La galleria Umberto di Marino ha presentato lo scorso 4 Ottobre la mostra “Pensiero Dipinto in Movimento Scritto”, l’ultima personale di Marcello Jori, le cui innumerevoli produzioni sono esposte “senza alcuna pretesa di stabilire gerarchie”. Una democratizzazione dell’esposizione che a tratti sfiora l’anarchia, ma che ben si sposa con l’illimitato senso di eternità dell’arte, un incessante panta rei creativo caro all’artista.
Quando parliamo di Marcello Jori dobbiamo pensare a tutta una serie di lavori e opere che partono dagli anni ’70 e ’80, che non possono essere ingabbiate in canoniche definizioni, nonostante un certo senso di lieve angoscia nel non poter non definire il suo ruolo sia come l’ereditiero anticonformista del ’68 sia come il designer un po’ più vicino ad una funzione pop dell’arte. Ciò che resta chiaro, è che l’arte del fumetto non aveva all’epoca la popolarità di cui gode adesso.
Al terzo piano di questo palazzo in Via Monte di Dio 9, a Napoli, si trova la galleria UDM, che centellinando sapientemente le informazioni sull’artista, vi accompagnerà verso gli spazi di Casa di Marino, dove la mostra prosegue. Sarebbe impossibile tracciare una visita di questa esposizione, vale la pena iniziare quindi, dalla positiva ossessione dell’artista per l’opera “Une Dimanche après-midi à l’Île de la Grande Jatte”, dipinto da Georges Surat tra il 1884 e il 1886 e custodita all’Art Institute di Chicago.
Nelle undici tavole de “La storia dipinta dell’arte (La genesi)”, 2014, l’artista scrive: “Qualsiasi direzione si decidesse di prendere, in avanti o indietro, sempre e comunque si arriverebbe qui dove siamo sempre tutti: al presente. Potremmo cominciare puntando il dito su una pagina qualunque di un libro di pittura…Ecco per caso è capitato un quadro del 1884, “La Grande Jatte”, il capolavoro di Georges Seurat. Grazie a lui possiamo abbracciare un arco di tempo che dal diciannovesimo secolo ci riporta ai fregi del Partenone. Nei bassorilievi dell’antica Grecia, Seurat trova l’ispirazione per celebrare la sua Parigi dell”800. Sono quelli i modelli di pietra che l’artista sbriciolerà trasformandoli nella sua polvere di pittura, chiamata: “pointillisme”. Una tecnica talmente avvenieristica da anticipare il pixel televisivo, ma anche un atteggiamento e un metodo così avanzati da annunziare l’avvento dell’arte astratta e schiudere le porte dell’arte concettuale a venire.”
Nel 2013 crea l’opera “Le grand jour à l’Île de la Grande Jatte”: il titolo è evocativo poiché l’opera è la sintesi finale della storia tra Jori e il dipinto di Seurat. Dopo il via libera dal Museo, l’artista portò con sé una riproduzione in scala dell’opera, consentendogli di compiere ciò che desiderava da anni: collocare la riproduzione all’Île de la Grande Jatt e aspettare la neve. In questo modo, il Puntinismo della Natura, e il Puntinismo dell’arte si sarebbero finalmente incontrati in una battaglia di supremazia creativa, e Jori avrebbe potuto stabilire la vincente. Nel 2015, in concomitanza con una grande mostra alla Fondazione Marconi, pubblica un omonimo libro illustrato che mostra le fasi e l’ispirazione di tutta questa avventura.
Disegni su carta, acquerelli, libri e qualche tela: quali che siano il supporto e la tecnica, le opere di Jori raccontato la visione di un artista istrionico alle prese con la giostra che è stata il mondo negli ultimi decenni. Attraverso i suoi occhi carpiamo il sentiment delle discussioni politiche; stili e design con incredibili tratti di consapevolezza culturale. Quando ci sentiamo sopraffatti da un’ironia che non taglia ma trafigge, siamo in presenza dei fumetti “Feto e Carletto”. Se percepiamo Vanity vibes, probabilmente stiamo osservando i disegni per le numerose case di moda, pubblicati come campagne pubblicitarie su Vogue o Vanity Fair.
E poi, l’ispirazione più grande di tutte: l’arte stessa, come motore di vita e promessa di infinito. Proclamata unica sola salvezza contro la mortalità dell’uomo, con fare profetico e redarguente. “Pensiero Dipinto in Movimento Scritto” non è – solo – il titolo dell’ultima personale di Marcello Jori. È l’unico modo possibile, per l’artista, di definire la sua diversificata antologia di opere: la creatività che cammina al passo con il perpetuo fluire delle idee.