Nei resti di una Domus Romana, dalla cenere alla luce: la storia dell’ex schiavo Ledeltius

Nei resti di una dimora aristocratica a Populonia, risalente al primo secolo a.C. e distrutta da un tragico incendio, si nasconde la straordinaria storia di Ledeltius, un ex schiavo che conquistò la propria libertà grazie all’istruzione. Sotto strati di cenere e detriti, ricercatori e archeologi hanno portato alla luce reperti incredibilmente conservati: stili utilizzati per scrittura su tavolette cerate, un calamaio in ceramica a vernice nera con inciso il nome “Ledeltius”, e un frammento di una bambola di ceramica ritenuta di proprietà della figlia del padrone di casa.

Dalla casa del suo dominus, un personaggio politico di primaria importanza nell’epoca romano-repubblicana, Ledeltius, grazie alla sua dote di contabile e pedagogo, riuscì a conquistare la stima e l’affetto al punto da ottenere la libertà. Queste date corroborate dal ritrovamento e accurata analisi del suo calamaio in ceramica nera eseguita dal dottor Stefano Camporeale dell’Università di Siena e dalla dott.ssa Marta Coccoluto, responsabile del Parco archeologico di Baratti e Populonia.

Molti dettagli della vita di Ledeltius sono ancora avvolti nel mistero. Gli esperti ritengono abbastanza plausibile che Ledeltius sia passato dal mercato degli schiavi dell’Egeo, un luogo tristemente celebre in cui individui ridotti in schiavitù ricevevano un nuovo nome di origine greca. In qualche modo, Ledeltius raggiunse l’Italia e la città di Populonia, ma se sia stato purché già istruito ed educato, o se abbia acquisito queste competenze successivamente, resta incerto. Certamente, la figura di un contabile e precettore era di fondamentale importanza per una domus dell’epoca, centre del potere clientelare del proprietario.

Il reperto del calamaio, svela un particolare prezioso della vita quotidiana dell’epoca. Il nome del liberto inciso: Ledeltius, probabilmente l’abbreviazione latinizzata di un nome greco, suggerisce un chiaro presagio: Ledeltius era al servizio della famiglia nei suoi compiti di contabile e segretario, ma non era solo uno schiavo. Avere il proprio nome inciso su un oggetto personale, come un calamaio, indica una certa dignità sociale e un segno di rispetto.

Molte delle questioni chiave sulla vita e sul ruolo di Ledeltius nella domus rimangono aperte. Tra queste, l’identità del padrone di casa, presumibilmente uno dei politici più influenti dell’epoca. Le ipotesi ancora da confermare lo indicano come un magistrato di prim’ordine.

Sono ancora in attesa di analisi e classificazione numerosi reperti, rinvenuti nelle ricche stanze della domus, tra cui mosaici, resti delle terme private, e sale per banchetti. Forse, da questi, verranno alla luce nuovi tasselli della intrigante storia del liberto Ledeltius.

L’area degli scavi è aperta al pubblico e i reperti sono proposti in anteprima durante gli incontri di “Gli archeologi raccontano”, garantendo a tutti noi un ingresso privilegiato nel mistero e nella bellezza dell’antica storia romana. Ulteriore eccitante prova che ogni scoperta ha il potere di rivelare, letteralmente, interi mondi sepolti e dimenticati, riportandoli in vita. Come la storia dell’ex schiavo Ledeltius, custodita nelle ceneri di una domus distrutta, che decenni di ricerca e dedizione hanno permesso di raccontare.

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