Che società abbiamo creato? Cosa riserverà il futuro, considerando la velocità del cambiamento? L’arte di Paolo Grassino genera molte domande.
Cos’è diventato l’uomo, in questa società in rapidissimo mutamento? Da padrone della tecnologia, a suddito dell’innovazione? Da libero a controllato? E soprattutto, cosa diventerà, considerando la velocità del cambiamento? Del cambiamento nei rapporti, tra uomo, società e natura. Del cambiamento delle abitudini, tanto fisiche quanto mentali. Queste sono sono alcune delle migliaia di domande che chiunque di noi, uscendo in strada, prendendo una metro, andando al lavoro, guardandosi intorno ogni giorno si pone. Se le pone naturalmente anche Paolo Grassino, forse un po’ più degli altri.
Nasce a Torino nel ’67, anno in cui poco distante, a Genova, si inaugurava la mostra che avrebbe dato vita a uno dei movimenti artistici più incisivi degli ultimi 50 anni. “Arte Povera”, curata da Germano Celant. Con le sue opere di grandissimo impatto Paolo Grassino riflette e fa riflettere sulle derive prese dalla società contemporanea, sul fragile e l’artificiale, sul cambiamento e sulla precarietà del mondo che conosciamo.
La sua ricerca si manifesta nella scelta dei materiali, che spaziano dal legno alla cera, dal cemento all’alluminio, fino alla gomma sintetica e al polistirolo. Ne risultano opere dal grandissimo impatto, tanto visivo quanto emotivo. Che generano nell’osservatore una profonda riflessione sul mondo che abbiamo creato, in cui viviamo e nel quale saremo costretti a vivere. Consapevoli che non sarà fermo e a dimensione d’uomo. Ma in cambiamento. Certo veloce e continuo. Ma possibile da controllare? L’arte di Paolo Grassino genera domande.
Paolo Grassino lavora in Italia con le gallerie Davide Paludetto di Torino, Eduardo Secci Contemporary di Firenze, Anna Marra Contemporanea di Roma.
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