“Se c’è un tempo della vita che non va mai sprecato, è quello in cui parliamo ai giovani. Sono semi che gettiamo perché il futuro sia più bello e rigoglioso. A questo fine bisogna piantare i Valori, radici salde e rami alti che guardino il cielo”. È con queste parole che il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri e Generale di Corpo d’Armata Teo Luzi inaugura il Calendario Storico 2025. Marco Lodola è uno dei protagonisti di questa nuova edizione: artista dall’animo pop, tra i fondatori del movimento del Nuovo Futurismo.
La sua carriera ha inizio nei primi anni Ottanta, quando decide di sostituire la tela con supporti di plastica. Un giorno, in una ditta di insegne pubblicitarie, vede una figura illuminata e ai suoi occhi appare già come un’opera: è così che nascono le sue celebri sculture di luce. Il suo interesse per l’Arma inizia invece con Pinocchio, letto per la prima volta da bambino: le divise dei gendarmi gli facevano paura, ma il fascino dei colori lo catturava. Da quel momento, Lodola ha cominciato a studiarne i significati e simboli. Lavora d’istinto: trova un tema e si butta, per poi comprenderne a fondo il significato.
Il progetto è un’ulteriore conferma della volontà di Lodola di avvicinarsi a un pubblico fuori dal museo, rendendo omaggio all’Arma dei Carabinieri: persone che si curano della nostra sicurezza, proteggendo e garantendo la libertà. Il vigore e la tradizione che costituiscono un’icona italiana da oltre due secoli vengono restituiti dal look moderno e pop di quindici sculture luminose. Tuttavia, sono i disegni e gli schizzi ad arricchire il nuovo calendario. Alcuni brillano di rossi, gialli e blu, altri sono lasciati in bianco e nero: semplice matita su carta, colorata dalle parole di Maurizio De Giovanni. L’amato scrittore e sceneggiatore, noto soprattutto per i romanzi gialli, ha infatti scritto dodici storie, una per ogni mese.
La dedica è ai nostri giovani, una generazione che ha eretto un muro davanti agli adulti, un muro che queste storie vogliono abbattere. Oggi più che mai è di fondamentale importanza aprire finestre per dialogare e andare dall’altra parte. L’allarme lanciato è forte e martellante, come dimostrano le tragiche notizie che coinvolgono sempre più spesso i giovani. Questo è il lavoro che quotidianamente affrontano le donne e gli uomini che decidono di indossare la divisa rossa e blu: un simbolo di valori indispensabili per costruire il futuro.
Le dodici lettere di un Maresciallo Comandante di Stazione raccontano queste sfide: un uomo riservato, un marito che ha perso la moglie e, soprattutto, un padre che cerca di comunicare con il figlio adolescente. Decide quindi di scrivergli, con la passione civile e l’amore di un genitore, tutto quello che non riesce a dire. Le parole diventano strumenti per scavare una buca davanti al muro, sollevando mucchio per mucchio la terra, aprendo un varco per passare dall’altra parte, senza fare rumore. Sono storie tratte dall’esperienza quotidiana, che si vivono dentro e fuori la Stazione; storie raccontate con parole semplici, ma capaci di affrontare temi complessi come bullismo, dipendenze e rispetto per l’altro.
Allo stesso modo, i “disegnini” di Marco Lodola sono schizzi che illustrano ogni argomento con delicatezza e precisione. Forme semplici e linee pure, libere da decori superflui, dove ogni tratto è essenziale. Una punta di giallo illumina ogni figura, un barlume di speranza che guarda al futuro. Gli stessi disegni prendono poi vita attraverso la luce, vestendo sagome che fluttuano nel buio nella mostra Luci Blu presso la Galleria Deodato Arte di Roma. Il risultato è un grande racconto visivo, un film che si snoda tra le pagine del calendario e si conclude sulle pareti della mostra.
Frame dopo frame, storia dopo storia, la trama è unica, così come il messaggio finale, semplificato nelle parole del Generale Teo Luzi: “Se tutti educhiamo i figli al rispetto dell’altro, la partita del futuro è già vinta”.