Il PinchukArtCentre di Kiev riapre dopo 143 giorni con una mostra sulle barbarie russe subite in questi ultimi mesi di guerra
Quando la guerra arriva anche la cultura si ferma. E quando è il momento di opporre resistenza, si riparte anche dall’arte.
PinchukArtCentre è la storia di un museo che non ha ceduto alle barbarie e ha deciso invece di metterle in mostra.
Dopo 143 giorni di chiusura dettati dal conflitto che ancora oggi piega (ma non spezza) l’Ucraina, il museo fondato e di proprietà del magnate dell’acciaio Victor Pinchuk è ripartito il 17 luglio.
La mostra When Faith Moves Mountains al PinchukArtCentre
È ripartito con una mostra intitolata When Faith Moves Mountains.
Il percorso espositivo è composto da elementi della collezione del Museum of Contemporary Art Antwerp,M HKA, fondato dalla comunità fiamminga in Belgio.
M HKA era già impegnato nella scena artistica ucraina prima dell’invasione russa.
Tra le opere di artisti internazionali esposte vi sono Hüseyin Bahri Alptekin (Türkiye, 1957-2007), Francis Alÿs (Belgium, 1959), Babi Badalov (Azerbaijan, 1959), Jan Cox (Netherlands/Belgium, 1919-1980), Berlinde De Bruyckere (Belgium, 1964), Jan de Lauré (Belgium, 1978), Marlene Dumas (South Africa, 1953), Jan Fabre (Belgium, 1958), Sheela Gowda (India, 1957), Hiwa K (Irak, 1975), Barbara Kruger (United States, 1945), Mark Lewis (Canada, 1958), Kerry James Marshall (United States, 1955), Almagul Menlibayeva (Kazakhstan, 1969), Nastio Mosquito (Angola, 1981), Otobong Nkanga (Nigeria, 1974), ORLAN (France, 1947), Wilhelm Sasnal (Poland, 1972), Allan Sekula (United States, 1951-2013), Adrien Tirtiaux (Belgium, 1980) and Luc Tuymans (Belgium, 1958).
Di origine ucraina sono invece i lavori di Oleksandr Burlaka (1982), Oksana Chepelyk (1961), Danylo Galkin (1985), Nikita Kadan (1982), Alevtina Kakhidze (1973), Lesia Khomenko (1980), Kinder Album, Vlada Ralko (1969), Oleksii Sai (1975), Andriy Sagaidakovsky (1957), Yevhen Samborsky (1984), Anna Zvyagintseva (1986) and the group of Yarema Malashchuk (1993) and Roman Khimei (1992).
Le foto diventano immagine collettiva creata da fotografi che hanno preso parte a questi eventi e ne hanno raccolto le prove per documentare e registrare i crimini di guerra dei russi contro gli ucraini.
Il progetto inizialmente venne presentato a maggio con il nome Russian War Crimes, in parallelo a When Faith Moves Mountains, per poi essere uniti. Il successo catturato ai media ha portato il progetto in mostra al Quartier Generale della NATO e sarà presentata anche al Parlamento Europeo a settembre.
Queste immagini sono elemento di riflessione attraverso When Faith Moves Mountains. Questa inclusione deliberata si concentra sulla realtà, affrontandone l’urgenza e l’ineluttabilità.
Il PinchukArtCentre e il Museum of Contemporary Art Antwerp sposano entrambi la convinzione che l’arte debba potenziarsi per far sì che esista e interagisca con persone e contesti in cui ciò è più che mai necessario.