L’open studio dei giovani artisti della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia

Nella giornata di sabato 16 marzo, gli artisti assegnatari degli studi della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, nelle sedi di Palazzo Carminati e del Chiostro dei SS. Cosma e Damiano in Giudecca, hanno aperto le porte dei loro atelier al pubblico. 

L’open studio è un’occasione per far conoscere sia i giovani talenti, selezionati tramite un bando di concorso per 15 studi d’artista dei quali nove assegnati alla Giudecca e sei nella sede di Palazzo Carminati, sia per far conoscere la loro ricerca artistica, affiancati in questi mesi dalla curatrice Cristina Beltrami, avvicinandoli al pubblico e alla città. La permanenza negli studi dei giovani artisti, iniziata nell’ottobre 2023, si concluderà nei mesi estivi con una mostra finale corredata da catalogo.

La Fondazione Bevilacqua La Masa, istituzione prima denominata “Opera” e fondata dalla duchessa Felicita Bevilacqua La Masa nel 1898, ha il programma di residenze considerato fra i più antichi d’Europa. Nel testamento di fine Ottocento, infatti, la duchessa aveva disposto che la propria residenza privata, Palazzo Ca’ Pesaro, venisse destinata a giovani artisti per permettere loro di entrare nel circuito artistico della città, dove altrimenti avrebbero avuto difficoltà ad inserirsi, soprattutto per la partecipazione alle grandi mostre.

Nel 1908 nacque ufficialmente a questo scopo la Fondazione Bevilacqua La Masa che permetteva non solo ai giovani artisti di esporre nelle sale di Ca’ Pesaro ma anche fungeva come importante occasione di vendita delle opere e, sempre per volere della duchessa, come luogo di residenza e studio nei locali del terzo piano del palazzo. Ad oggi, mentre il palazzo di Ca’ Pesaro è totalmente adibito a sede museale, la Fondazione Bevilacqua La Masa continua a portare avanti l’originaria missione di promozione dei giovani artisti con gli atelier e gli studi collocati a Palazzo Carminati e nel complesso dei SS. Cosma e Damiano. 

I giovani attualmente in residenza per l’anno 2023 – 2024 sono: Nadezda Golysheva, Giuseppe Lo Cascio, Matteo Rattini, Giovanni Sambo, Matilde Sambo e Stefano Stoppa assegnatari degli atelier presso Palazzo Carminati, mentre Alexander Koch, Enrico Loquercio, Rebecca Michelini, Carlo Negro, Eric Pasino, Chiara Peruch, Elsa Scagliarini, Pierluigi Scandiuzzi e Jacopo Zambello presso il chiostro dei SS. Cosma e Damiano.

In Giudecca, nel complesso con l’antico chiostro, gli atelier si collocano sul lato destro dell’edificio e ospitano per lo più artisti dediti alla pittura, grazie a una maggiore ampiezza di spazi e di movimento per il lavoro su grandi supporti. Entrando si viene subito colpiti dalla disposizione casuale di oggetti e strumenti di lavoro ovunque: tubetti di colore, pennelli, tavolozze, scotch carta, tele e supporti di vario genere, accompagnati da oggetti di ogni tipo per fornire suggestioni e ispirazioni visive. I visitatori entrano timidi e, quasi in punta di piedi, si aggirano affascinati in un religioso silenzio fra i vari atelier delimitati o da pannelli divisori o collocati in piccole stanze, dove ogni giovane artista ha più o meno personalizzato con le proprie caratteristiche lo spazio. Sui tavoli si possono sfogliare libri con schizzi e bozzetti, appunti e oggetti vari. I giovani artisti parlano fra loro, si scambiano opinioni e consigli, illustrano ai visitatori il loro lavoro fieri ed emozionati al tempo stesso. 

In questa sezione prevale principalmente la pittura figurativa, chi più aderente al naturalismo chi con tendenze più evocative e metafisiche con i lavori di Alexander Koch, Enrico Loquercio, Carlo Negro, Eric Pasino, Chiara Peruch e Jacopo Zambello mentre Rebecca Michelini si dedica alla composizione di creature immaginarie con elementi naturali, Elsa Scagliarini realizza un libro fotografico e stop motion, Pierluigi Scandiuzzi raggruppa oggetti di varia entità come reperti archeologici del nostro tempo.

Negli atelier di Palazzo Carminati, causa anche gli 88 scalini da percorrere per raggiungerli, lavorano giovani artisti che hanno a che fare prevalentemente con grafica, video e fotografia come Matteo Rattini, Giovanni Sambo, Stefano Stoppa, mentre commistioni con la scultura e l’installazione sono qui elaborate da Nadezda Golysheva, Giuseppe Lo Cascio e Matilde Sambo. 

Stefano Stoppa

Dimensione interiore e dimensione collettiva, rapporto con le nuove forme di comunicazione e raffronto con quelle tradizionali, ambiguità dei luoghi fisici e della mente, intersezione tra reale e virtuale, ricerca e contatto del corpo e dei sensi in relazione all’ambiente, immaginari evocativi per narrare la società contemporanea e le sue contraddizioni attraverso ironia e cambi di prospettiva: questi sono in linea generale i temi esplorati da questi giovani nati tra 1993 e 2003.

In un periodo fervido come quello di queste settimane che anticipano l’apertura della 60ma Biennale d’Arte di Venezia, poter accedere agli atelier di questi ragazzi talentuosi che con entusiasmo e allo stesso tempo determinazione si raccontano e si mostrano al pubblico, è una possibilità arricchente che porta il visitatore, anche estraneo al mondo dell’arte, ad avvicinarsi con mano ad un mondo di ricerca, studio, sacrificio e fatica, oltre che di grande passione, ridimensionando di molto la mondanità che invece pervade i grandi eventi di risonanza internazionale. 

Colpisce il cartello situato all’ingresso della sede degli studi in Giudecca, in cui i ragazzi scrivono “grazie Felicita”, consapevoli e grati dell’opportunità unica che allo stesso tempo li fa rientrare nella storia della Fondazione Bevilacqua La Masa, fucina di grandi artisti della città lagunare e non solo, da più di un secolo.

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