Daniel Arsham rende elastici gli spazi trasformando muri in pareti liquefatte che nascondono scritte e corpi in movimento. O che si aggrovigliano fra loro.
Al centro dell’installazione appena inaugurata alla Nanzuca Gallery di Tokyo c’è un uomo che pende dal soffitto avvolto da una colata di cera bianca. E’ proprio questo uno dei tratti distintivi dell’artista e sculture americano Daniel Arsham, in mostra fino al 30 giugno presso la galleria giapponese (se qualcuno dovesse passare di lì), quello di rendere elastici gli spazi trasformando muri in pareti liquefatte che nascondono scritte o corpi in movimento. O che si aggrovigliano fra loro.
Si tratta dell’esposizione “Architecture Anomalies”, dove l’artista si è divertito a stravolgere gli ambienti e a farli interagire con i visitatori. “Falling Clock”, ad esempio, è un semplice orologio realizzato in fibra di vetro che si inclina su un lato rimanendo intrappolato tra le pieghe morbide della parete. Chiamato anche “l’archeologo del futuro”, Daniel Arsham è solito stravolgere una varietà di oggetti moderni in cimeli fatiscenti. Fonde sculture classiche in gesso con cenere vulcanica, ossidiana, polvere di carbonio e quarzo rosa, erodendole come se gli oggetti che riproduce appartenessero al passato. E lo spettatore fosse catapultato improvvisamente nel futuro.
In corso sempre fino al 30 giugno, anche Galerie Perrotin di Tokyo espone Arsham con l’allestimento “Color Shadow”, un lavoro che raggruppa una serie di sculture realizzate con i materiali che predilige da sempre, gesso e metallo, uniti per la prima volta al bronzo. Si tratta di opere che raffigurano peluche erosi e degradati, posizionati nello spazio in relazione fra loro fino a creare un’atmosfera d’altri tempi.
Si tratta di un nuovo corpus di opere a parete realizzate con patch di stoffa ispirate a personaggi immaginari. “Questi lavori richiamano la cultura pop” si legge nel comunicato diffuso dalla galleria che riporta le parole dell’autore. Il chiaroscuro di colore che si trova in “Cookie Monster Patch” o in “Pepe Le Pew Patch” è una sperimentazione nuova per Arsham, dato il solo consueto utilizzo di tinte monocromatiche. Nonostante il carattere scherzoso dei peluche (utilizzati anche in “Crystal toys”), la mostra presenta uno dei temi ricorrenti nelle sue performance: la fragilità e la fugacità del tempo.