Quali lezioni si possono trarre dall’edizione 2024 di Art Basel Miami Beach? Sicuramente, un approccio maturo e consapevole da parte dei rivenditori d’arte. In uno scenario che vede i galleristi sempre più consapevoli della necessità di adeguare non solo le proprie aspettative ma anche le spese, l’edizione di quest’anno ha saputo offrire un panorama illuminante.
Le bougainvillee in fiore, la brezza oceanica e i deal miliardari sono un punto fisso, come lo è il traffico incessante sulla Biscayne Bay. Ma quest’anno, l’intensità delle transazioni e delle feste sembrava decisamente ridimensionata. Basti pensare che la prestigiosa Sprüth Magers, dopo aver registrato nove vendite il primo giorno, non ha venduto nulla durante il secondo.
Di fronte a tale cambiamento di marcia, è inevitabile chiedersi: dove erano tutti? Un’occhiata alle sale desolate del Soho Beach House o alla quiete dello spazio espositivo del White Cube lascia intendere che molte delle consuete presenze avevano disertato. Ma non tutto è perduto: se da un lato l’atmosfera generale del fair risultava sicuramente più raccolta, dall’altro il calo dell’effervescenza ha permesso di concentrarsi maggiormente sull’arte.
Nello stand di Sprüth Magers spiccavano, ad esempio, un paio di opere di grande valore firmate da John Baldessari e Richard Artschwager. Vendute in pre-fair a $325,000 e $425,000 rispettivamente, queste opere rappresentano un punto di equilibrio ottimale nel mercato dell’arte contemporanea.
Tuttavia, non tutto è andato liscio come l’olio. La scarsa partecipazione alle feste e la concorrenza con eventi privati potrebbero aver influito sulla traiettoria di vendita di alcune gallerie. Ma ancora una volta, l’approccio non è stato di disperazione, ma di adeguamento, come suggerito dal cambiamento strategico operato dai galleristi dell’acclamato White Cube.
Oltre a questo, un altro aspetto interessante da segnalare è la tendenza all’autoregolazione del mercato dell’arte manifestatasi durante l’evento. Nonostante il grande afflusso di vendite, infatti, molti galleristi hanno dimostrato una maggiore prudenza nel gestire le aspettative, consapevoli del fatto che i collezionisti possono facilmente annullare le vendite.
Un esempio lampante riguarda il caso del dipinto di Gerhard Richter, valutato $27 milioni dalla Helly Nahmad Gallery, che non ha ancora trovato acquirente. Posseduta precedentemente dal magnate taiwanese Pierre Chen, l’opera era stata acquistata all’asta per $11,6 milioni nel 2011 per poi essere rivenduta a $25,5 milioni nel 2022. Ora, sembra che il proprietario sia disposto a prendere in considerazione persino una perdita pur di vendere il dipinto.
Insomma, alla luce del contesto incerto e mutevole, quello che emerge da Art Basel Miami Beach è un panorama dell’arte in costante evoluzione. Se da un lato si assiste a una certa ritenuta nel mettere in atto strategie tradizionali di vendita, dall’altro c’è un consolidamento di una consapevolezza più matura del mercato dell’arte. E, come sempre, le opere e gli artisti sono al centro di tutto.