a cura di Paola Martino e Alessandro Riva
Dal 20 al 22 ottobre la Fabbrica del Vapore di Milano, nello spazio ex Cisterne, con i suoi milleduecento metri quadri distribuiti su due livelli, punta i riflettori sulla scultura con la settima edizione di Milano Scultura: circa 40 tra artisti e gallerie presenti.
La direzione è di Ilaria Centola, con la curatela di Valerio Dehò, l’obbiettivo dell’esposizione è che non sia solo per gli addetti ai lavori, ma anche per un pubblico più eterogeneo che può avvicinarsi alla scultura attraverso una manifestazione lontana da quell’esclusività che spesso caratterizza il mondo artistico contemporaneo, grazie anche ad una serie di talk in cui esperti del settore si confronteranno con i visitatori.
Ecco, scelte in anteprima per i lettori di Artuu, le 10 opere da non perdere all’interno della manifestazione.
La galleria Gilda Contemporary art, presenta l’opera dell’artista italo-argentina Florencia Martinez dal titolo Piedad. Mai più attuale fu questa scultura dell’artista, ispirata alla “Pietà Rondanini” di Michelangelo, custodita a Milano nel Castello Sforzesco. Il Cristo della Martinez è schiacciato contro il corpo della Vergine quasi a formare un tutt’uno. I due sono uniti in un abbraccio, che non riesce però a sorreggere il corpo del Cristo che sembra scivolare via inerme. Ai piedi della Vergine ci sono dei pianeti – sfere per contenere il dolore, ancore di salvezza.
David (Delicate Shades), l’opera di Daniele Fortuna presentata da Deodato Arte, è un manufatto artistico di tipo fortemente innovativo, che mixa la tecnica della scultura classica con le nuove tecnologie digitali. Questo tipo di lavori sono stati chiamati Phygital, per intendere il connubio fisico-digitale che, nel caso specifico, prevede l’inserimento di un monitor di design all’interno della classicheggiante scultura in legno, enfatizzando quel ponte tra passato e presente che caratterizza il contemporaneo più avanzato.
La Galleria Verosa ci propone il sempre verde Ballon Dog di Jeff Koons. I suoi lavori hanno forme morbide dai colori accesi e sono incentrati sul tentativo di annullare il divario tra la cultura alta e quella popolare. Le opere di Koons sono il simbolo delle nuove icone del contemporaneo: seducenti, giocosi e apparentemente semplici, sono in realtà lavori con un forte sottofondo concettuale, che nella mimesi tra i materiali, i contesti e i differenti piani di interpretazione, ci portano a riflettere sull’ambiguità del contemporaneo.
Angela Trapani presenta ai Magazzini dell’Arte Contemporanea Mare Nostrum, una semisfera in polimeri, spago, gesso e acrilici, ricorrente nel lavoro dell’artista i rimandi al suo amore per le terre bagnate dal Mediterraneo. Le sue opere rimandano alle forme del cosmo e a quelle della natura, con un occhio anche alle forme basilari delle architetture arabe e della sua terra, la Sicilia.
Stifano Project mette in mostra la scultura in marmo di Carrara Anima di Emanuele Stifano, autore anche della controversa e criticatissima Spigolatrice di Sapri, al centro di polemiche perché definita troppo sessualizzata. In quest’opera, invece, l’artista mostra la sua maestria con rara delicatezza, mostrando un fanciullo nell’atto di proiettarsi, poeticamente, verso il cielo. Scultore classico e dal grande mestiere, Stifano lavora con meticolosità su forme classiche, con riferimenti simbolici a grandi temi spirituali.
Marco Lodola è l’autore di un’opera che, con il linguaggio pop tipico dell’artista, mescola fisicità e media digitale, immaginario reale ed estetica pop, rimandi alla memoria storica e anticipazioni del futuro. Un televisore dall’estetica tipicamente anni Cinquanta, ma riletto nel classico stile pop e luminoso dell’artista, trasmette infatti un video, che è in realtà un’opera NFT, che ripercorre un immaginario viaggio in Lambretta di una coppia di innamorati lungo un lungomare italiano. Nel corso del viaggio, la coppia si imbatte alternativamente in paesaggi reali contaminati da auto e altri elementi disegnati dall’artista. Un incontro immaginifico che ci fa volare con la fantasia. Particolare degno di interesse, è il primo NFT dell’artista, esposto in esclusiva in anteprima a Milano Scultura.
Dado Schapira + Simone Chiapasco sono presentati dalla galleria Independent Artist. Il rapporto tra la struttura di base, dai rimandi fortemente architettonici, il metallo da cui è composta e la dinamicità e la leggerezza del filo che sembra soreggerla – elemento da sempre utilizzato da Schapira nelle sue installazioni – crea una tensione formale e concettuale di grande potenza formale. L’opera presentata a Milano Scultura ci parla di tensioni sottili, di legami, di equilibri sottili e invisibili. Le opere create a quattro mani da due artisti, entrambi già con ottimi percorsi alle spalle e dotati di linguaggi differenti ma fortemente riconoscibili, sono un buon esempio di proficua collaborazione d’artista.
Nella sezione “Out Of Limits” appare irrinunciabile la “Merda d’Artista” di Giuseppe Veneziano, scultura nata da un precedente quadro dell’artista siciliano, che vedeva sempre la figura di Maurizio Cattelan emergere da un water d’oro, riferimento alla sua celebre scultura “America”. Già presentata anche a Pietrasanta nella sua grande personale del 2021, la scultura di Veneziano è un cortocircuito mentale e visivo che mescola riferimenti alla storia delle avanguardie e al suo riferimento con la scatologia, dalla merda d’artista di Manzoni all’oirinatoio di Duchamp, fino naturalmente a Cattelan. L’ironia corrosiva di Veneziano, mista a un linguaggio inconfondibile che ne ha fatto un esponente di punta del neopop italiano, è pungente, raffinata, ironica e mai banale.
Ancora in “Out Of Limits” incontriamo l’opera Moai di Urban Solid, uno dei gruppi più famosi dell’arte pubblica italiana, che dissemina da molti anni le sue opere scultoree in giro per le città italiane (celebri, ad esempio, i loro Adamo ed Eva, anche vestiti da supereroi, moderni “guardiani” della città che sembrano spuntare dai muri urbani, i loro cervelli “attivi”, simboli delle reti neuronali e digitali sempre attive, e anche le orecchie che spuntano dai muri, simboli dell’eccessivo controllo esercitato sugli individui). La scultura presentata a Milano, Moai, ripropone le tipiche statue dell’isola di Pasqua, colorate e imbrattate come i muri o come i monumenti delle nostre città, acquisendo così un nuovo significato antropologico. Attraverso la vandalizzazione, il Moai, simbolo di una civiltà che ha distrutto il suo ecosistema, viene alterato nei suoi significati, sfigurato, sporcato e uniformato al nuovo ambiente urbano che lo ospita.
In “Limited” incontriamo invece un’opera tipica della produzione di Jorgelina Alessandrelli, artista monzese che lavora con materiali flessibili dalla forte seduzione tattile, come tessuti, fili, carte. Le sculture, dalla forma quasi organica della Alessandrelli, rimandano sempre alla malleabilità, alla complessità e alla vulnerabilità del mondo naturale, e al suo rapporto con la forma e con lo spazio. “La mia arte”, dice l’artista, “riflette sulla natura e indaga l’esistenza umana come parte di essa, esplorando i concetti di fragilità, mutazione ed equilibrio.”
Infine, segnaliamo un lavoro che non è parte della sezione principale, dello spazio dedicato alle performance:
Giovanna Lacedra, con “What is Love?”, si ispira a una frase di Hermann Hesse: “If I know what love is, it is because of you.” (Se so cos’è l’amore è grazie a te). La performer affronta anche in questo lavoro il difficile rapporto delle donne con l’altro sesso, con l’amore, con l’affettività, dal punto di vista dei mascheramenti che l’uomo spesso mette in scena per mascherare gli effetti perversi di relazioni malate e distorte in cui l’uomo troppe volte usa violenza e crea con la donna un rapporto di sottomissione e di abuso. Violenze, abusi, oltraggi e torture psicologiche subite dalle donne nel corso di relazioni malate e distorte sono il tema principale di questa dura ma coinvolgente performance. Le protagoniste di questo lavoro sono donne sfilacciate, azzerate, plagiate. Perché gli uomini che le insultano, le picchiano, le deridono sono gli stessi che prima di tutta questa violenza avevano sussurrato loro: “If I know what love is, it is because of you.”
Photo Credits: Milano Scultura