La mostra RETI 2024, allestita dall’Archivio Rachele Bianchi e da Isorropia Homegallery dall’8 novembre al 2 dicembre 2024, riunisce il lavoro di tre artisti contemporanei – Paolo Cancelliere, Luca Cecioni e Claudio Magrassi – in dialogo con le opere della scultrice milanese Rachele Bianchi. Questa esposizione collettiva, curata da Alessandra Redaelli, parte dal corpo femminile, nucleo centrale dell’indagine di Bianchi, e ne espande il significato in diverse direzioni.
Il corpo femminile è il centro della poetica di Rachele Bianchi. Le sue figure, scandite in forme morbide e rigorose, rimandano alla grande scultura del Novecento ma rivelano anche richiami alla statuaria antica. Le sue opere esplorano la donna come archetipo universale e personale, rivestendola di gusci, armature e architetture. Le superfici di queste sculture sono a volte incise da segni geometrici, altre avvolte in volute vegetali, altre ancora articolate in reti fluttuanti che riflettono la tensione tra protezione e vulnerabilità. Le figure femminili di Bianchi sono così tanto scudi quanto rifugi, estendendo il corpo a rappresentazioni simboliche e strutturali.
Luca Cecioni, con la serie VERTIGINE, esplora il corpo come un’entità incerta e in dissoluzione. Nelle sue tele, i corpi sembrano fluttuare nell’ambiente, lasciando solo sagome evanescenti, come ombre esposte a un cono di luce. La pittura di Cecioni, intrisa di riferimenti alla grande tradizione pittorica, dalle suggestioni barocche alle atmosfere del Novecento, esprime un senso di precarietà e smarrimento. I suoi personaggi, spesso immersi in interni instabili e destrutturati, raccontano un’umanità che si sente prigioniera, sperduta in uno spazio che minaccia di crollare. La sua è una pittura intensa, capace di oscillare tra il gesto vigoroso e il dettaglio preciso, evocando un mondo in bilico tra realtà e immaginazione.
Paolo Cancelliere, nella serie VAGANTI, destruttura il corpo in figure fluttuanti che abitano spazi altrettanto instabili. La sua pittura trae ispirazione dai mondi onirici di Hieronymus Bosch e dal Surrealismo, animando i suoi dipinti con danze di figure avvolte in gusci e baccelli. Cancelliere evoca scenari mitologici e biblici, con figure che si muovono in una ritualità criptica e affascinante. Un nastro bianco e rosso, simile a un segnale di pericolo, si intreccia tra i suoi personaggi, accentuando il contrasto tra il simbolico e l’onirico. Le sue opere sono abitazioni metaforiche e prigioni, spazi in cui il corpo diventa strumento per esplorare desideri e inquietudini.
Claudio Magrassi, infine, porta il corpo oltre i suoi confini fisici, espandendolo nello spazio come in uno scontro tra caos e ordine. La sua scultura Ecce Homo presenta un corpo frammentato, esposto nella sua cruda materialità, mentre Korpo 798 è un torso umano privato della testa, dotato di un solo braccio. La scultura di Magrassi si muove tra la vulnerabilità e la potenza fisica, esplorando il limite tra l’umano e il mostruoso. Con opere come Caniforme, una creatura a metà tra l’umano e l’insetto, Magrassi ci conduce in un territorio dove il riconoscibile si mescola con il perturbante, sfidando lo spettatore a confrontarsi con la propria ambiguità.
RETI 2024 è una mostra che invita a una riflessione sull’identità del corpo, sui confini tra intimità e esposizione, e sulla relazione tra l’individuale e il collettivo. Gli artisti, con linguaggi diversi ma convergenti, tracciano un percorso tra memoria e innovazione, esplorando il corpo come una rete di significati e tensioni che dialoga incessantemente con lo spazio che lo circonda.