Le Ossessioni di Sigmund Freud per Leonardo da Vinci

Nel 1909, Sigmund Freud, precursore della psicoanalisi, inviò una lettera al collega Carl Jung, descrivendo un paziente con un profilo particolarmente intrigante. Freud faceva notare somiglianze con Leonardo da Vinci, sottolineando tuttavia la mancanza nel suo soggetto della genialità che contraddistingueva l’illustre artista rinascimentale.

L’interesse di Freud per Leonardo risaliva a molto tempo prima e lo sfondo di questa ossessione risiedeva in uno specifico romanzo russo del 1900 dedicato a Leonardo, che Freud amava particolarmente. Un paziente di Freud, proveniente da Vienna, stimolò una più profonda indagine su Leonardo, portando Freud a dedicarsi alla raccolta di storie, critiche, repliche di opere dell’artista, e nel 1910 alla pubblicazione di “Leonardo da Vinci, Ricordi di Infanzia”.

Sebbene generalmente contrario alle biografie, considerate da Freud come una forma di adorazione eroica e indulgenza in “fantasie infantili”, Leonardo rappresentava per lui un’eccezione. Il fascino di Leonardo era lo stesso che ancora oggi affascina ed attrae l’immaginazione: un enigma. Da Vinci era un artista che rifiutava non solo le ricchezze, diversamente da molti suoi contemporanei, come il Perugino, ma sceglieva sempre più spesso di indulgere in riflessioni private anziché dedicarsi alla pittura.

Freud visse Leonardo come un personaggio geniale e contraddittorio: vegetariano ma allo stesso tempo incline a dissezionare umani e animali, critico della guerra ma capace di progettare armi, un uomo che, seppure ripudiando la lussuria e la procreazione, era in grado di padroneggiare la rappresentazione della sensualità femminile nei suoi dipinti.

Il saggio di Freud affrontò le due eternelle domande su Leonardo: perché era così bravo in tutto e perché il sorriso della Monna Lisa è così affascinante? Attraverso la psicoanalisi, come faceva con i suoi pazienti, Freud cercò di indagare la biografia precedente di Leonardo. Il cuore dell’analisi di Freud era l’infanzia di Leonardo, la quale rappresentava un terreno fertile per la formazione della sua genialità. Leonardo, nato fuori Firenze da un notaro e una contadina, venne poi adottato dal padre e dalla sua nuova moglie, Donna Albiera.

Circa il sorriso della Monna Lisa, Freud fece riferimento ad un aneddoto presente nel Codex Atlanticus di Leonardo, dove si narrava di un avvoltoio che aprì la bocca al piccolo Leonardo con la coda, picchiettandogli le labbra. Freud interpretò questo ricordo come un’allusione all’allattamento o al bacio materno.

Freud riteneva che le prime sculture di terracotta di Leonardo, raffiguranti teste di bambini e una donna che rideva, fossero una rappresentazione velata di sé stesso e di sua madre Caterina. Più tardi, quando Leonardo conobbe Lisa del Giocondo, Freud ritenne che ella risvegliò in lui il ricordo della madre della sua più tenera infanzia. Il sorriso della Monna Lisa, pertanto, poteva ricondurci ad un sorriso materno, oscillante tra “riserva e seduzione, tenerezza e sensualità”.

Come Leonardo, anche Freud beneficiò dell’attenzione di una madre affettuosa e, proprio come Leonardo aveva deviato dalla pittura per esplorare una nuova forma di scienza, Freud aveva abbandonato l’anatomia per la psicoanalisi. Leonardo rappresentava l’uomo enigmatico e geniale del suo tempo, e Freud si riteneva all’altezza del compito di analizzarlo.

In conclusione, nessuno meglio di Freud avrebbe potuto affrontare il mistero di Leonardo, svelando le complesse dinamiche della sua genialità. Ogni scoperta, ogni ossessione, ogni avvenimento della vita di Leonardo costituiva una fonte inesauribile di ammirazione e di studi per Freud, e in ogni angolo oscuro dell’esistenza di Leonardo, Freud scorgeva ombre e luci che solo lui poteva interpretare. Il frutto di questa ossessione è una testimonianza affascinante dell’incontro tra due menti di eccezionale acume, seppur separate da secoli di tempo.

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