René Mayer, artista svizzero attivo dalla sua prima mostra nel 1972, è conosciuto per la sua pittura astratta e sperimentale. SAB – Spazio Arte Bubbio ospita sino al 18 agosto la sua mostra “Mutazioni furtive“, curata da Luca Beatrice, che si è occupato anche del testo critico. Questa esposizione raccoglie trenta delle sue opere più recenti.
Le opere di Mayer sono realizzate con una perizia artigianale che si rivela nelle tecniche adottate per la preparazione del supporto e l’applicazione del colore. Utilizzando telai in legno, tessuti e vernici acriliche mescolate con pigmenti in polvere, Mayer crea le sue opere strato dopo strato.
Un elemento distintivo della serie “Mutazioni furtive” è l’uso di fiches di plastica dei casinò. Questi piccoli oggetti rotondi sono ripetuti in maniera seriale e posizionati con precisione millimetrica sulla tela. Secondo Mayer, le fiches simboleggiano “l’irresponsabilità della nostra civiltà. Giochiamo con la terra come se fosse un casinò, ma in questo gioco siamo perdenti”. Questa metafora evidenzia la critica dell’artista verso il comportamento umano nei confronti dell’ambiente, un tema centrale nella sua riflessione artistica.
La pittura di Mayer, sebbene astratta, è profondamente radicata nella realtà contemporanea. L’artista utilizza il colore e la composizione per creare opere che appaiono luminose e piacevoli, ma che al tempo stesso invitano l’osservatore a riflettere su questioni etiche e ambientali.
In apparenza, il lavoro di Mayer potrebbe sembrare semplicemente decorativo, ma un’osservazione più attenta rivela un messaggio più profondo. L’artista ci chiama a una maggiore consapevolezza e responsabilità, utilizzando l’arte come mezzo per affrontare temi complessi in modo sottile ma efficace. Le sue opere, infatti, rappresentano una sorta di protesta silenziosa, un invito a guardare oltre la superficie e a considerare le conseguenze delle nostre azioni quotidiane.