Le 5 migliori copertine d’artista della musica italiana

Le copertine hanno un valore estetico importante quando si parla dell’uscita di un album: nel bene e nel male, rappresentano l’anima del disco che sono chiamate a rappresentare, sono il “volto” ufficiale dei brani che sono contenuti all’interno.

È per questo motivo che cantanti e musicisti spesso non si accontentano di farsi impaginare la copertina da un “normale” grafico, ma cercano un artista, più o meno famoso, spesso della loro stessa generazione, che possa rappresentare al meglio quello che vogliono veicolare con il loro prodotto musicale. Ed ecco che allora, altrettanto spesso, i dischi entrano nell’immaginario degli ascoltatori accompagnati anche dalle copertine che li hanno rappresentati: perché un’immagine, a volte, vale più di mille parole.

Dopo la top 7 dedicata agli artisti internazionali, ecco dunque la top 5 degli artisti che hanno collaborato con cantanti italiani per le copertine dei loro successi.

Ozmo: “Album” di Ghali

“Album” (uscito nel 2017 e pubblicato da Sto Records) del rapper italiano di origini tunisine Ghali, che con le canzoni Ninna Nanna, Cara Italia e Habibi ha superato 300 milioni di visualizzazioni solo sulla piattaforma di YouTube, ha riscontrato un grande successo da parte del pubblico aggiudicandosi il certificato triplo disco di platino con oltre 150mila copie vendute. L’artista che ha realizzato la copertina dell’album è lo street artist Ozmo. Uno stile bizzarro che richiama il collage, ma declinato in digitale, che l’artista toscano, oggi di stanza a Parigi, ha utilizzato molte volte nel suo lavoro, vede il rapper mettersi una corona in testa circondato da elementi di vario tipo, dalla bandiera dell’Italia a quella della Tunisia, a due bambini (che allude forse al titolo Bimbi, singolo di Charlie Charles), al Duomo di Milano, fino alle molte citazioni dalla storia dell’arte (dalla Medusa di Caravaggio al San Giorgio e il drago di Paolo Uccello); e ancora l’autobus 90, alieni, megafoni, piante, carte, dollari, numeri, e, vicino alla faccia del rapper, anche il sole, marchio identificativo di Ozmo. La copertina è una chiara citazione di un’altra cover famosa, “Michael”, l’undicesimo album del Re del Pop Michael Jackson e primo suo album postumo.

Felipe Cardeña: “Obladì Obladà” di Charlie Charles

Il riferimento storico, in questo caso, è quello della copertina dell’undicesimo album dei Beatles “Abbey Road”, conosciuta a livello mondiale per la posa iconica dei cantanti inglesi sulle strisce pedonali: “Obladì Obladà”, il singolo del producer Charlie Charles uscito nell’estate di quest’anno, è fin dal titolo un chiaro omaggio beatlesiano. Stessa strada, stessa posa ma non in un contesto urbano, bensì in un contesto favolistico e fortemente psichedelico. Il producer, seguito da The Sup, Ghali e Fabri Fibra, che nel singolo accompagnano le strofe di Charlie Charles con le loro inconfondibili voci, attraversano le famose strisce in un mondo alterato pieno di fiori, funghi psichedelici ma anche pianeti allineati, UFO, pesci, bolle. L’autore della copertina è l’artista cubano di origini spagnole Felipe Cardeña che, usando il suo inconfondibile stile floreale, ha voluto ricreare il contesto allucinogeno e postsurrealista di altre copertine famose, come quelle realizzate (ad esempio per i Santana nel mitico album “Abraxas”) dall’artista che ha più volte dichiarato essere un suo maestro, Mati Klarwein.

Valerio Berruti: “Angoli nel cielo” di Lucio Dalla

L’immagine fanciullesca e innocente del bambino con addosso una scatola-giocattolo, con tanto di ali e di testa d’uccello, che si presume possa farlo volare nei territori della fantasia, è l’immagine che campeggia sulla copertina dell’album Angoli nel cielo di Lucio Dalla, uscito nel novembre del 2009. Autore, è l’artista di origini piemontesi Valerio Berruti, classe 1977, che nei suoi dipinti si rifà sempre all’innocenza e alla purezza dell’infanzia, affrontando così il tema degli affetti, della memoria, del quotidiano e dei legami familiari, attraverso uno stile molto riconoscibile, dai tratti semplici e stilizzati. Bambini e bambine che giocano, che danzano e si abbracciano, raffigurano sempre la quintessenza dell’innocenza e della semplicità. Tutto questo lo si percepisce perfettamente nell’immagine della cover. Anche il titolo del dipinto originale, I can fly, allude infatti alla possibilità di volare con l’immaginazione, liberi dalle leggi della razionalità del mondo adulto. Curiosità, sogno, immaginazione sono del resto gli elementi che caratterizzano non solo la poetica di Berruti, ma anche quella del cantautore bolognese.

Francesco Vezzoli: “Disumano” di Fedez

Francesco Vezzoli, dopo aver raffigurato Chiara Ferragni nei panni della Madonna rielaborata da un quadro del Sassoferrato, ha preso come modello Fedez per la cover dell’album Disumano del rapper milanese, uscito a novembre del 2021. Due busti in marmo raffigurano il cantante, ognuno con un’espressione facciale diversa, strana, unica. Il lavoro prende ispirazione dalle teste dello scultore tedesco Franz Xaver Messerschmidt, che nel Settecento scolpiva bizzarre espressioni facciali di un unico soggetto. Un altro lavoro, realizzato sempre da Vezzoli, è la cover del singolo Mille. La hit dell’estate del 2021, con oltre 125milioni di visualizzazioni, raffigura il trio Fedez, Orietta Berti e Achille Lauro nelle vesti delle tra Grazie ne La primavera del Botticelli.

Domenico Dell’Osso: “Museica” di Caparezza

Spingendoci verso la Lowbrow Art in salsa italiana, troviamo il sorprendente lavoro di Domenico Dell’Osso (definito da alcuni come il capostipite dei pop surrealisti italiani), autore dell’opera poi diventata copertina dell’album intitolato Museica, sesto disco del rapper italiano Caparezza uscito nell’aprile del 2014. Un coccodrillo, una giraffa, un panda, una zebra, un ippopotamo e ancora una balena, un rinoceronte e diversi omini – le classiche figure dai tratti un po’ fumettistici sempre presenti nei quadri di Dell’Osso – che guardano l’oceano in un tramonto bizzarro, circolare, perfettamente armonioso, dai tratti fiabeschi e surreali. Come afferma l’artista, l’opera è “uno splendore che si può apprezzare pienamente abbandonando ogni vano tentativo di dominio e controllo sull’esistenza stessa e accettando il tutto come un perfetto, inspiegabile, grande mistero. Il senso della vita è la vita stessa. In quest’opera non sono importanti i singoli elementi quanto l’armonia tra gli stessi”.

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