I sogni rappresentano una delle ultime parti di noi a essere rimaste intime e, come sostiene Giancarlo Grossi in La notte dei simulacri (Johan & Levi, 2012), “racchiusi nel segreto del vissuto individuale, queste visioni presentano la paradossale condizioni di essere invisibili”. I sogni, pur essendo qualcosa di invisibile e insondabile, emergono e ci suggestionano con il loro potere immaginativo. Nel contemporaneo, questa esperienza personale, che è anche una forma di creazione fortemente allusiva ed evocativa, ha iniziato a essere esteriorizzata e fruita collettivamente, grazie soprattutto agli sviluppi dell’immersività. È questo il caso di Onirica (), installazione audiovisiva realizzata dallo studio artistico multidisciplinare fuse*.
Lo studio è partito da un database di 28.748 sogni contenuti in due banche dati, aventi sede una presso l’Università di Bologna e l’altra presso l’Università della California di Santa Cruz. Sulla base di alcuni parametri, quali la ricchezza di elementi visivi, il livello di coinvolgimento nella narrazione, la presenza di temi coinvolgenti e di visioni irrealistiche, sono stati opzionati dal dataset dell’Università di Bologna trenta sogni. Affiancato dai ricercatori, fuse* ha elaborato i dati raccolti trasformandoli in elementi prima narrativi e, successivamente, visivi, da proiettare su schermi a tutta parete. Con l’ausilio di un modello generativo che sfrutta le reti neurali hanno così preso vita personaggi, oggetti e luoghi tratti dai sogni.
Le trame dei sogni fluiscono una nell’altra, dopo essere state rielaborate e poste in relazione sulla base delle loro affinità tramite un sistema di Machine Learning. Così facendo, si intende sancire la collaborazione tra intelligenza umana (e onirica) e intelligenza artificiale e proporre delle riflessioni sul rapporto tra uomo e macchina, tra creatore e strumento, sondando al contempo potenzialità e limiti di tale dipendenza. Nella sua partitura, Onirica () intende restituire la fluidità e la mutevolezza della nostra attività onirica e richiamare l’alternanza delle fasi del sonno notturno. La transizione da un ciclo all’altro è resa possibile dai cosiddetti ponti (realizzati a partire dal materiale proveniente dall’Università della California), che permettono di visualizzare i passaggi di fase.
La componente visiva viene amplificata da un’atmosfera sonora che prevede l’alternarsi di crescendo e decrescendo e di tre momenti musicali, interpretazioni del sonno NREM, del sonno REM e del momento di transizioni tra cicli. A ciò si aggiungono delle voci – anch’esse generate artificialmente –, che accompagnano il visitatore nel viaggio attraverso i sogni e un avvicendarsi di un chiacchiericcio sognante e narrazioni alterate da esitazioni, balbettii, ripetizioni e frasi sconnesse.
La disposizione spaziale dell’installazione prevede che questa vada ad attorniare lo spettatore, posto di fronte a uno schermo centrale, su cui si susseguono senza sosta le immagini, e affiancato da supporti laterali sui quali fluisce un contenuto testuale, che restituisce così la vastità degli archivi di sogni e l’affollamento di parole proprio dello stato onirico. Il progetto si può ormai definire a pieno titolo itinerante, dal momento che è stato presentato tra l’agosto e il settembre del 2023 all’INOTA Festival, a Várpalota (Ungheria), successivamente è stato esposto in una mostra personale di fuse* presso la Fondazione Alberto Peruzzo di Padova (16 settembre-15 ottobre 2023), per poi raggiungere Taiwan (07-12 novembre 2023, Taiwan Creative Content Fest), Taipei (27 gennaio-12 maggio 2024, Hello, Human! presso MoCA Taipei) e Mieres, in Spagna (23 maggio-28 luglio 2024, Centro Cultural Pozu Santa Bárbara). Al momento, e fino al primo di settembre, è possibile fare esperienza di Onirica () presso l’Espacio Fundación Telefónica di Madrid, in occasione della mostra Ventanas al futuro.
Per di più, fuse* ha recentemente reso noto un inedito capitolo del progetto, presentando una performance che apre così a una nuova dimensione, fisica e corporea, della riflessione sul sonno e i sogni e sul rapporto tra umano e macchinico.
Per la coreografia, Diego Tortelli ha tratto spunto dalle parasonnie e dai fenomeni corporei involontari che hanno luogo durante il sonno, oltre che dalla straniante percezione dei nostri movimenti durante i sogni: il corpo del performer va così a frammentarsi in movimenti frenetici e spasmodici, alternati a flussi lenti. L’interazione di tali movimenti corporei con i testi dei sogni e il sottofondo musicale vanno a costituire in tempo reale una sequenza cinematografica, di cui osservare il progressivo svelarsi.
Questo ultimo tassello rende l’esperienza un’opera d’arte totale, che trae forza anche dall’essere esposta in contesti geografici e culturali differenti, diventando pertanto un progetto collettivo, così come è collettiva l’attività onirica.
Dagli studi condotti dalle università coinvolte nel progetto, difatti, è emerso che nel processo di analisi dei sogni le differenze individuali appaiono molto meno rilevanti di quanto si creda e temi e visioni sono assai ricorrenti. Onirica () rende possibile convogliare l’inconscio individuale del sogno, canonicamente considerato privato ed esclusivo, in uno collettivo e immergersi in quest’ultimo.