Ozmo: “L’orsa con l’aureola? Un problema politico, non una santificazione”

Nei giorni scorsi, una nuova opera di Ozmo, uno tra i più noti urban artist italiani, da anni residente a Parigi, è apparsa nel passaggio sotterraneo di via Anna Maestri a Trento per omaggiare l’orsa Kj1, uccisa martedì 30 luglio dopo essere stata individuata dagli uomini del Corpo forestale. L’abbattimento dell’orsa è stato deciso perché considerata pericolosa secondo la scala del PACOBACE (Piano d’Azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali) in seguito all’ultima aggressione dell’orsa subita da un turista francese lo scorso 16 luglio sopra il comune Dro.

Ma torniamo all’opera. Cosa rappresenta? Al centro c’è un’orsa, seduta su un sentiero in mezzo a un bosco, con un’aureola sulla testa e un cartello in mano con su scritto: “Siamo bestie”. Con quest’opera, ha spiegato l’artista, “vorrei riflettere sulle contraddizioni nella nostra percezione degli animali selvaggi. Credo che l’arte non deve solo essere carina o consolatoria o decorativa, ma deve anche provocare e stimolare una riflessione che porti ad un cambiamento in meglio. Dovremmo interrogarci”, ha continuato Ozmo, “se l’emergenza rappresentata dalla fauna selvatica in Italia sia risolvibile con l’abbattimento o se esistono modi più strategici e lungimiranti per affrontarla”.

Una denuncia, dunque, contro quella “cultura dell’emergenza” che porta a voler risolvere i problemi solo una volta che diventano esplosivi, senza alcuna capacità di pianificazione e di ragionamento a lungo termine. Una presa di posizione che però non ha lasciato indifferenti gli abitanti del territorio: moltissime le prese di posizione, pro e contro, i commenti sui social, e c’è anche chi si è rivolto direttamente allo street artist per argomentare, spiegare le proprie posizioni, in alcuni casi anche contestare il lavoro: e l’artista ha risposto, con pacatezza e senza voler far polemiche, ma cercando di far capire il proprio punto di vista su un argomento che oggi è sentito come molto scottante.

Ritratto di Ozmo

Ci siamo fatti raccontare da Ozmo come nasce l’installazione e da cosa nasce questo suo nuovo intervento urbano.

Ozmo, ci racconti com’è nata quest’opera?

Come ogni mia opera, cerco di non schierarmi apertamente e di non prendere una posizione moralista o accusatoria, ma di lasciare che ognuno vi si rispecchi.

Questo lavoro ha un impatto visivo molto forte. Ci sono state reazione da parte degli abitanti del Trentino?

Certo, il lavoro è di grande impatto nonostante io abbia cercato di realizzarlo con una certa delicatezza, una certa poesia. Il fatto è che questo lavoro non vuole tanto celebrare l’orsa uccisa, ma quello che la sua uccisione ha rappresentato. È un fallimento da entrambi i lati. In Trentino la gente è molto preoccupata e la situazione è critica. Le persone non vanno più nei boschi per paura. Ma è chiaro che l’emergenza andava gestita prima che esplodesse e le uccisioni “mirate” dimostrano l’incapacità di gestirla.

Ricordiamo il tragico incidente in cui Andrea Papi ha perso la vita, sbranato dall’orsa Jj4. Non temi che l’aureola che circonda il capo dell’orsa possa riaprire delle ferite all’interno della comunità locale?

La storia di Andrea Papi è veramente una tragedia. Nonostante questo, esiste un problema di chi deve gestire un’emergenza, e questa responsabilità ce l’ha l’uomo, non gli animali. C’è una parte debole e una forte, e noi in generale siamo quelli forti in quanto esseri umani che possono emettere leggi e gestire il territorio.

Questi “incontri” tra gli animali e l’uomo sono un problema più comune di quanto si possa immaginare, basti pensare ai cinghiali tra le vie di varie città italiane come Roma, per esempio. Ed è un problema che da diverso tempo viene discusso. Ovviamente l’abbattimento non è la soluzione, ma come si può risolvere, a parer tuo, questo difficilissimo tema?

Serve una risposta consapevole da parte del governo e dello Stato. Cambiare le leggi, informare, gestire l’emergenza. È lo stesso problema che si è verificato coi lupi: prima ci si lamentava per l’estinzione, ora sono un problema per gli altri animali e per l’uomo. Io sono toscano: nella mia terra è pieno di cinghiali, anche loro caricano quando hanno i piccoli, ma il problema va gestito alla fonte, non con l’abbattimento dei singoli esemplari.

Quindi la tua è una denuncia politica

Sì, il problema è essenzialmente politico, e come tale va gestito. Io sto cercando di denunciare questa situazione, senza pretendere di cambiare le cose con i miei lavori, ma semplicemente di sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema enorme, pieno di sfaccettature. Non voglio colpevolizzare nessuno, quando un orso attacca, entrambi, sia gli animali che gli uomini, abbiamo tutti perso.

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