Quali sono le 5 opere d’arte più iconiche dell’arte contemporanea? Noi vi diamo la nostra lista. Voi scriveteci la vostra!
In molti hanno steso e condiviso con il mondo la loro personale lista delle maggiori opere d’arte contemporanea mai realizzate. Possibile partorirne una definitiva? Ovviamente no, ci mancherebbe! E questo articolo certamente non vuole esserla. Ci divertiva però scrivere la nostra (anzi la mia) personale lista, condividerla con voi e soprattutto scoprire le vostre. Quali sono secondo voi le 5 Opere più Iconiche dell’Arte Contemporanea (dal 1990 ad oggi, tanto per darci un arco temporale)?
Ecco la mia.
Dropping a Han Dynasty Urn (Ai Weiwei, 1995)
Ai Weiwei è senza alcun dubbio uno degli artisti più influenti per l’arte degli ultimi vent’anni, e quest’opera meglio di ogni altra esprime il messaggio che ha caratterizzato la sua intera produzione artistica. “Dropping a Han Dynasty Urn” immortala Ai Weiwei che lascia cadere un’urna cerimoniale cinese di oltre 2000 anni, dall’enorme valore culturale, simbolico ed economico. Distruggendo un oggetto iconico, l’artista getta via simbolicamente l’intera eredità che il suo paese gli ha tramandato. A partire da “Dropping a Han Dynasty Urn” Ai Weiwei continuerà ad usare oggetti antichi per tutta la sua carriera, esprimendo costantemente il suo interrogarsi sui valori culturali che la società contemporanea ha ereditato.
There is always hope (Banksy, 2002)
Ci sono diversi motivi che fanno di Banksy uno degli artisti più celebri dei nostri giorni. Banksy affronta i drammi della società contemporanea, quelli che noi tutti percepiamo, in maniera semplice e diretta. Banksy è fuori dai musei e dalle gallerie. È sui muri delle città. Banksy non ha un volto. Perché Banksy è un po’ tutti noi. Comparso nel 2002 su un muro di South Bank, a Londra, “There is always hope” è forse l’opera più iconica dello street artist inglese. Sul significato di questo stencil si è discusso davvero all’infinito. La società contemporanea ha perso per sempre l’amore e la sua innocenza? O c’è ancora speranza?
L.O.V.E. (Maurizio Cattelan, 2010)
Forse non per il mondo interno, ma certamente per noi italiani, L.O.V.E. è un’opera d’arte davvero iconica, tanto per l’autore, l’artista contemporaneo italiano più noto nel pianeta, quanto per il significato ed il contesto storico. Realizzata da Maurizio Cattelan e posizionata simbolicamente davanti al palazzo della borsa di Milano nel 2010, L.O.V.E. ha rappresentato e rappresenta tutt’ora il sentimento condiviso da un intero paese devastato dalla crisi economica, verso il mondo dell’alta finanza. Ma quel gigantesco dito medio verso chi è davvero indirizzato? Il nome è un acronimo di Libertà, Odio, Vendetta, Eternità.
The physical impossibility of death in the mind of someone living (Damien Hirst, 1991)
Che dire, lo squalo di Damien Hirst è senza dubbio una delle più iconiche opere d’arte contemporanea mai realizzate. Oltre ad essere simbolo dell’intero lavoro di uno degli artisti più controversi ed apprezzati degli ultimi trent’anni, “The physical impossibility of death in the mind of someone living” è diventata l’immagine del mercato dell’arte contemporanea. Nel 1991 il celeberrimo gallerista Charles Saatchi commissiona al giovane Damien Hist un’opera per 50.000$. Lui ne usa 6000$ per acquistare uno squalo tigre morto di 4 metri e mezzo, e lo mette sotto formaldeide. Lo stesso Saatchi venderà nel 2004 quella vasca di vetro ad 8 milioni di dollari. Così ebbe inizio lo show di Damien Hirst.
All the Eternal Love I Have for the Pumpkins (Yayoi Kusama, 1991)
Realizzata per il padiglione del Giappone alla Biennale di Venezia del 1993, “All the Eternal Love I Have for the Pumpkins” è l’installazione che più di ogni altra racchiude i due elementi distintivi di una delle più famose ed amate artiste contemporanee: Yayoi Kusama. In primo l’utilizzo degli specchi volti a creare l’illusione di un estensione infinita dell’opera. In secondo la zucca, simbolo estremamente ricorrente nei lavori dell’artista. Da dove nasce l’ossessione dell’artista per le zucche? La famiglia di Yayoi Kusama coltivava le zucche in dei grandi vivai, e fin da bambina l’artista trovava conforto osservando le loro forme colorate. Le zucca rappresenta in qualche modo l’alter-ego vegetale dell’artista giapponese.