorso espositivo che raccoglie le opere di alcune delle più influenti artiste del panorama internazionale: Marina Abramović, Sang A Han, Annette Messager, Shirin Neshat e Gina Pane.

Dettaglio da Gina Pane Action Mélancolique Courtesy Galleria Fumagalli

«Essere donne non è un genere, ma un modo di vedere il mondo, di sperimentare sul proprio corpo la conquista e la perdita», spiegano le curatrici, sottolineando come queste artiste abbiano trasformato il proprio corpo in un campo di battaglia dove si intrecciano politica, vita, sangue, follia e fantasia. Nella storia, il corpo femminile è stato uno spazio di controllo e oppressione, ma anche di lotta e di autodeterminazione. Le artiste in mostra hanno scelto di sovvertire le convenzioni, utilizzando il proprio corpo come strumento di resistenza e di creazione. Il percorso espositivo include opere emblematiche della Body Art e dell’arte performativa, in cui il dolore, la spiritualità, la sessualità e l’identità si intrecciano per ridefinire il concetto di femminilità. Lea Vergine parlava del corpo come il luogo in cui si sperimenta tutto, un ponte tra l’individuo e il mondo: un concetto che guida anche questa esposizione, in cui il corpo femminile non è un oggetto passivo, ma un mezzo attivo di trasformazione e narrazione.

Tra i lavori esposti, spiccano alcuni capolavori della performance e dell’arte concettuale: “Thomas Lips” (1975-2002) Marina Abramović – Una delle performance più estreme dell’artista serba, in cui si incide un pentacolo sull’addome con un rasoio, mettendo alla prova i limiti del proprio corpo e la reazione del pubblico, che alla fine interviene per fermare il suo dolore. “Cicatrice de l’action” di Gina Pane – Un’indagine sul corpo attraverso il dolore e la ferita, che diventa simbolo di introspezione, amore estremo e spiritualità. Le opere di Sang A Han – L’artista coreana esplora il corpo femminile come luogo di creazione e delicatezza, ritraendolo con sensualità e poesia, intrecciando pittura e ricamo per raccontare la maternità e il desiderio. “Mes Voeux” di Annette Messager – Un’opera che gioca con l’identità, combinando fotografie di diverse parti del corpo per evocare una pluralità di esperienze, fisiche e psicologiche. La serie fotografica “Women of Allah” di Shirin Neshat – Un’indagine sulla condizione femminile in Iran dopo la rivoluzione islamica, che ritrae donne coperte dal velo e al tempo stesso pronte alla lotta, in un contrasto tra delicatezza e resistenza.

Le opere in mostra sono un manifesto di libertà e autodeterminazione, capaci di scuotere lo spettatore e di rimettere in discussione le narrazioni dominanti sul corpo femminile. Attraverso l’arte, “Essere Donna” ci invita a guardare il corpo non come un involucro, ma come uno strumento di lotta, conoscenza e trasformazione. Un corpo che non si lascia definire, ma che continua a reinventarsi e a resistere.

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