Fino all’8 settembre torna Panorama, lo speciale progetto del consorzio di gallerie ITALICS che, giunto al suo quarto anno, finalmente approda al Nord, nei territori del Monferrato. Con la curatela di Carlo Falciani, l’esposizione diffusa di arte antica, moderna e contemporanea si snoda nei paesi di Camagna, Vignale, Montemagno e Castagnole, e si ispira al celebre testo “La civil conversazione” (1574) del letterato piemontese alessandrino Stefano Guazzo (1530-1593) sull’importanza etica del colloquio.
Sono molteplici le conversazioni che ritroviamo nell’evento: innanzitutto, l’innesto tra i 4 borghi ospiti che invita il viaggiatore ad un metaforico percorso ascensionale attraverso dialoghi e contrasti famigliari, generazionali, sociali, comunitari e individuali. Chiaro e ben riuscito è l’intreccio delle opere selezionate dai galleristi e dagli artisti partecipanti che, non solo risulta pienamente coerente con lo sviluppo dell’idea del curatore, ma a sua volta diventa pezzo fondamentale del racconto, così come un paragrafo all’interno di un testo, o un capitolo per un volume. Le opere animano la narrazione, sono momenti indispensabili di svolgimento della trama da cui il pubblico non può esimersi per comprendere l’intera esposizione.
A Camagna, nell’ex cottolengo, il tema Lavoro e radici riflette sul rapporto tra dimensione agreste e dimensione industriale, tradizione e modernità. Qui i covoni scultorei immortalati da Lala Meredith-Vula (galleria Simóndi) – che ritroviamo sequenzializzati anche sulla viabilità principale del borgo – e la scatola “antropofona” di Shimabuku (galleria ZERO) raccontano della dualità dello sguardo tra centralità delle tradizioni d’origine e la disponibilità all’accoglienza di nuovi stimoli sconosciuti.
A Vignale, Ritratto e identità trovano l’apoteosi rappresentativa nella suggestiva cornice di Palazzo Callori dove, inebriati dall’intenso profumo delle disturbanti e controverse saponette di Elisabetta di Maggio (Studio Trisorio), si percorre la sfilata delle quinceaneras dell’artista cubana Susana Pilar (Galleria Continua e Collection Philippe Austruy, Commanderie de Peyrassol), intercettate da un inedito ritratto che racconta di un amore omosessuale perduto cinquecentesco (galleria Carlo Orsi). Infine, le maliziose gambe di Markus Schinwald (galleria Gió Marconi) ci ricordano che il ritratto, soprattutto nell’arte contemporanea, non sempre significa riprodurre le fattezze reali, bensì si può individuare una persona nell’espressione dei suoi pensieri e/o aspirazioni.
Montemagno e il suo castello sono la sede della tematica Caducità e morte, che dal punto di vista allestitivo, vede sicuramente le formule più stimolanti e alternative. Dal racconto della caduta epica di Latifa Echakhch (galleria kaufmann repetto) agli spiritelli “imbottigliati” di Marianne Vitale (galleria Doris Ghetta) – curiose comparse nelle segrete del castello – la fragilità e la precarietà della vita sono più che mai consapevolezze ineluttabili per lo spettatore. La riflessione è suggerita ancora di più dal sonoro della video-opera di Theaster Gates “Gone are the Days of Shelter and Martyr” (galleria Gagosian): il progressivo abbandono degli edifici culturalmente significativi, che cadono come corpi impotenti di fronte all’imperturbabilità dello spirito.
Ultima tappa del viaggio è il borgo di Castagnole, dove la Sacralità dell’arte, anche laica è espressa dalla rarefazione dei materiali a favore dei concetti puri di forma, colore, luce e suono. Nella casa della maestra, Maria Elisabetta Novello propone in chiave inconsueta il racconto dello scorrere del tempo servendosi della vita di un ulivo (Galleria Fumagalli), mentre all’ex asilo Regina Elena, il collettivo Invernomuto ci fa riflettere sullo spirito agreste di questi luoghi attraverso l’immagine di una pannocchia (galleria Pinksummer).
La scultura anti-form di Gió Pomodoro (Archivio Gió Pomodoro e galleria SECCI) ci introduce a quest’ultimo edificio che culmina con il pavimento specchiato e compromesso di Alfredo Pirri (Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea) che prolunga visivamente l’affaccio del loggiato sulla campagna monferrina.
In quest’edizione, più che mai, riemerge anche la dimensione “conversazionale” che è il cuore della relazione tra gallerista e artista. Un rapporto che va oltre la dimensione professionale: famigliare quando il gallerista diventa colui/colei che riesce a intravedere la luce, il guizzo artistico, accogliente quando cura e difende i propositi artistici del prescelto, dunque sacrale quando il rispetto e la fiducia fanno sì che le parole svaniscano a favore della contemplazione dell’operazione. Con il patrocinio di UNESCO, Ministero della Cultura, Regione Piemonte e il coordinamento territoriale di Alexala – Agenzia Turistica Locale della provincia di Alessandria ed Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, Panorama si conferma anche per il 2024 un’imprescindibile appuntamento settembrino.