Fino al 16 ottobre 2022 DISPLAY di Parma presenta l’opera site specific “Somma” dell’artista Michael A. Robinson
Somma di Michael A. Robinson propone una riflessione sul potere delle immagini di generare realtร intelligibili e forme di comunicazione iconica simili a quella testuale, partendo da alcune questioni chiave che interessano la circolazione e trasmissione dei media visivi e la loro iper-connessione con lo spazio fisico e digitale.
Lโinstallazione รจ costituita da sculture metalliche sospese e luci a led ed รจ progettata a partire dagli stimoli suggeriti dal nome e dallโentitร dello spazio espositivo, DISPLAY.

Come espresso nel titolo, la somma delle diverse componenti dellโinstallazione genera per lโartista una sola immagine che, come su uno schermo, risulta dallโaggregazione di piรน elementi.
Lโopera รจ dunque concepita per essere unโimmagine puramente astratta dove gli oggetti metallici, la luce e i suoi riflessi instaurano un dialogo reciproco come utilizzando un proprio alfabeto โ il linguaggio universale delle forme e delle corrispondenze.
Cosรฌ, come qualsiasi immagine allโinterno di un monitor, lโinstallazione intende trasmettere codici e informazioni che visualizzano e raccontano la relazione dellโopera con lo spazio e il modo in cui questo รจ ri-configurato dalle sue qualitร formali, fino al momento della ricezione in cui lโosservatore รจ chiamato ad astrarre un messaggio, unโimmagine dallโopera.
La visione del critico David Joselit rispetto alle opere di Michael A. Robinson
La mostra prende le mosse da alcune riflessioni del critico americano David Joselit contenute nel saggio After Art (2012) : cosa genera davvero significato in una mostra, il lavoro dellโartista, il testo di un curatore, o i meccanismi di ri-formulazione e ricezione del pubblico?
In particolare, Joselit proponeva un nuovo statuto dellโimmagine nellโera digitale, individuando e analizzando le pratiche artistiche basate su processi simili a quelli informatici: archiviazione, ricezione, formattazione e manipolazione di dati esistenti e poi trasformati in qualcosa di nuovo, che il critico definisce โformatโ.
Gli artisti diventano motori di cerca umani, a fronte di queste nuove modalitร di creazione, i quali attingono a un bacino illimitato di significati, oggetti e stimoli visivi ricontestualizzati e riformulati nell’opera-format.
Per Joselit, a prescindere dal medium, lโopera dโarte nellโera della tecnologia digitale รจ un pattern, uno schema costruito a partire da una compulsiva accumulazione visiva.
Cosรฌ, il vero statuto dellโopera non puรฒ corrispondere piรน a qualitร estetiche o a criteri di unicitร , quanto piuttosto alla rete di relazioni ed esperienze tessute dallโartista.
Esperienze strettamente dipendenti dalle circostanze โ geografiche, istituzionali, economiche, in cui lโopera di fatto esiste.
Sulla scorta delle considerazioni di Joselit sulla proliferazione massiva delle immagini e sul concetto di format come aggregato di diversi riferimenti, Michael A. Robinson realizza unโinstallazione che evoca una specie di macchinario per la visione, in cui forme e luci costruiscono un universo privo di ulteriori contenuti, qualcosa che supera lโesigenza di soggettivitร e lโautorialitร del gesto artistico.

Somma รจ unโimmagine di transito, un sistema di forme interconnesse che cercano di sfuggire allโipertrofia dei significati veicolati dalle immagini e depositati nel nostro modo di conoscere e comunicare il mondo.