I Gelitin/Gelatin, celebre collettivo austriaco noto per le sue opere dissacranti e provocatorie, irrompono per la prima volta a Roma con Nimbus Limbus Omnibus, un progetto espositivo site-specific curato da Bartolomeo Pietromarchi, parte della quarta Stagione di FOROF. Dal 2 ottobre 2024 al 30 giugno 2025, nel suggestivo Palazzo Roccagiovine, situato al Foro Traiano, la mostra instaura un dialogo vibrante tra l’antico e il contemporaneo, una sorta di cortocircuito visivo che mette in risonanza l’archeologia della Basilica Ulpia con la sfacciata contemporaneità dei Gelitin.
L’installazione, pensata appositamente per FOROF, si ispira al rito romano della “manumissio”, cerimonia di liberazione degli schiavi che avveniva proprio nell’abside della Basilica Ulpia. In questo progetto, la “liberazione” diventa un atto di rottura che infrange i confini tra passato e presente, trasportando lo spettatore in una dimensione liminale dove si dissolvono i vincoli della consuetudine.
La mostra si articola in due sezioni, trasformando l’ipogeo di FOROF in una sorta di ventre della memoria. Nella prima parte, gli artisti espongono una selva di sculture e oggetti accumulati nel corso dei loro venticinque anni di carriera, tra materiali riciclati, assemblaggi eterogenei e arredi smontati. Questo archivio caotico richiama un ossario postmoderno, dove ogni elemento diventa un frammento di un puzzle di storie e significati stratificati. La seconda parte si svolge nei resti della Basilica Ulpia, dove una serie di busti creati nel 2019 prende vita per la prima volta in Italia. Queste sculture, caratterizzate dalla doppia nuca che si riflette l’una nell’altra, sovvertono brutalmente l’iconografia classica, invitando lo spettatore a guardare oltre la superficie, in una riflessione disturbante sulla dualità dell’essere: esterno e interno, positivo e negativo, originale e copia.
L’intera installazione di Nimbus Limbus Omnibus si configura come una sorta di rito di passaggio, una processione surreale e visionaria, capace di mescolare il sacro con l’irriverente. Le opere, come spettri emergenti dal passato, si manifestano con una presenza destabilizzante, trasportando il visitatore in una drammaturgia crescente, dove la tensione si accumula fino a culminare in un’esperienza sensoriale e fisica che scuote le certezze.
In occasione dell’inaugurazione, i Gelitin/Gelatin celebreranno la mostra con una cerimonia fuori dagli schemi: una festa dove i dolci, preparati dagli stessi artisti in collaborazione con Rimessa Roscioli, saranno serviti su una tavolata di dieci metri, una sorta di banchetto onirico che trasforma il cibo in parte integrante dell’opera. A completamento della mostra, verrà pubblicato un catalogo monografico, edito da Magonza, che includerà materiali inediti, documentazione visiva e testi critici, offrendo una finestra privilegiata sull’immaginario e sulla poetica del collettivo.
In parallelo, il progetto sarà arricchito dal Public Program di Episodi, una serie di eventi curati da Pietromarchi, dove arte, performance e musica si intrecceranno in una continua attivazione del dialogo tra le opere e il pubblico. Ogni evento diventerà un atto performativo a sé stante, capace di riflettere e amplificare i temi centrali di Nimbus Limbus Omnibus, esplorando la complessità della libertà attraverso il linguaggio multiforme della contemporaneità.