Open House: gli atelier di Casa degli Artisti aperti al pubblico per 6 giorni

A Milano, la Casa degli Artisti si prepara a trasformarsi in un microcosmo creativo con una serie di eventi che, dal 10 al 15 settembre 2024, aprono al pubblico gli atelier dei residenti. Questa iniziativa, che va oltre il semplice concetto di mostra, rappresenta un’occasione per interrogarsi sul significato dell’arte oggi e sulle sue molteplici modalità di espressione.

La mostra “La memoria delle cose” di Luca Coser rappresenta l’inizio di questo viaggio, proponendo un polittico di cinque tele che non si limita a essere un omaggio ai suoi riferimenti culturali, ma si trasforma in una superficie specchiante di memorie frammentate e ambigue, riflessi di una realtà sfuggente e mutevole. Questa frammentarietà si estende e si arricchisce attraverso la performance sonora di Dario Buccino, che amplifica l’intensità percettiva e crea un legame tra corpo, spazio e suono, unendo fisicità e astrazione in un’esperienza totalizzante.

Proseguendo lungo il percorso, il progetto “Bancadati” di Martina Mura approfondisce il rapporto tra natura e cultura, tra urbano e rurale, utilizzando il seme come metafora di rigenerazione e memoria. L’artista invita il pubblico a riflettere sulla biodiversità come elemento fondamentale per una nuova lettura del territorio, proponendo un’arte che diventa strumento di consapevolezza e trasformazione.

Questa stessa idea di esplorazione delle soglie invisibili tra mondi diversi anima l’installazione di Roberto Rup Paolini, che con il suo lavoro sul dormiveglia ci porta a confrontarci con l’indefinito, con quel momento sospeso tra sonno e veglia dove la realtà si mescola con il sogno, creando un luogo di interrogazione e introspezione profonda.

La fluidità come condizione permanente del contemporaneo è ulteriormente sviluppata da Isabella Nazzarri e Anna Caruso nel loro progetto “Paesaggi Liquidi”, dove la memoria diventa un flusso costante di immagini, appunti, gesti e movimenti, una ricerca artistica che non si chiude in una definizione rigida ma rimane aperta e dinamica, pronta a mutare e a evolversi.

In questo contesto, l’intervento di Margherita Morgantin nell’atelier intitolato a Hidetoshi Nagasawa aggiunge una dimensione nuova al tema del viaggio, interpretato non solo come spostamento fisico ma come percorso interiore e riflessione sul tempo. La sua installazione, fatta di elementi raccolti lungo le linee ferroviarie, dialoga con l’ambiente circostante e invita lo spettatore a rallentare, osservare, sentire i segnali del paesaggio come parte di un linguaggio più vasto e complesso.

Il progetto “Under the 2nd Floor” porta in scena una fusione tra arte urbana e musica, rappresentando una forma di narrazione collettiva che si sviluppa in uno spazio fluido, in un happening che unisce passato e presente, memoria e attualità, creando un ponte tra generazioni e culture diverse.

Infine, la performance di Gino Lucente con il gruppo King Tongue chiude l’evento con una nota di sperimentazione sonora e visiva, dimostrando come l’arte possa superare i confini tra generi e media, e come ogni linguaggio espressivo possa arricchire l’altro in un processo continuo di creazione e trasformazione.

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