Premio Lissone Design 2024. Un inno all’Abitare la città

“Abitare è essere ovunque a casa propria” diceva Ugo La Pietra nel famoso film del ’77 Riappropriazione della città, presentato al Centre Pompidou di Parigi nello stesso anno. L’artista sperimentava soluzioni per riappropriarsi della città con operazioni comportamentali e mentali. Si trattava di interventi che miravano a trasformare spazi urbani in spazi abitativi personali, assottigliando il confine tra pubblico e privato. Prima di lui anche Walter Benjamin ne I passages di Parigi sosteneva che “abitare significa lasciare tracce”.

Il MAC per il Premio Lissone Design 2024, porta avanti lo stesso principio con l’esposizione dal titolo “Abitare la città”. Curata da Matteo Ghidoni e visitabile fino al 6 ottobre 2024, la mostra si inserisce nel più ampio approfondimento sul tema della legalità, portato avanti nel corso dell’anno dalla città di Lissone. Ma c’è di più. Per la prima volta nella storia del Premio, le opere progettate da importanti designer europei, prendono possesso degli spazi pubblici. Per le strade adiacenti al museo possiamo infatti imbatterci nelle opere dell’architetto francese Jean-Benoît Vétillard, dello studio di architettura svizzero KOSMOS, di quello italiano BB, ma anche di quello norvegese/colombiano LCLA OFFICE, di Nuno Melo Sousa dal Portogallo, del fotografo Louis De Belle, del brand italiano NM3 e dell’architetta tedesca Johanna Meyer-Grohbrügge.

In questo modo il legame tra città e design diventa oltre che assolutamente tangibile anche funzionale. Le opere, come d’altronde ogni pezzo di design, hanno uno scopo pratico e invitano il cittadino al loro utilizzo.

Gymnasium per esempio, dello studio d’architettura BB, è un’installazione composta da attrezzi per la ginnastica all’aperto, quelli che solitamente troviamo nei parchi. Installata permanentemente nello spazio pubblico lissonese, è una struttura inclusiva, adatta a tutti, con l’obiettivo di contrastare la cultura della palestra legata alla mascolinità tossica, alimentata dai social. In Gymnasium è centrale la questione del benessere del corpo, attraverso un linguaggio che si apre però all’inclusione della diversità. 

Affascinante è L’attesa, opera di Jean- Benoît Vétillard che senza dubbio suscita una serie di interrogativi tra i pendolari. Si, proprio tra i pendolari, perché è stata esposta su uno dei due binari della stazione antistante al museo, sottolineando l’inevitabile legame tra le due strutture.
Cos’è questo anello? Perché è qui? Sono sicuramente tra le domande che chiunque in attesa di un treno, si sarà posto nel trovare in stazione questa strana struttura mai vista prima.

È proprio la curiosità che nasce tra i passanti uno dei punti di forza dell’opera. Informarsi di che cosa si tratta è il passo successivo che infine li porterà al MAC. Vétillard opera quindi anche su un altro livello, quello cioè dell’attrazione dei cittadini verso il museo del loro territorio. Tanto è vero che, lo scopo della mostra, oltre a quello di rafforzare il senso di comunità dei cittadini verso i luoghi pubblici, è anche quello di avvicinarli al museo. Coltivare il senso di appartenenza del singolo individuo verso la propria città e la cultura che ospita, è infatti uno degli obiettivi comuni tra tutti i progetti qui esposti.

Nello specifico per L’attesa, si tratta di un anello luminoso composto da 24 segmenti in alluminio spazzolato, posizionato all’interno di una sorta di finestra circolare dello stesso diametro dell’installazione. Il team di progetto ha dichiarato nella descrizione del pezzo “[…] Guardare il tempo che passa. Mandare un messaggio alla persona amata. Mandare un messaggio agli amici. Mandare un messaggio alla famiglia. Pensare a quello che vi sta succedendo. Godersi l’attesa. Godersi il viaggio.” 

Tra le opere in mostra non si può non citare anche Lissone Music Light di Meyer – Grohbrügge. Nel suo lavoro il riferimento a Ugo La Pietra è evidente oltre che dichiarato dalla stessa artista. Per il Premio Lissone Design 2024 ha progettato col suo team, un dispositivo che permette a chiunque di condividere la propria musica, attraverso la connessione Bluetooth. Seppur semplice all’apparenza, il dispositivo ragiona sulla profonda condizione d’isolamento diffusissima oggigiorno e interiorizzata come normale.

Le persone in cui ci imbattiamo per strada vivono, nessuna esclusa, nella propria bolla privata, alimentata da telefoni cellulari e cuffiette che li separano dal mondo esterno. 40 anni dopo le Attrezzature Urbane per la Collettività di La Pietra, in questo progetto la musica diventa mezzo di connessione invece che di separazione. Dal momento romantico con il proprio amante alla festa piccola o grande che sia o semplicemente alla riproduzione della propria canzone preferita, Lissone Music Light ma in generale questo tipo di tecnologia, sfrutta il potere della musica per costruire legami invece che innalzare barriere

Senza dubbio l’appropriazione della città è un’operazione coraggiosa. Anche se negli anni settanta sarebbe stata all’ordine del giorno, oggi per un museo italiano è sicuramente considerata una svolta verso la sperimentazione, soprattutto se teniamo presente che si si tratta di un museo e di una città di dimensioni relativamente modeste e di una cittadina di provincia. Per questo motivo è indubbiamente notevole la spinta verso la modernità che la curatela ha deciso di adottare.  

A questo punto è lecita la domanda cosa è stato pensato per essere esposto al MAC, essendo le opere parte integrante della città. Il piano interrato del museo ospita come di consueto, alcune creazioni dei vincitori del Premio Lissone Pittura nel corso degli anni. Il primo piano e il piano terra sono attualmente dedicati alla mostra personale di Cosimo Veneziano, Patrimonio dissidente, anch’essa aperta fino al 6 ottobre 2024. Il museo dedica invece il secondo piano, al Premio Lissone Design di quest’anno, esponendo i bozzetti e le fasi preparatorie dei progetti. 

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