Raiden Project #1 presenta l’esito della prima residenza senese di Colin Snapp con la mostra Western Monuments all’Orto Botanico dell’Università di Siena.
Uno scheletro di acciaio, cemento e vetro scandisce gli spazi del Tepidarium dell’Orto Botanico dell’Università di Siena. Un’ambiente caldo e umido ricreato per accogliere magnifiche piante tropicali, cactus e piante di Acacia, Eucalyptus, Passiflora capsularis, Hibiscus rosa-sinensis, in cui va in scena Western Monuments, la mostra di Colin Snapp (1982 Lopez Island, Washington) visitabile fino al 24 settembre, come esito della residenza di Riden Project. Se l’orto è un luogo iconico, con una lunga storia risalente circa all’ultimo ventennio del Cinquecento come “Giardino dei semplici” (di erbe medicinali), Riden Project è di recentissima fondazione.
Nasce nel 2019 da un’idea di Tommaso Foggini, Nicolas Martin e Filippo Pecora (provenienti da realtà professionali differenti), e si pone l’obiettivo di attivare un dialogo e consentire un viaggio (reale) attraverso l’arte contemporanea e i luoghi selezionati in cui ospitare gli artisti invitati. Il progetto prevede un periodo di residenza di sei settimane e una mostra con la presentazione dei lavori realizzati.
L’artista scelto per la prima edizione è l’americano Colin Snapp, le cui opere (fotografie, video e sculture) si collocano come disarmanti “monumenti” contemporanei all’interno della serra. La mostra è la conclusione della sua residenza senese (presso La Poderina) in cui ha lavorato (da settembre a ottobre 2020) partendo dalle sue immagini che ritraggono il territorio americano.
Porzioni di edifici e di paesaggi sono i soggetti della sua indagine che diventano otto opere scultoree e un video di 12 minuti. L’artista lavora attraverso un processo di stratificazione delle immagini stampandole e riproducendole nuovamente, dopo aver applicato filtri e lenti che ne distorcono la loro visione originaria. Un’operazione che simula lo sguardo dell’osservatore (e l’occhio metallico della fotocamera) che non è mai oggettivo e totale, ma che coglie solo porzioni di realtà.
Il video che da il titolo alla mostra (presentato in anteprima internazionale durante The Dreamers, Biennale di Belgrado 2021), implode con i suoi suoni sordi, mostrando i luoghi simbolo del consumismo globale come nuovi monumenti da glorificare. Il sonoro realizzato dall’artista Mauro Hertig fa da sfondo a un centro commerciale di Washington semivuoto, ripreso durante il periodo di emergenza pandemica del 2020. Un lavoro che nasce dalle suggestioni di un viaggio, in cui ritrova delle similitudini tra alcuni siti archeologici giordani e egiziani e i luoghi del consumo californiani.
Western Monuments è l’occasione per una riflessione intorno al ruolo della natura non univoca dell’atto del guardare. Un gesto naturale che diventa rappresentazione di una parziale visione del mondo amplificata nelle immagini di Snapp e mediata da filtri, che siano tecnici-tecnologici o umani (l’occhio). Attraverso il rituale del viaggio registra l’ambiente con le sue architetture (naturali o artificiali), per restituirlo allo spettatore sotto nuove forme.
Cover photo credits: Western Monuments, 2021. Concessione Colin Snapp & Raiden Project. Visione Espositiva, Giardino Botanico, Siena.